Il Vaticanese

Roma, il Congresso Nazionale CNV per una speranza attiva

“Un Progetto è sempre concreto. Parte dalle risorse che abbiamo a disposizione e ci proietta nel futuro. Ci mette davanti a qualcosa che non vediamo ancora ma che, in qualche modo, già fa parte di ciascuno di noi perché è dentro il nostro cuore ed i nostri desideri. Se poi il nostro progetto viene steso a quattro mani con Dio, allora il risultato è assicurato!”

Così mons. Nico Dal Molin, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale delle vocazioni, ha aperto il 3 fino al 5 gennaio 2013 a Roma (Domus Pacis, Torre Rossa Park Hotel, via di Torre Rossa 94) il Convegno nazionale sul tema “Progetta con Dio… Abita il futuro. Le vocazioni segno della Speranza fondata sulla Fede”, in corso fino a sabato 5 gennaio.

Dal Molin ha articolato il suo intervento sul messaggio del Papa per la 50ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni 2013, laddove Benedetto XVI indica nella “comunione di vita con Gesù il ‘luogo’ privilegiato dove sperimentare la speranza e dove la vita sarà libera e piena”.

“È importante ricordare – ha aggiunto il direttore – che la capacità di scelta affonda le sue radici in un rapporto sereno e affettuoso con Dio: si tratta di sentire la sua presenza “vicina a noi”, al nostro cammino quotidiano, e di vivere con essa una relazione profonda e permanente”.

Da questo incontro che insegna a decentrarsi – ossia “smetterla una buona volta di prenderci sempre troppo sul serio, di pensare solo a noi stessi, alla nostra salute, al nostro corpo, alle nostre cose da fare” – nasce la logica del “dono di sé” e, quindi, “il coraggio di mettersi in gioco” secondo moduli “non part-time”.

Decisivo – ha ricordato ancora Dal Molin, richiamando la seconda dimensione del tema del Convegno – è la capacità di “vivere con la speranza nel cuore, e non solo con lo sguardo volto sempre all’indietro alla ricerca nostalgica di un tempo che non c’è e che comunque difficilmente può essere considerato migliore di quello che siamo chiamati a vivere”.

E, rivolgendosi ai direttori e ai membri delle equipe vocazionali diocesane, ha aggiunto: “Non stiamo cercando superuomini o superdonne. Cerchiamo persone capaci di esprimere la loro profonda umanità e di abbandonarsi con fiducia al loro Signore”.

Con il direttore, venerdì è intervenuto mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini e presidente della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata. Nei tre giorni di lavoro seguono diverse altre relazioni, tra cui quelle di don Brendan Leahy, teologo della Pontificia università irlandese di Maynooth; mons. Mario Delpini, vicario generale di Milano; mons. Donal Mc Keown, vescovo ausiliare di Belfast e delegato per la pastorale delle vocazioni in Irlanda; Nuria Calduch Benages, biblista e docente di Sacra Scrittura presso il Pontificio Istituto Biblico; Annachiara Valle, direttrice della rivista “Madre”. Sabato mattina, alle 9, conclude mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti.

 

“Sulla capacità di dare speranza” da parte delle vocazioni ed alle vocazioni si è incentrato l’intervento di don Brendan Leahy, teologo della Pontificia università irlandese di Maynooth, alla luce della grammatica dei cinquanta messaggi dei Papi della giornata di preghiera. Un compito arduo quello di trovare una chiave di lettura, come è stato sottolineato nella presentazione da mons. Leonardo D’Ascenzo, ma cosi ben espresso ed apprezzato dalla sala gremita di rettori di seminari, sacerdoti, vite consacrate, seminaristi. “Il messaggio e’ sempre anche speranza per gli altri – ha detto D’Ascenzo – siamo pellegrini della fede e servitori della speranza. E’ stato affidato il compito di illustrare cosa accade quando la speranza diventa attiva, a mons. Bruno Forte, abbiamo consegnato ai relatori tutti i significati dello slogan del Congresso sul modo di declinare in concreto verso una pastorale che possa costruire una Chiesa tutta vocazionale. Trattiamo la prima relazione del nostro cammino con il passaggio in radio di Paolo VI, l’11 aprile 1964, per la prima giornata mondiale di preghiera delle vocazioni “ove numerose sbocciano le vocazioni, là si vive secondo il Vangelo..sulla speranza alimentata sulla fede..”. Attesa la relazione del teologo don Brendan Leahy, che tra i vari incarichi e’ stato anche Consigliere del Centro Vocazionale diocesano di Dublino. “Quando un divino discepolo viene chiamato – ha detto don Brendan Leahy –  si manifesta uno dei frutti della maturità cristiana, motivo della evangelizzazione. Il lavoro che si fa e’ di dare speranza perchè i frutti delle vocazioni danno speranza. I grandi temi del Concilio della Chiesa si trovano in tutti i cinquanta messaggi dei Pontefici. Sono accomunati da tre categorie: Mistero, Comunione, Missione. Il linguaggio di Giovanni Paolo II e’ il riassunto del Concilio ove il tema della vocazione riguarda ogni essere umano che si soddisfa nel dono di sè. Molti messaggi, ad esempio nel 2001, riportano come ogni vita e’ vocazione; nel 1971 si sottolinea come tutti i cristiani sono aiutati reciprocamente, tutti quanti sono invitati a trovare la chiamata. Ciò rappresenta il primo punto di partenza delle vocazioni sacerdotali. In verità Dio ha sempre scelto chi deve collaborare con lui, tra cui, ad esempio, Maria, Giuseppe, il Curato d’Ars, S. Agostino. Il primo punto e’ “l’insegnamento dei Papi rispetto al mistero poiché la vocazione nasce dai misteri di Dio. La prima parola e’ pregare: ”Pregate il padrone della messe affinchè mandi operai per la sua Chiesa (Mt 9,38). Il Servo di Dio Paolo Sesto compie un’invocazione corale. Benedetto XVI ci ricorda come Gesù chiama Andrea, Pietro, Giacomo, Giovanni, in quel mistero di ricerca delle anime di buona volontà.

