E’ presso la Congregazione per la Dottrina della fede che si è concluso il processo canonico contro l’ex nunzio nella Repubblica Dominicana, monsignor Jozef Wesolowski, per abusi sessuali su minori. L’arcivescovo, dalla data della sentenza, ha due mesi per proporre appello.
Il nunzio Jozef Wesolowski aveva goduto, sino alla data della sentenza di “relativa libertà di movimento” in attesa che l’ex Sant’Uffizio ne verificasse le accuse di pedofilia. Ora, però l’ex nunzio rischia l’arresto o una limitazione della libertà. La stampa vaticana ha infatti dichiarato che “saranno adottati tutti i provvedimenti adeguati alla gravità del caso”.
In tal senso padre Federico Lombardi nella sua qualità di portavoce vaticano ha spiegato ai giornalisti che “si prenderanno misure perché sia residente in un posto preciso, limitato, senza libertà di movimento, poiché è una persona giudicata colpevole di un reato grave ed in attesa di un ulteriore procedimento giudiziario”.
Intanto in Vaticano, alla luce della sentenza di riduzione allo stato laicale si aprirà anche il processo penale. Una volta apprese le gravissime accuse rivolte a Wesolowski nella Repubblica Dominicana, Papa Francesco lo aveva immediatamente dimesso dalla carica di nunzio e richiamato a Roma in attesa di giudizio.
Certamente si tratta di un monito per quella parte di cittadini del mondo che hanno deciso indegnamente di indossare gli abiti sacerdotali. Un’opera di bonifica necessaria che consentirà alla Chiesa un respiro a pieni polmoni.
Internet con il suo saper denunciare apertamente casi gravi, sta molto aiutando la Chiesa nell’identificazione di sacerdoti non solo nei casi di pedofilia ma anche in quelli relativi alla corruzione o alla malevola e offensiva gestione di tutti quei valori amministrati dalla Santa Madre Chiesa ma che appartengono a Cristo.