Seguire, come criteri di scelta, chi opera per la giustizia, l’equità e la pace. Queste le indicazioni dei vescovi sudcoreani alla popolazione a sette mesi dalle elezioni presidenziali che si svolgeranno nel mese di dicembre e che, ricordano i presuli, sono un appuntamento importante non solo per il bene del singolo, ma anche “per la promozione della giustizia sociale e del bene comune”. In un messaggio firmato dal segretario esecutivo della Conferenza episcopale, padre Thaddaeus Lee Ki-shelf, e fatto pervenire all’agenzia Fides, si mettono in guardia gli elettori dalle “promesse vuote” e dalle “parole seducenti” e si esorta a ricercare la saggezza, come insegna il Deuteronomio: “Scegliete uomini saggi, intelligenti, e con esperienza da ognuna delle vostre tribù, e io li costituirò vostri capi” (Dt 1,13). La campagna elettorale, che entra ora nella sua fase più “calda” spazia, per quanto riguarda la politica interna, dal tema della crescita economica a quello relativo al disagio sociale; sul fronte della politica estera, affronta la questione dei rapporti con la Corea del Nord. Alle elezioni l’attuale presidente in carica, Lee Myung Bak, non potrà ripresentarsi perché la Costituzione vieta la possibilità di un secondo mandato, perciò i conservatori puntano su una donna, Park Geun Hye, figlia dell’ex dittatore militare Park Chung Hee; il partito democratico dell’Unificazione all’opposizione, invece, non ha ancora scelto il proprio candidato. (R.B.)
Fonte: Radio Vaticana