Si è svolta la cerimonia di canonizzazione dei Papi Giovanni Roncalli e Giovanni Paolo II al cospetto del mondo e di un fiume di persone. Un muro umano, di origine polacca, bergamasca, ma di tutte le nazionalità.
Il Papa Emerito Benedetto XVI ha concelebrato con Papa Francesco, ma non sull’altare, salutato da tutti, con quell’approccio umile che ha promesso a Dio, dopo le sue dimissioni, in preghiera e in ascolto. Una presenza importante quella di due Papi, sul sagrato della basilica di S. Pietro, legati, come hanno testimoniato, i diversi abbracci, da reciproca stima, costante contatto, amicizia ed esperienze importanti di vita comune.
Di seguito l’omelia di Papa Francesco per l’evento storico, a cura del Vaticanese.it.
“Al centro di questa domenica che conclude l’Ottava di Pasqua, e che Giovanni Paolo II ha voluto intitolare alla Divina Misericordia, ci sono le piaghe gloriose di Gesù risorto. Egli le mostrò già la prima volta in cui apparve agli Apostoli, le sera stessa del giorno dopo il sabato, il giorno della Risurrezione. Ma quella sera non c’era Tommaso; e quando gli altri gli dissero che avevano visto il Signore, lui rispose che se non avesse visto e toccato quelle ferite, non avrebbe creduto. Otto giorni dopo, Gesù apparve di nuovo nel cenacolo, in mezzo ai discepoli, e c’era anche Tommaso; si rivolse a lui e lo invitò a toccare le sue piaghe. E allora quell’uomo sincero, quell’uomo abituato a verificare di persona, si inginocchiò davanti a Gesù e disse: “Mio Signore e mio Dio!” (Gv. 20,28).
Le piaghe di Gesù sono scandalo per la fede, ma sono anche la verifica della fede. Per questo nel corpo di Cristo risorto le piaghe non scompaiono, rimangono, perché quelle piaghe sono il segno permanente dell’amore di Dio per noi, e sono indispensabili per credere in Dio. Non per credere che Dio esiste, ma per credere che Dio è amore, misericordia, fedeltà. San Pietro, riprendendo Isaia, scrive ai cristiani: “Dalle sue piaghe siete stati guariti» (1 Pt 2,24; cfrIs 53,5). Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno avuto il coraggio di guardare le ferite di Gesù, di toccare le sue mani piagate e il suo costato trafitto. Non hanno avuto vergogna della carne di Cristo, non si sono scandalizzati di Lui, della sua croce; non hanno avuto vergogna della carne del fratello (cfr Is 58,7), perché in ogni persona sofferente vedevano Gesù. Sono stati due uomini coraggiosi, pieni della parresia dello Spirito Santo, e hanno dato testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia.
Sono stati sacerdoti, vescovi e papi del XX secolo. Ne hanno conosciuto le tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti. Più forte, in loro, era Dio; più forte era la fede in Gesù Cristo Redentore dell’uomo e Signore della storia; più forte in loro era la misericordia di Dio che si manifesta in queste cinque piaghe; più forte era la vicinanza materna di Maria.
In questi due uomini contemplativi delle piaghe di Cristo e testimoni della sua misericordia dimorava “una speranza viva”, insieme con una “gioia indicibile e gloriosa” (1 Pt 1,3.8). La speranza e la gioia che Cristo risorto dà ai suoi discepoli, e delle quali nulla e nessuno può privarli. La speranza e la gioia pasquali, passate attraverso il crogiolo della spogliazione, dello svuotamento, della vicinanza ai peccatori fino all’estremo, fino alla nausea per l’amarezza di quel calice. Queste sono la speranza e la gioia che i due santi Papi hanno ricevuto in dono dal Signore risorto e a loro volta hanno donato in abbondanza al Popolo di Dio, ricevendone eterna riconoscenza.
Questa speranza e questa gioia si respiravano nella prima comunità dei credenti, a Gerusalemme, di cui ci parlano gli Atti degli Apostoli (cfr 2,42-47). E’ una comunità in cui si vive l’essenziale del Vangelo, vale a dire l’amore, la misericordia, in semplicità e fraternità. E questa è l’immagine di Chiesa che il Concilio Vaticano II ha tenuto davanti a sé. San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II hanno collaborato con lo Spirito Santo per ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria, la fisionomia che le hanno dato i santi nel corso dei secoli. Non dimentichiamo che sono proprio i santi che mandano avanti e fanno crescere la Chiesa. Nella convocazione del Concilio Giovanni XXIII ha dimostrato una delicata docilità allo Spirito Santo, si è lasciato condurre ed è stato per la Chiesa un pastore, una guida-guidata. Questo è stato il suo grande servizio alla Chiesa; è stato il Papa della docilità allo Spirito. In questo servizio al Popolo di Dio, Giovanni Paolo II è stato il Papa della famiglia. Così lui stesso, una volta, disse che avrebbe voluto essere ricordato, come il Papa della famiglia. Mi piace sottolinearlo mentre stiamo vivendo un cammino sinodale sulla famiglia e con le famiglie, un cammino che sicuramente dal Cielo lui accompagna e sostiene. Che entrambi questi nuovi santi Pastori del Popolo di Dio intercedano per la Chiesa affinché, durante questi due anni di cammino sinodale, sia docile allo Spirito Santo nel servizio pastorale alla famiglia. Che entrambi ci insegnino a non scandalizzarci delle piaghe di Cristo, ad addentrarci nel mistero della misericordia divina che sempre spera, sempre perdona, perché sempre ama”.
