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Papa Francesco, Messa di Intronizzazione: “Tutti gli uomini chiamati a custodire come Giuseppe”

Papa Francesco: Santa Messa di Inizio Pontificano nella solennità di San Giuseppe
Papa Francesco: Santa Messa di Inizio Pontificano nella solennità di San Giuseppe

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Un’onda che si muove con il Papa. Questo è stato l’inizio della Santa Messa di intronizzazione di Papa Francesco. Un’ondata di compostezza e di devozione che almeno dalle 06.00 di stamani e’ incredibilmente in preghiera e in raccoglimento. Tutti hanno atteso il suo sorriso, la sua capacità di contagiare le persone, quando parla di misericordia e si vedono i fedeli che lo ascoltano e vanno via con letizia.
Il Pontefice ha fatto un giro lunghissimo, sconfinando anche dai limiti territoriali vaticani, fermandosi anzi, ordinando di fermarsi con la sua auto per scendere in mezzo al suo popolo, al popolo di Dio, rappresentato dai bambini che ha baciato, da un disabile a cui ha prestato molta attenzione, un vero pellegrinaggio quello di Papa Francesco. Una presenza fisica del Pastore che cerca il contatto con il suo gregge, che sente il richiamo, si gira, guarda, sorride, si ferma, passa e ripassa per farsi vedere, per non tralasciare nessuno. “C’e’ come un’attrazione tra la folla e il Papa, si cerca un punto di riferimento, la gente lo ha trovato, in un Papa che ha un cuore grande così – ha detto mons. Paglia – confermato insieme a tutti i dicasteri“. Il Papa e’ seguito minuto per minuto anche da tutta l’Argentina a cui Francesco ha chiamato e la cui telefonata, in un legame profondo, e’ stata trasmessa in diretta da tutti i media. Presenti alla manifestazione per il tramite della tv, gli malati e i carcerati. Il Papa ha dato una comunicazione di speranza, di giovinezza, di sentimenti proiettati verso il nostro futuro. “Un soffio di Vangelo – cosi ha definito mons. Bruno Forte Arcivescovo di Chieti Papa Francescoquest’uomo di Dio che chiede di pregare per lui, per essere un buon pastore. Papa Benedetto ci aveva preparato ad una riforma spirituale della Chiesa, Papa Francesco continua la strada del suo predecessore di verità, con semplici gesti che manifestano il Vangelo“. Presente anche Bartolomeo I per la prima volta in una inaugurazione pontificia, nella volontà di riallacciare i rapporti che hanno bisogno di essere rinsaldati in una nuova amicizia.

Piazza San Pietro gremita di fedeli nel giorno di inizio Pontificato di Papa Francesco

Papa Francesco ha indossato il Sacro Pallio e l’anello del Pescatore che ha iniziato a portare Paolo VI fino a Benedetto XVI e a Bergoglio. Il Papa si e’ fermato sul sepolcro di Pietro a pregare, sempre con il capo chino. Significativa la presenza delle alte confessioni della Chiesa, richiamate dal profilo ecumenico che il Papa stesso ha avocato dalla sua umanità definendosi da subito vescovo di Roma, elemento comune a tutte le confessioni, e uomo di carità. Oltre 130 delegazioni di capi di Stato, ministri e responsabili di nazioni e organizzazioni di tutto il mondo. La regina del Belgio, il principe di Monaco, la comunita’ ebraica, la delegazione americana, francescani e gesuiti, la delegazione saudita, la delegazione tedesca con Angela Merkel, brasiliana, argentina; l‘ambasciatore cinese ha detto: “che le virtu’ personali siano le virtu’ stesse della Chiesa“. E’ stato il Cardinale Tauran a collocare il pallio sulle spalle del Papa con l’aiuto del cerimoniere pontificio Guido Marini.
Sua Eminenza il Cardinale Angelo Sodano gli ha consegnato invece l’anello del Pescatore, sigillo di Pietro il Pescatore. Il Vangelo e’ annunciato, come nelle grandi occasioni, in greco per dimostrare che la Chiesa e’ composta dalla Chiesa di Oriente e Occidente.

OMELIA DI PAPA FRANCESCO NELLA SANTA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO I PARTE

“Cari fratelli e sorelle! Ringrazio il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale: è una coincidenza molto ricca di significato, ed è anche l’onomastico del mio venerato Predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza. Con affetto saluto i Fratelli Cardinali e Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i religiosi e le religiose e tutti i fedeli laici. Ringrazio per la loro presenza i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali, come pure i rappresentanti della comunità ebraica e di altre comunità religiose. Rivolgo il mio cordiale saluto ai Capi di Stato e di Governo, alle Delegazioni ufficiali di tanti Paesi del mondo e al Corpo Diplomatico.

