Roma – 26 Maggio 2013 – “La Madonna va in fretta perché ha dentro il desiderio di aiutare”.
IL PAPA SPIEGA LA TRINITA’ AI BIMBI – Botta e risposta tra il Papa e i bambini della parrocchia dei “Santi Zaccaria e Elisabetta” a Prima Porta, alla periferia romana, che partecipano alla prima visita di Francesco a una parrocchia romana. Il Papa è partito dal vangelo che racconta la visita della Madonna a Elisabetta, lo ha commentato e, poi ha spiegato la Trinità secondo la fede cristiana, facendo domande ai piccoli e aspettando le loro risposte. “La Madonna – ha osservato il Papa – va in fretta perché ha dentro il desiderio di aiutare, non va per vantarsi, a dire ‘io sono la Mamma di Dio’, va per aiutare Elisabetta: è la nostra mamma che viene sempre in fretta quando abbiamo bisogno di lei, dovremmo aggiungere alle litanie una che dica ‘Signora che vai in fretta prega per noi'”. Questo dà “sicurezza, la sicurezza di avere una mamma al fianco” e la “Madonna che sempre va di fretta è quella che ci fa capire Dio”. Il Papa ha quindi interrogato i piccoli su chi sia Dio, e Gesù e lo Spirito Santo, per spiegare la Trinità, di cui oggi è la festa liturgica.
PAPA FRANCESCO INTERROGA I BAMBINI
“Il Padre crea, Gesù ci salva, lo Spirito Santo ci ama, e questa è la vita cristiana: parlare con il Padre, con il Figlio, con lo Spirito Santo”.
“A voi bambini vi domando, – ha detto il Papa in visita alla parrocchia della periferia nord di Roma – chi sa chi è Dio? Alzi la mano, Dimmi ecco – ha incitato mentre arrivavano le risposte dalla piccola platea di bambini vestiti con gli abiti della prima comunione – il creatore della terra, e quanti dei ci sono? Uno, a me mi hanno detto tre: padre figlio e spirito santo, come si spiega questo? C’é uno o ci sono tre? Come si spiega che uno sia padre e figli e spirito santo? Forte, forte, rispondete forte, sì sono le tre persone in una, e cosa fa il padre? è il principio che ha creato tutto, noi, cosa fa il figlio, cosa fa Gesù ci ama, porta la parola di Dio, viene a insegnarci la parola di Dio, cosa ha fatto in terra ci ha salvati, è venuto per dare la sua vita per noi”. “Il padre crea, – ha riassunto il Papa – Gesù ci salva, lo spirito santo ci ama, e questa è la vita cristiana: parlare con il padre, con il figlio, con lo spirito santo. Gesù ci ha salvato, – ha proseguito papa Bergoglio – e cosa fa quando cammina con noi nella vita? Questa è difficile, – ha incitato scherzosamente – e chi la sa vince il derby: primo ci aiuta, ci guida, ci insegna a andare avanti, e anche Gesù ci dà la forza per camminare, ci sostiene nelle difficoltà e anche nei compiti della scuola, ci dà la forza, Come? Nella comunione ci dà la forza, ci aiuta con la forza, lui viene a noi, ma quando dite ‘ci da’ la comunioné, cosa è la comunione? E’ pane o non è pane, sembra pane, non è proprio pane, è il corpo di Gesù, Gesù viene nel nostro cuore, e pensiamo a questo tutti”. “Chiediamo alla Madonna – ha concluso – che ci insegni a capire bene come è Dio, come è il padre, come è il figlio, come e lo spirito santo”. ANSA
di Fabio Gallo – Direttore Editoriale
“La mafia siciliana ha perso. Don Pino è Beato”
La Chiesa ha dato una risposta importante ai tanti che in questi anni si sono chiesti se vale o no la pena di combattere la Mafia, l’ignoranza, per il bene sociale, il bene comune, per il “bene”. Oggi la Santa Sede ha testimoniato la coerenza delle parole di Cristo che permangono eternamente, insieme a coloro i quali hanno il coraggio di sostenerle fino in fondo. Oggi Don Pino Puglisi è Beato e domani sarà Santo: il santo moderno di una Palermo che farà mostra di questa santità a tutti coloro i quali giungeranno in pellegrinaggio per conoscere il valore dell’eroicità che donne e uomini di questo mondo possono testimoniare con la propria esistenza. La mafia che lo uccise barbaramente, non pensava che quel sangue appartenesse a Dio Padre. Oggi tutti i palermitani, così come tutti i siciliani, sapranno che a partire dalla Chiesa locale fino a Roma, in Vaticano, tutti hanno lavorato con amore, per dare vita ad una risposta forte che vince sull’Uomo. Fu Papa Benedetto XVI a ricevere in udienza il card. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e ad autorizzare la promulgazione del decreto che riconosce il martirio di don Giuseppe Puglisi, il sacerdote palermitano ucciso, ”in odio alla Fede”, il 15 settembre 1993. Una strada coerente e coraggiosa che Santa Madre Chiesa ha percorso insieme ai suoi figli di Sicilia e che oggi, ha reso Beato don Puglisi in Terra e in Cielo (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Pino_Puglisi).
