CITTA’ DEL VATICANO – I “tentativi” di rendere il matrimonio “fra un uomo e una donna” “giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione” sono “un’offesa contro la verità della persona umana” e “una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”. Così il Papa nel Messaggio per la Giornata della pace.
‘CHI VUOLE PACE NON TOLLERI ABORTO E EUTANASIA’ – “Chi vuole la pace non può tollerare attentati e delitti contro la vita”. Nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace, Benedetto XVI si scaglia contro la “liberalizzazione dell’aborto” e contro la volontà di “codificare arbitrii” diretti a stabilire “un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia”.
“E’ anche un’importante cooperazione alla pace che gli ordinamenti giuridici e l’amministrazione della giustizia riconoscano il diritto all’uso del principio dell’obiezione di coscienza nei confronti di leggi e misure governative che attentano contro la dignità umana, come l’aborto e l’eutanasia”, aggiunge Benedetto XVI nel suo Messaggio
‘LAVORO PER TUTTI,SI’ POLITICHE NUOVE E CORAGGIOSE’ – Il lavoro è “un bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società”, e “a un tale bene corrispondono un dovere e un diritto che esigono coraggiose e nuove politiche del lavoro per tutti”. Lo afferma Benedetto XVI nel suo Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2013.
“Tra i diritti e i doveri sociali oggi maggiormente minacciati vi è il diritto al lavoro”, sottolinea il Papa, secondo cui “ciò è dovuto al fatto che sempre più il lavoro e il giusto riconoscimento dello statuto giuridico dei lavoratori non vengono adeguatamente valorizzati, perché lo sviluppo economico dipenderebbe soprattutto dalla piena libertà dei mercati”. Per il Pontefice, “il lavoro viene considerato così una variabile dipendente dei meccanismi economici e finanziari”. A tale proposito, citando anche la sua enciclica “Caritas in veritate”, Benedetto XVI ribadisce che “la dignità dell’uomo, nonché le ragioni economiche, sociali e politiche, esigono che si continui ‘a perseguire quale priorita’ l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento, per tuttì”. “In vista della realizzazione di questo ambizioso obiettivo – aggiunge – è precondizione una rinnovata considerazione del lavoro, basata su principi etici e valori spirituali, che ne irrobustisca la concezione come bene fondamentale per la persona, la famiglia, la società”. “A un tale bene – osserva ancora il Papa – corrispondono un dovere e un diritto che esigono coraggiose e nuove politiche del lavoro per tutti”.
BASTA MODELLI SVILUPPO SOLO SU PROFITTO E CONSUMO – Per uscire dalla crisi economica e finanziaria bisogna puntare a “un nuovo modello di sviluppo e di economia” non più basato, come quello degli ultimi decenni, sulla “ricerca della massimizzazione del profitto e del consumo, in un’ottica individualistica ed egoistica, intesa a valutare le persone solo per la loro capacità di rispondere alle esigenze della competitività”. Lo afferma Benedetto.
“La pace – secondo il Pontefice – non è un sogno, non è un’utopia: è possibile”. “Per diventare autentici operatori di pace – scrive il Papa – sono fondamentali l’attenzione alla dimensione trascendentale e il colloquio costante con Dio”. Secondo il Pontefice, “così l’uomo può vincere quel germe di oscuramento e di negazione della pace che è il peccato in tutte le sue forme: egoismo e violenza, avidità e volontà di potenza e di dominio, intolleranza, odio e strutture ingiuste” – ANSA
DAL FONDATORE DELLA CARTA DELLA PACE UN GRAZIE A SUA SANTITA’
A volere ringraziare pubblicamente il Santo Padre è Fabio Gallo – promotore della “Carta della Pace” per la Tutela della Memoria, dei Diritti dell’Uomo e dell’Ambiente.
“Avverto la necessità di ringraziarla pubblicamente Santità per questi messaggi che ci giungono chiari e forti. Una forza che non abbandona nessuno a se stesso perché sostiene tutti nella verità.
Intendo ringraziarla anche perché oggi ci offre l’opportunità di fermarci un attimo per riflettere sul significato profondo della parola “Pace”. E anche sui fondamenti di Giustizia umana in assenza dei quali ogni speranza di vedere la Pace divenire una grande cultura del fare, in rispetto della Verità e della persona, tutto sarà vano.
Grazie perché lei sta dando voce alla Chiesa indicata dal Figlio di Maria che nel dire “vi lascio la Pace, vi lascio la mia Pace”, ci indica una via certa da percorrere.
Grazie per le sue parole forti, come quelle di una padre, che non può permettere ai suoi figli la deriva, perché esso stesso, Pietro, Apostolo, conosce bene quanto è difficile mantenere una promessa.
Grazie, perché non tace le parole di salvezza anche quando esse non fanno comodo.
Grazie, perché non ci abbandona mai al silenzio assordante di una società che ci cresce imperfetti e poi ci colpisce perché tali.
Grazie per avere difeso la Famiglia come così voluta dalla Natura.
Ma voglio essere io, Santità, oggi, a dire che provo un profondo dispiacere nel vedere che la Politica internazionale e in modo particolare quella del mio amato Paese è, purtroppo un quartiere senza Cristo.
Così come voglio essere io a dire che nessuna forma di pubblica amministrazione dovrebbe consentire che una Nazione si abbandoni all’indifferenza rispetto ai ceti deboli e ad una politica capace di ritenere che siano sufficienti, oggi, poche centinaia di euro per vivere o sopravvivere e, ancor peggio, poiché i deboli e gli onesti sono tanti, a utilizzare essi come un semplice fondo da cui attingere per sanare debiti procurati da altri.
Vorrei essere io a dire che nessuna forma di Politica sarà mai degna del consenso libero dei cittadini fino a quando non sarà capace non di indicare il futuro, dunque le stelle, se non è capace ancora di vedere il dito che le indica, dunque una politica realmente vocata a rendere i cittadini liberi di guadagnare lavorando e di diventare produttività per il Paese.
Vorrei essere io a chiedere un Governo migliore, di uomini e donne consapevoli dei diritti degli ammalati ad essere curati, dei bambini alla loro infanzia, dei giovani allo studio e al libero accesso alla conoscenza.
Vorrei essere io a chiedere loro di volere rifondare le loro idee partitiche perché non debbano mai più dividersi sulla tutela della vita umana sin dal suo concepimento.