Papa Francesco arriva nella Cattedrale di S. Rufino, accanto alla casa di S. Chiara, continuando ad elargire gesti e segni di contatto alle persone, in particolare verso le mamme con bambini piccoli. La Cattedrale custodisce le spoglie di San Rufino, primo vescovo di Assisi.
Papa Francesco e’ per la prima volta in Assisi e da pellegrino cerca le azioni di Francesco e di Chiara, il senso della loro vita, anche nell’incontro con la gente.
Papa Francesco ha trovato il tempo di pregare innanzi al Battistero in cui sono stati battezzati Chiara e Francesco, persino senza che nessuno se ne accorgesse, tra la folla. Ad alcuni fa segno “dopo”, senza mai venire meno alle aspettative, e continua il suo cammino.
SUA ECCELLENZA SORRENTINO VESCOVO DI ASSISI PRESENTA LA DIOCESI A PAPA FRANCESCO
Il Vescovo di Assisi Sorrentino presenta la Diocesi. E dopo aver rinnovato il suo benvenuto, Sua Eccellenza Sorrentino dice: “La prima parola a cui penso e’ sinodo e chiediamo di benedire il cammino sinodale della nostra Diocesi che ha preso avvio. La seconda e’ la parola di Dio al centro, ispirati dalla tua semplicita’ – dando del tu al Papa -. La terza parola e’ la periferia, tanto cara. Noi usciamo per andare in periferia. Stupendo il dialogo con i poveri al centro dell’accoglienza, avreste dovuto vederlo tutti, un colloquio straordinario tra Papa Francesco e i poveri”.
PAPA FRANCESCO SALUTA I FEDELI DI SAN RUFINO
Il Papa poi così saluta a San Rufino: “Vi ringrazio per la vostra accoglienza, grazie ai religiosi e ai laici del consiglio pastorale e quanto sono importanti i consigli pastorali, senza dei quali un Parroco non puo’ esercitare. Qui vi e’ il fonte battesimale, quello stesso fonte che prima era custodito nella chiesa di S. Maria Maggiore. Dobbiamo ricordare quando siamo stati battezzati, il giorno, quando siamo nati nella fede, anche questo è un compleanno da ricordare, con l’aiuto di mamma e papà. In questa fede e nell’armonia il Vescovo e’ responsabile dell’armonia, una vocazione che e’ stata favorita da Benedetto XVI. Sono contento che stiate camminando su questa strada. Questi sono momenti forti per la Vostra Chiesa, la Chiesa cresce non per proselitismo ma per attrazione della testimonianza che ognuno di noi da’ come popolo di Dio. Non voglio dirvi cose nuove ma confermarvi le caratteristiche importanti per il cammino diocesano. Il piano pastorale insiste sulla parola di Dio che nutre, genera, converte a Dio e che rinnova continuamente le nostre comunità. Dobbiamo essere meno ricchi delle nostre parole e più ricche delle Sue parole. Penso al Sacerdote che predica e come può predicare se prima non ha aperto il suo cuore ascoltando, con tutte quelle omelie noiose in cui non si capisce nulla. Penso al papà e alla mamma, agli educatori che debbono essere illuminati dalla parola di Dio e formare cosi e penso ai catechisti, a tutti coloro che insegnano, se il loro cuore non e’ scaldato dalla parola come si può preparare. Bisogna essere antenne che ricevono per trasmettere. Se si riceve, si trasmette. Chiediamoci. Che posto ha la parola di Dio nella mia vita. Sono sintonizzato sulle parole di Dio o sulle tante parole di moda. Il secondo aspetto e’ camminare. Per voi che state entrando nel sinodo, fare sinodo e’ camminare insieme, camminare insieme a cristo che e’ nel gregge. Penso ancora a voi preti ed io con voi, che cosa c’e’ di più bello che andare a trovare la sua parrocchia, che bello che alcuni conoscevano anche il nome dei cani di ciascuna famiglia. E’ bello camminare davanti per guidare la comunità, in mezzo per incoraggiarla e sostenerla e dietro per tenere tutti uniti, per recuperare chi resta indietro e perche’ il popolo ha il sensus fidei. Ma la cosa più importante e’ collaborare, chiedersi scusa, riconoscere i propri sbagli e accettare le scuse degli altri. Delle volte penso ai matrimoni che dopo tanti anni si separano, forse non hanno saputo chiedere scusa a tempo debito, forse non hanno saputo perdonare. Ai novelli sposi dico sempre, litigate quanto volete, tiratevi i piatti ma mai finire le giornate senza fare la pace. Questo e’ un bel segreto per affrontare un altro giorno. Quanto e’ importante camminare senza la nostalgia del passato, qui chiediamoci come cammina la nostra realtà diocesana. Nella realtà diocesana le chiacchiere dividono sempre. Dunque è necessario ascoltare, camminare e annunciare fino alle periferie. Anche questo ho preso da voi. Un elemento importante quando ero a Buenos Aires e’ andare nelle periferie. In una periferia come quella di Buenos Aires ho trovato famiglie in cui bambini non sanno fare il segno della croce, sono vere periferie esistenziali dove Dio non c’e’. In un primo senso vi sono le periferie e le persone emarginate lontane dai riflettori, persone che sono anche vicine al centro ma sono lontane. Andategli incontro, non lasciatevi fermare da pregiudizi. Cari amici non vi ho dato ricette nuove, non ne ho e non credete a chi dice di averne ma ho trovato aspetti importanti nel vostro cammino e voglio confermarli. Che S. Francesco vi aiuti a vivere la gioia di essere discepoli del Signore“.
Al termine Papa Francesco benedice la diocesi con la preghiera per il Sinodo recitata insieme a tutti accanto al Vescovo Sorrentino. La visita a San Rufino si chiude con un’Ave Maria. Queste le parole ai religiosi, alla vita consacrata, ai consigli pastorali per il nuovo programma. Il Papa ha donato il calice alla comunita’ diocesana di Assisi. E’ bello notare come il Papa parla di quando era Vescovo diocesano, ricorda Buenos Aires, come se ora fosse vescovo diocesano di Roma. Egli in fondo parla sempre con la semplicita’ del pastore, come Vescovo diocesano.
Il Papa si dirige ora verso l’abbraccio dei giovani festanti davanti alla basilica di S. Maria degli Angeli alle pendici del Monte Subasio.
A cura della Redazione de Il Vaticanese
Fonte Foto “Papa Francesco tra la folla dei Fedeli” Umbria24.it