DON PINO PUGLISI BEATO, PAPA FRANCESCO “MAFIOSI SI CONVERTANO”
“Preghiamo perché questi mafiosi e mafiose si convertano”. Lo ha detto il Papa inserendo ampie frasi a braccio nel suo ricordo di don PinoPuglisi, e affermando che “dietro a tanti mali” “ci sono le mafie”. “Io penso – ha detto il Papa nel suo inserto a braccio al ricordo di don Pino Puglisi – a tanti dolori di uomini e donne, anche bambini, che sono sfruttati da tante mafie, che sfruttano loro facendogli fare il lavoro che li rende schiavi, con la prostituzione, con tante pressioni sociali, dietro di questi sfruttamenti, di queste schiavitù, ci sono mafie, – ha aggiunto – ma preghiamo il Signore perché converta il cuore di queste persone, non possono fare questo, non possono fare i nostri fratelli schiavi, dobbiamo pregare il Signore, preghiamo perché questi mafiosi e queste mafiose si convertano a Dio”.La mafia voleva sconfiggere don Pino Puglisi, ma “in realtà è lui che ha vinto”. Lo ha detto il Papa all’Angelus, ricordando la beatificazione, ieri a Palermo, del sacerdote ucciso dai mafiosi nel 1993.
Oggi Papa Francesco Caro Don Pino, direbbero dalle parti nostre: “Beato te!”.
Fabio Gallo – Gruppo ComunicareITALIA
I PENSIERI DI DON PINO PUGLISI
Il Signore sa aspettare
«Nessun uomo è lontano dal Signore. Il Signore ama la libertà, non impone il suo amore. Non forza il cuore di nessuno di noi. Ogni cuore ha i suoi tempi, che neppure noi riusciamo a comprendere. Lui bussa e sta alla porta. Quando il cuore è pronto si aprirà».
Il senso della vita
«Ognuno di noi sente dentro di se un’inclinazione, un carisma. Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile. Questa chiamata, questa vocazione, è il segno dello Spirito Santo in noi. Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita».
Ho fatto del mio meglio
«Bisogna cercare di seguire la nostra vocazione, il nostro progetto d’amore. Ma non possiamo mai considerarci seduti al capolinea, già arrivati. Si riparte ogni volta.Dobbiamo avere, coscienza di avere accolto l’invito del Signore, camminare, poi presentare quanto è stato costruito per poter dire: sì, ho fatto del mio meglio».
Come le tessere del mosaico
«Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale. Ciascuno di noi come le tessere di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual’è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual’è il proprio, perché si formi l’unico volto di Cristo».
Dio ci dà la forza
«L’amore per Dio purifica e libera. Ciò non significa che veniamo spersonalizzati ma, anzi, la nostra personalità viene esaltata e potenziata, cioè viene data una nuova potenzialità alle nostre facoltà naturali, alla nostra intelligenza. Viene data una luce nuova alla nostra volontà».
Le porole e i fatti
«E’ importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere contro la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per i soldi. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste. Tutte queste iniziative hanno valore, ma, se ci si ferma a questo livello, sono soltanto parole. E le parole devono essere confermate dai fatti».
Se ognuno fa qualcosa
«Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno. Non è qualcosa che può trasformare Brancaccio. Questa è un’illusione che non possiamo permetterci. E’ soltanto un segno per fornirci altri modelli, soprattutto ai giovani. lo facciamo per poter dire: dato che non c’è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa. E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto…»
La testimonianza che diventa martirio
«Il discepolo di Cristo è un testimone. La testimonianza cristiana va incontro a difficoltà, può diventare martirio. Il passo è breve, anzi è proprio il martirio che dà valore alla testimonianza. Ricordate S. Paolo: “Desidero ardentemente persino morire per essere con Cristo”. Ecco, questo desiderio diventa desiderio di comunione che trascende persino la vita»
vedi e approfondisci su http://www.centropadrenostro.it/donpuglisi.asp