OMELIA DI PAPA FRANCESCO NELLA SANTA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO II PARTE


Abbiamo ascoltato nel Vangelo che «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24). In queste parole è già racchiusa la missione che Dio affida a Giuseppe, quella di essere custos, custode. Custode di chi? Di Maria e di Gesù; ma è una custodia che si estende poi alla Chiesa, come ha sottolineato il beato Giovanni Paolo II: «San Giuseppe, come ebbe amorevole cura di Maria e si dedicò con gioioso impegno all’educazione di Gesù Cristo, così custodisce e protegge il suo mistico corpo, la Chiesa, di cui la Vergine Santa è figura e modello» (Esort. ap. Redemptoris Custos, 1). Come esercita Giuseppe questa custodia? Con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende. Dal matrimonio con Maria fino all’episodio di Gesù dodicenne nel Tempio di Gerusalemme, accompagna con premura e con amore ogni momento. E’ accanto a Maria sua sposa nei momenti sereni e in quelli difficili della vita, nel viaggio a Betlemme per il censimento e nelle ore trepidanti e gioiose del parto; nel momento drammatico della fuga in Egitto e nella ricerca affannosa del figlio al Tempio; e poi nella quotidianità della casa di Nazaret, nel laboratorio dove ha insegnato il mestiere a Gesù. Come vive Giuseppe la sua vocazione di custode di Maria, di Gesù, della Chiesa? Nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio; ed è quello che Dio chiede a Davide, come abbiamo ascoltato nella prima Lettura: Dio non desidera una casa costruita dall’uomo, ma desidera la fedeltà alla sua Parola, al suo disegno; ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito. E Giuseppe è “custode”, perché sa ascoltare Dio, si lascia guidare dalla sua volontà, e proprio per questo è ancora più sensibile alle persone che gli sono affidate, sa leggere con realismo gli avvenimenti, è attento a ciò che lo circonda, e sa prendere le decisioni più sagge. In lui cari amici, vediamo come si risponde alla vocazione di Dio, con disponibilità, con prontezza, ma vediamo anche qual è il centro della vocazione cristiana: Cristo! Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!

OMELIA DI PAPA FRANCESCO NELLA SANTA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO III PARTE


La vocazione del custodire, però, non riguarda solamente noi cristiani, ha una dimensione che precede e che è semplicemente umana, riguarda tutti. E’ il custodire l’intero creato, la bellezza del creato, come ci viene detto nel Libro della Genesi e come ci ha mostrato san Francesco d’Assisi: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. E’ il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. E’ l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti. Siate custodi dei doni di Dio! E quando l’uomo viene meno a questa responsabilità, quando non ci prendiamo cura del creato e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce. In ogni epoca della storia, purtroppo, ci sono degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono e deturpano il volto dell’uomo e della donna. Vorrei chiedere, per favore, a tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale, a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: siamo “custodi” della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, custodi dell’altro, dell’ambiente; non lasciamo che segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino di questo nostro mondo! Ma per “custodire” dobbiamo anche avere cura di noi stessi! Ricordiamo che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono! Non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza! E qui aggiungo, allora, un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, san Giuseppe appare come un uomo forte, coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all’altro, di amore. Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza! Oggi, insieme con la festa di san Giuseppe, celebriamo l’inizio del ministero del nuovo Vescovo di Roma, Successore di Pietro, che comporta anche un potere. Certo, Gesù Cristo ha dato un potere a Pietro, ma di quale potere si tratta? Alla triplice domanda di Gesù a Pietro sull’amore, segue il triplice invito: pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce; deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di san Giuseppe e come lui aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46). Solo chi serve con amore sa custodire!

OMELIA DI PAPA FRANCESCO NELLA SANTA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO IV PARTE

Nella seconda Lettura, san Paolo parla di Abramo, il quale «credette, saldo nella speranza contro ogni speranza» (Rm 4,18). Saldo nella speranza, contro ogni speranza! Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che è Dio. Custodire Gesù con Maria, custodire l’intera creazione, custodire ogni persona, specie la più povera, custodire noi stessi: ecco un servizio che il Vescovo di Roma è chiamato a compiere, ma a cui tutti siamo chiamati per far risplendere la stella della speranza: Custodiamo con amore ciò che Dio ci ha donato! Chiedo l’intercessione della Vergine Maria, di san Giuseppe, dei santi Pietro e Paolo, di san Francesco, affinché lo Spirito Santo accompagni il mio ministero, e a voi tutti dico: pregate per me! Amen.”

Viviana Normando

 La Redazione de IL VATICANESE.IT ha partecipato e seguito la Santa Celebrazione di avvio del Pontificato di Papa Francesco

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