Vaticano: segreto in mostra. Ai Capitolini le Carte dei Papi

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La Chiesa apre le porte alla sua storia più inedita.
L’Archivio Segreto Vaticano svela altri tre documenti che per la prima volta saranno esposti a febbraio ai Musei Capitolini nella mostra “Lux in Arcana”. Si tratta della Bolla “Ineffabilis Deus” di Pio IX del 1854 che proclama il Dogma dell’Immacolata Concezione, e della lettera che Bernadette scrisse a Pio IX il 17 dicembre del 1876 dal suo convento, mentre la sua salute già cagionevole andava peggiorando, annunciate in concomitanza con la Festa dell’Immacolata Concezione. A questi si aggiunge la preziosa pergamena del 1294 con cui il Sacro Collegio dei Cardinali annunciava all’eremita Pietro del Morrone la sua elezione a papa, il futuro Celestino V, svelata quest’ultima come in un “codice da Vinci” sul sito della mostra (www. luxinarcana. org).

Un piccolo grande tesoro che si va ad aggiungere al patrimonio di documenti segreti del Vaticano finora svelati ad arte, dal processo a Galileo annunciato a giugno alla Bolla di scomunica di Lutero rivelata a settembre scorso, che andranno a comporre un repertorio di cento pezzi selezionati tra quelli custoditi nel bunker sotterraneo dell’istituzione fondata nel 1612 da Paolo V. Un evento ideato in occasione proprio del IV Centenario dalla fondazione dell’Archivio Segreto Vaticano in collaborazione con Roma Capitale, l’Assessorato alla Cultura, la Sovraintendenza e Zètema Progetto Cultura.

Quello di Celestino V fu uno dei conclavi più controversi della storia della Chiesa, convocato e interrotto più volte, trascinando una “vacatio” della Sede Apostolica per ben ventisette mesi. Fino a quando i cardinali non trovarono una tregua alle loro rivalità, scegliendo l’anziano Pietro eremita sul monte Morrone in Abruzzo. La storia narra che furono quattro cardinali e due notai apostolici ad arrampicarsi sul monte per consegnare a Pietro la lettera, munita di undici sigilli in cera rossa, uno per ogni cardinale elettore. Datata all’11 luglio del 1294, questa lettera segna l’inizio della vicenda del “papa angelico” che compì il “gran rifiuto” evocato da Dante nel III Canto dell’Inferno: “Poscia ch’io v’ebbi alcun riconosciuto, vidi e conobbi l’ombra di colui che fece per viltade il gran rifiuto”. ”

Il 13 dicembre del 1294, infatti, Celestino V rinunciava al Papato  –  racconta l’archivista del Vaticano Pier Paolo Piergentili  –  preso atto della sua estraneità a quel mondo secolare. Celestino fu rasserenato dalle argomentazioni di diritto canonico fornitegli da Benedetto Caetani, il futuro Bonifacio VIII, che ammetteva la liceità dell’abdicazione nei casi di malattia o di età avanzata del papa regnante. Dopo alterne vicende Celestino fu arrestato proprio dal suo successore Bonifacio VIII, timoroso di un ripensamento. Il 19 maggio del 1296 moriva agli arresti in Castel Fumone presso Ferentino.

 

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