Il Vaticanese.it – La trasmissione di Fabio Fazio “Vieni via con me” sull’onda del notevole successo di ascolto, ha perso un’occasione di grande democrazia nel negare l’accesso ad alcuni gravi disabili che, afflitti da gravi sofferenze, intendevano parteciparvi per esprimere la loro voglia di vivere, in antitesi coi sostenitori del fine vita.
Tale gravissimo, inqualificabile veto, costituisce non solo un atto spocchioso di arroganza partigiana nei confronti di tali sfortunate persone, ma soprattutto lede gli articoli 3 e 21 dei diritti sanciti dalla Costituzione, che consente che tutti i cittadini abbiano la piena libertà di manifestare liberamente il proprio pensiero esprimendo, se del caso, anche il loro dissenso, gradito o meno che sia; violazione ancora più grave in quanto ci si è avvalsi della televisione di stato, che oltretutto è sostenuta dall’abbonamento annuale, imposto a tutti i cittadini, di cui i conduttori della trasmissione ne godono i benefici.
Non è, quindi, minimamente accettabile che un servizio pubblico disattenda le principali norme costituzionali, specialmente se esse vengono a ledere il principale diritto alla vita, ancor oggi indisponibile, incrinandone la valenza per il favor mortis, richiamando tristi episodi che hanno, com’è noto, creato polemiche a dismisura.
Imporre, dunque, subdolamente la tesi dell’eutanasia, rappresentando, a fortori, situazioni drammatiche, senza un riscontro a favore della vita, costituisce scelta ideologica personale, che un dipendente della Rai Tv di stato non può permettersi, proprio perché è vincolato a rispettare problematiche fondamentali coinvolgenti i diritti di ciascuno, concetti sempre ribaditi anche nelle mielate trasmissioni dello stesso conduttore in cui, per altri diritti meno importanti, ha sempre richiesto il rispetto per gli assenti.
Il conduttore negando così, tale partecipazione, invocata da molti, ha fatto malgoverno della trasmissione pubblica, pagata da tutti, adottando uno sprezzante altezzoso ulteriore diniego ancora più grave in quanto attuato da un giornalista affermato che, si è avvalso di un errato potere di libertà, che doveva essere censurato.
Non v’è dubbio, pertanto, che perseverando il divieto arbitrario ed irrispettoso si infrange la manifestazione del pensiero di alcuni, rispetto ad altri cittadini, cui invece è stato concesso il diritto di esporre le proprie idee, richiamandosi alle drammatiche vicende vissute, anche se di morte e non di vita, in aperta macroscopica violazione di una obbligatoria “par condicio” che non opera solo in politica, ma anche sugli argomenti fondamentali dei rapporti civili, che tutti dovrebbero rispettare, in quanto tutelati dalla carta costituzionale, di cui la vita è fondamentale principio
Giovanni Borrelli