Nella solennità del Corpus Domini, domenica 2 giugno 2013, e nel contesto dell’Anno della Fede, Papa Francesco presiede, a partire dalle ore 17 nella Basilica di San Pietro, una speciale Adorazione Eucaristica che si estende in contemporanea in tutto il mondo, coinvolgendo le cattedrali e le parrocchie di ogni diocesi. Per un’ora, dunque, tutto il mondo è unito in preghiera e in adorazione del Santissimo Sacramento.
Tutti dalle 17 possono essere collegati al Papa ed alla Sua Adorazione Eucaristica.
Su questo straordinario evento, Antonella Palermo ha intervistato don Alberto Pacini, rettore della Basilica di Sant’Anastasia al Palatino, dove da dodici anni si svolge l’adorazione perpetua:
R. – Questa iniziativa è una gioiosa occasione, ma non una sorpresa perché è perfettamente in linea di continuità con il Magistero di Giovanni Paolo II, il quale diceva: “Le nostre comunità cristiane devono diventare scuole di preghiera” e Benedetto XVI che scrive, nella Sacramentum Caritatis, “Peccheremmo se non adorassimo Colui che andiamo a ricevere”. Quindi, questo senso di tornare all’Eucarestia da celebrare bene, sicuramente in sintonia con lo Spirito, ma anche da adorare perché è la viva presenza del Signore.
D. – Che scaccia ogni forma di idolatria…
R. – Che scaccia ogni forma di idolatria perché quando il nostro cuore non è preso da Dio, è preso da qualunque altra forma di idolatria.
D.– Cosa significa “adorare”?
R. – Adorare è un atto di amore. Quando nelle parrocchie andiamo a fare le Settimane eucaristiche chiediamo ai bambini: “Cosa vuol dire adorare?” e loro dicono “amare!”- perché nella terminologia corrente si usa in maniera un po’ equivoca: “Adoro questa cosa” – allora, spiego subito: “Si adora solo il Signore”! Però è vero, è un atto di amore: un cuore che si sintonizza con un altro cuore ed il nostro cuore è sintonizzato con il cuore di Dio.
D. – Se non ci si educa a questa “scuola” del restare di fronte a Gesù, probabilmente non lo si riesce neanche a “gustare” nel momento in cui si fa la Comunione…
R. – La nostra mentalità “fast food” – mordi e fuggi – ci porta a tempi affrettati, a tempi nei quali c’è poco silenzio ed invece è fondamentale questo stare nel silenzio. “Rimanete con me” e “rimani con noi”, come disse Giovanni Paolo II. “Rimani con noi o divino viandante, Mane nobiscum Domine – rimani con noi Signore perché si fa sera”, sono le parole dei pellegrini di Emmaus – Luca capitolo XXIV – cioè, questo stare con il Signore, perché noi senza di Lui non possiamo far nulla. Noi da questa esperienza dell’Adorazione Perpetua abbiamo sviluppato un ministero di ascolto, di confessione, di riconciliazione delle persone: vengono persone con le vite “frantumate”, vengono persone con la crisi dei valori più assurda, vengono persone che sono in cerca di un’identità e lì il Signore ci svela la nostra vera identità. Stando con il Signore riscopriamo la nostra chiamata. Allora: misericordia nell’accogliere le miserie, le povertà e quindi esperienza di una Chiesa Santa. Abbiamo purtroppo testimonianze della nostra non-santità come sacerdoti, ma l’Eucarestia ci ridà la vera identità: il perché io sono prete, perché io sono sposato, perché sono consacrato, o consacrata.
Fonte, Radio Vaticana, news.va.