La speranza cristiana e l’annuncio della salvezza nascono nella vita quotidiana e sono possibili anche di fronte a smarrimenti, lotte e ansie di ogni giorno. Così il Papa celebrando la Messa nella Solennità dell’Annunciazione, nel Parco di Monza, con un milione di fedeli, in questa sua quarta tappa della visita a Milano. Francesco loda i carismi e i missionari delle terre ambrosiane che hanno generato nei secoli ricchezza per la vita della Chiesa e ai milanesi dice: non abbiate paura di abbracciare i confini e di ospitare le differenze.
Una folla sconfinata e in festa fatta di bandiere sventolanti e striscioni accoglie il Papa in uno dei più grandi parchi storici d’Europa per partecipare alla Messa, quarta tappa di questa densa visita nella diocesi milanese. Il giro in papamobile attraverso i vari settori dura più di mezz’ora e fino a quando Francesco non raggiunge l’altare, le grida di gioia non calano d’intensità. Nell’omelia il Pontefice legge il brano del Vangelo che narra l’Annunciazione di Gesù, alla luce di un altro significativo annuncio, quello della nascita di Giovanni Battista. Il primo avviene in un luogo sperduto della Galilea, nell’anonimato della casa di una giovane chiamata Maria, l’altro nel Santuario del Tempio con tutta l’assemblea. Un contrasto non di poco conto, afferma il Papa, che sottolinea come l’incontro di Dio con il suo popolo può avvenire in contesti insoliti, ai margini o in periferia, ma sempre Egli sceglie di entrare nelle nostre case, nelle lotte quotidiane colme di ansie e desideri. Anche oggi nelle città, nelle scuole, nelle piazze, nelle università, negli ospedali, risuona quell’annuncio che genera vita e speranza. Ma come Maria, anche noi – prosegue il Pontefice – possiamo essere presi dallo smarrimento di fronte ad una realtà che soffoca la gioia e indurisce l’anima:
“Come avverrà questo in tempi così pieni di speculazione? Si specula sulla vita, sul lavoro, sulla famiglia. Si specula sui poveri e sui migranti; si specula sui giovani e sul loro futuro. Tutto sembra ridursi a cifre, lasciando, per altro verso, che la vita quotidiana di tante famiglie si tinga di precarietà e di insicurezza. Mentre il dolore bussa a molte porte, mentre in tanti giovani cresce l’insoddisfazione per mancanza di reali opportunità, la speculazione abbonda ovunque”.
Com’è possibile allora con i ritmi vertiginosi di oggi che rubano tempo alla famiglia e alla comunità vivere la gioia del Vangelo? Domanda il Papa. Com’è possibile mantenere viva la speranza cristiana? Fondamentale è trovare un nuovo modo di situarci nella storia: “Se continuano ad essere possibili la gioia e la speranza cristiana non possiamo, non vogliamo rimanere davanti a tante situazioni dolorose come meri spettatori che guardano il cielo aspettando che ‘smetta di piovere’. Tutto ciò che accade esige da noi che guardiamo al presente con audacia”.
Di fronte allo smarrimento di Maria, di fronte ai nostri smarrimenti, il Papa ripete che la gioia della salvezza prende forma nella vita quotidiana e propone allora tre chiavi per aiutarci ad accettare la missione che ci è stata affidata. Prima di tutto: evocare la memoria, come l’Angelo quando ricorda alla Vergine la promessa fatta a Davide. Anche noi, afferma Francesco, siamo invitati a guardare il nostro passato per non dimenticare da dove veniamo e conservare l’eredità che ci è stata lasciata dai nostri nonni: “Questa terra e la sua gente hanno conosciuto il dolore delle due guerre mondiali; e talvolta hanno visto la loro meritata fama di laboriosità e civiltà inquinata da sregolate ambizioni. La memoria ci aiuta a non rimanere prigionieri di discorsi che seminano fratture e divisioni come unico modo di risolvere i conflitti. Evocare la memoria è il migliore antidoto a nostra disposizione di fronte alle soluzioni magiche della divisione e dell’estraniamento”.
Altro importante passo è sentire e vivere costantemente l’appartenenza al popolo di Dio che sebbene fatto di differenze è chiamato a non avere paura di dare accoglienza a chi ne ha bisogno, perché sa che in quel volto, in quella storia, è presente il Signore: “Milanesi, sì, Ambrosiani, certo, ma parte del grande Popolo di Dio. Un popolo formato da mille volti, storie e provenienze, un popolo multiculturale e multietnico. Questa è una delle nostre ricchezze. E’ un popolo chiamato a ospitare le differenze, a integrarle con rispetto e creatività e a celebrare la novità che proviene dagli altri; è un popolo che non ha paura di abbracciare i confini, le frontiere”.
Infine, ricordarci che nulla è impossibile a Dio! Quando crediamo che tutto dipenda dalle nostre forze – afferma il Papa – rimaniamo prigionieri delle nostre capacità e dei nostri miopi orizzonti, quando invece ci lasciamo aiutare da Dio ci apriamo alla grazia e l’impossibile diventa realtà: “Lo sanno bene queste terre che, nel corso della loro storia, hanno generato tanti carismi, tanti missionari, tanta ricchezza per la vita della Chiesa! Tanti volti che, superando il pessimismo sterile e divisore, si sono aperti all’iniziativa di Dio e sono diventati segno di quanto feconda possa essere una terra che non si lascia chiudere nelle proprie idee, nei propri limiti e nelle proprie capacità e si apre agli altri”.
Fonte News.va servizio a cura di Cecilia Seppia