I Vescovi delle 226 diocesi italiane si sono riuniti dal 20 al 24 maggio a Roma per la l’annuale assemblea generale. Giovedì pomeriggio, 23 maggio, nella Basilica di San Pietro, hanno incontrato e salutato Papa Francesco, uno ad uno, per una solenne “Professio Fidei”.
Nel discorso rivolto alla Cei Papa Francesco non ha usato mezze misure. Il Papa ha chiesto ai Vescovi Italiani di rendere “riconoscibile la nostra voce sia da quanti hanno abbracciato la fede” sia da coloro che ancora “non sono di questo ovile“.
Papa Francesco ha rammentato loro che “la mancata vigilanza rende tiepido il pastore; lo fa distratto, dimentico e persino insofferente; lo seduce con la prospettiva della carriera, la lusinga del denaro e i compromessi con lo spirito del mondo; lo impigrisce, trasformandolo in un funzionario, un chierico di stato preoccupato più di sé, dell’organizzazione e delle strutture, che del vero bene del Popolo di Dio“.
Papa Bergoglio ha esortato i Vescovi Italiani a sciogliersi dai “pesi che intralciano una sana celerità apostolica” e a porsi “davanti al gregge” come guide “senza tentennamenti“. Ma li ha anche esortati a saper stare “in mezzo al gregge” e se necessario anche “dietro al gregge“, a “condividere con gli umili“, a “mettere da parte ogni forma di supponenza” per chinarsi sulle persone affidate loro e in particolare sui sacerdoti. Stare “in mezzo” al gregge, ha continuato il Pontefice, richiede soprattutto la capacità “di ascoltare il silenzioso racconto di chi soffre e di sostenere il passo di chi teme di non farcela“. Di fronte a questi appelli e soprattutto alla richiesta, fatta da Papa Francesco fin dall’inizio del suo pontificato di costruire una “Chiesa povera” accanto ai poveri, la Cei ha scelto una tattica attendista. Il presidente della Cei, Cardinale Angelo Bagnasco, incontrando i giornalisti al termine dell’assemblea, ha sottolineato la “totale sintonia” dei Vescovi Italiani con il Santo Padre, ma ha subito aggiunto che la Chiesa italiana già fa tantissimo per i poveri e “la storia del cattolicesimo italiano è una storia di grande vicinanza alla gente”.
I Vescovi hanno inoltre accettato la delega del Pontefice a trattare con la politica italiana. La decisione di Papa Francesco di riaffidare alla Cei i rapporti con i palazzi della politica, come affermato nel discorso a braccio prima della celebrazione della penitenza, risulta un punto a favore della Cei. E’ ancora vivo infatti il ricordo del 2007 quando il Cardinale Bertone scrisse ai Vescovi Italiani rivendicando a sé i rapporti con la politica.
A conclusione dell’incontro, la preghiera alla Vergine: “Destaci – ha invocato il Papa – dal torpore della pigrizia, della meschinità e del disfattismo. Rivesti i pastori di quella compassione che unifica e integra: scopriremo la gioia di una Chiesa serva, umile e fraterna“.
Un uragano sembra aver travolto la Chiesa: si chiama Papa Francesco, il Papa venuto dalla “fine del mondo”. La rivoluzione di Papa Francesco, che sta scuotendo la Chiesa dalle fondamenta, sembra essere solo all’inizio, ed è prima di tutto una rivoluzione dei gesti e delle parole. Ma di certo, in futuro, arriverà anche il tempo delle decisioni e delle scelte organizzative. Tutto per “Una Chiesa serva, umile e fraterna”.