 

La speranza dice il Santo Padre Benedetto XVI “e’ qualcosa di futuro ma concretamente è nel presente, si fonda nella fedelta’ di Dio, che non ci lascia mai soli ed e’ fedele alla parola data”.

Tutti ci indicano come orientarsi in questo orizzonte di speranza, ci invitano alla bellezza della vita che offre la vocazione. La libertà, nel seguire Dio e divenire pescatori di uomini,  è lo spirito ideale di ogni vocazione. Ci sono tante difficoltà eppure ciascuna vocazione e’ una risposta ad un canto d’amore, aprendosi alla creatività dell’amore, soprattutto per il tramite dei moderni mezzi di comunicazione, senza cui vi è crisi d’amore e crisi vocazionale.

 

Nell’educare alla Bellezza della Vocazione è fondamentale per il messaggio vocazionale la via della comunione e della missione, una sensibilità comunitaria e molto viva, un messaggio da riscoprire nel ritmo del ricevere e del dare, nei rapporti interpersonali della Chiesa, in quei rapporti relazionali ove si rinnova lo spazio, dove ciascuno legge dentro di sé. Tutte le espressioni della Chiesa, dalla famiglia ai seminari, alle scuole, devono assicurarsi di generare rapporti nuovi ed espressioni di comunioni.

 

Come fa la Chiesa solo la vita dà la vita e tutti siamo chiamati ad essere testimoni, soprattutto coloro che vivono una vocazione speciale. Vi è una dimensione soggettiva e oggettiva della chiamata: Gesù lavora attraverso tutti i mezzi o in un periodo lungo o in una folgorazione, ove noi sosteniamo l’aspetto soggettivo della libertà, l’aspetto affettivo dentro di noi. Dall’altra parte vi è anche tutto l’aspetto esterno oggettivo, grazie alla parola detta. E’ importante anche parlare per provocare una vocazione, è rilevante essere una comunità, passando da una pastorale di attesa, alla proposta operativa, come disse nell’86 Giovanni Paolo II ma al tempo stesso partendo dai colloqui personali con la logica ‘Cor ad cor loquitur’ ove Paolo sesto, nell’84, ci suggerisce come possiamo aiutare ‘lui’ o ‘lei’ a scoprire la sua strada.

 

Tra i presenti anche il Direttore della Povs – Pontificia Opera per le Vocazioni Sacerdotali, mons. Francis Bonnici, il Presidente Nazionale di Serra Italia Avv. Antonio Ciacci, l’associazione che di recente ha ricevuto dalla Fondazione Paolo di Tarso la “Carta della Pace per la Memoria, la Tutela dei Diritti dell’Uomo e dell’Ambiente” per l’impegno speso per il sostegno alle vocazioni sacerdotali. Accanto a Ciacci i Vice presidenti del Consiglio Nazionale Italiano del Serra, il Rettore del Seminario di Aversa mons. Stefano Rega, che recentemente ha promosso una giornata di studio che costituisce un esempio sul documento della Povs circa l’orientamento pastorale delle vocazioni sacerdotali.

E’ stato ringraziato, alla presenza anche del Rappresentante di Serra International presso la Santa Sede Dott. Cesare Gambardella, il Serra per la collaborazione e per la diffusione di quella “creatività dell’amore, soprattutto per il tramite dei moderni mezzi di comunicazione”, il portale www.serraclubitalia.it,  sostenuti dalle testate giornalistiche della Fondazione Paolo di Tarso, tra cui il Vaticanese, ilvaticanese.wpstag.it. Ricordiamo, infatti, per suggellare ancora una volta quanto siano importanti i mezzi di comunicazione odierna che “in occasione del recente Congresso Nazionale di Bari – cita Fabio Gallo responsabile dell’Area Progettuale della “Paolo di Tarso” – vi siano stati sui portali del Gruppo Comunicare Italia 30-30.000 utenti unici con 200-250 click sulle piattaforme in un giorno sugli argomenti delle vocazioni”. “Auspichiamo – dice il Direttore Viviana Normando – che sempre più vocazioni considerino come riferimento di Bellezza, di contenuti e di trend positivo tali strumenti, fornendo la loro esperienza in rete, per tracciare, come “Gocce di sorgente”, argomento che richiama la Prof.ssa Maria Luisa Coppola in sede di congresso, quella strada maestra da perseguire”.

Per chi volesse testimoniare e contribuire a delineare in rete contenuti sulle vocazioni sacerdotali per la formazione dei nuovi ministri della Chiesa, in quella collaborazione attiva tra laici e sacerdoti, in quel trend positivo a favore della Bellezza, può contattare le redazioni delle fonti.   

 

Fonte: www.chiesacattolica.it, ilvaticanese.wpstag.it, www.serraclubitalia.it.  

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