L’invocazione di Francesco a Giovanni Paolo II per la Famiglia
E’ molto bello come Francesco chieda un aiuto per il cammino sinodale della famiglia e quanto articolato sia questo cammino nella famiglia su cui e’ incentrato il Sinodo di ottobre. Lo stesso Giovanni Paolo II beatificando Pio IX, quando canonizza il santo dice che non tutto riguarda la Chiesa. Non tutti i santi devono essere Papi. L’amore si impara in famiglia e per questo Giovanni Paolo II a Cracovia aveva già creato l’istituto della famiglia. Tutta la sensibilità verso la famiglia è stata al centro del suo Pontificato.
La Chiesa ha bisogno di Santi: non solo Papi ma persone normali che vivono in Dio
I Santi, che possono essere persone normali, sono un esempio, un conforto, ci dicono che e’ possibile vivere in Dio, fino in fondo. Sono esempi di vita. E la Chiesa ha bisogno di esempi. Ed e’ bello sottolineare che abbiamo un Papa santo, Giovanni Paolo II, perche’ Egli è sempre stato prima di tutto un sacerdote santo, era una persona santa. Già in seminario quando egli era giovanissimo lo avevano definito “futuro santo”.
I miracoli dei Santi Sacerdoti
Sul Sagrato le due donne che hanno ricevuto i miracoli di Giovanni Paolo II che hanno consentito la canonizzazione, la religiosa, Suor Marie Simon Pierre, guarita dal parkinson improvvisamente, dalla stessa malattia di cui soffriva il Santo, e una laica, una donna del Costa Rica che ha ricevuto la guarigione da una grave lesione cerebrale durante il giorno della Beatificazione di Giovanni Paolo II.
Nella Cerimonia è stato sottolineato come il miracolo compiuto a tutti noi da Giovanni XXIII è stato il Concilio Vaticano II per un rinnovamento della Chiesa al passo con i tempi.
Tra i media che hanno seguito l’evento, tra la Sala Stampa della Santa Sede e Piazza S. Pietro la Redazione de Il Vaticanese.it.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: www.news.va.
Seguono nei servizi le foto di Fabio Pignata sulla cerimonia.
Ringraziamenti
Ringraziamo gli Uffici della Sala Stampa della Santa Sede che hanno da subito accolto e accreditato le testate d’informazione della Fondazione “Paolo di Tarso” con particolare riferimento al Vaticanese.it e a Insiemeafrancesco.it.
Ringraziamo l’Arma dei Carabinieri per averci scortato nella Sala Stampa della Santa Sede.
Una riflessione pratica
Di reale poca efficienza, in un giorno così di festa, invece, nel suo complesso e in casi specifici, l’organizzazione da parte delle autorità italiane e soprattutto del Comune di Roma, che hanno collaborato in maniera indefessa, in particolare ad opera dei volontari della Protezione Civile e della Croce Rossa Italiana, ma che ha visto disabili con pass o senza pass lasciati fuori dalla piazza o nel fiume delle persone. Una donna con le stampelle giunta alla cerimonia di canonizzazione per un voto, con regolare permesso, è stata salvata dalla folla che la spingeva così come una donna in carrozzina senza che, come altri portatori di handicap, potessero fare nulla.
Donne in lacrime perchè non venivano fatte uscire o rientrare ai loro posti per il normale utilizzo dei bagni chimici.
Tra una persona e l’altra, anche nel passaggio tra la sala Stampa della Santa Sede e la Piazza S. Pietro, non vi entrava neanche uno spillo. Una gioia condivisa da tutto il mondo ma che in una città come Roma deve essere saputa gestire meglio, obiettivamente, assicurando a tutti un corridoio in entrata e uno in uscita, cosa che neanche è accaduta.
Se non fosse stato per l’Arma dei Carabinieri neanche noi, volendo stare e lavorare anche in mezzo alla gente, saremmo riusciti a compiere questa piccola testimonianza in una giornata così grande, in cui tutti i convenuti senza dubbio sono stati sostenuti e protetti da subito dai Santi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII.
Ricordiamo i suggerimenti di Papa Francesco: di leggere in questi giorni le parti del Vangelo sulla Risurrezione di Cristo e ricordiamo che non basta essere pellegrini, ma pur stando innanzi alla televisione o dopo un pellegrinaggio sentito, è consigliabile, come ci dice Francesco, applicare o cercare di applicare il Vangelo quotidianamente.
Grazie Papa Francesco, Papa Emerito Benedetto XVI e i Santi Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II per questa giornata indimenticabile, nella sua gioia e anche nella sua fragilità, con lo sguardo sempre rivolto a Cristo misericordioso.
Viviana Normando