Il Vaticanese

Oscar Romero Martire. Lo ha deciso Papa Francesco

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a cura di Mons. Giuseppe Mani/

Era l’ora e finalmente è stato dichiarato il martirio di Oscar Romero dopo trentacinque anni dalla Sua Morte. Lo ha deciso Papa Francesco a cui dobbiamo anche questa gioia. Dicono che per diventare santi ci vogliono i miracoli ma quelli fatti  da vivo non contano. Non è vero. Ovviamente i miracoli li fa Dio per intercessione dei santi ma c’è un miracolo in cui Dio sicuramente c’entra ma l’uomo appare in tutta la sua fede ed è il martirio. Il martirio infatti è il miracolo che i santi fanno da vivi e che la chiesa riconosce come tale ed è talmente grande che non servono altri miracoli da morto per  avere la gloria degli altari. Martire è colui che ama  Dio più di se stesso e lo dimostra donando la vita anche in senso materiale del termine, versando il proprio sangue per Lui.

 Oscar Romero, l’arcivescovo di San Salvador, sapeva benissimo quale sarebbe stata la sua fine se avesse continuato ad annunciare il Vangelo dei poveri da affermare “Mi costa accettare una morte violenta, pur sapendo che in queste circostanze è molto probabile”. Nella sua ultima omelia disse “Chi vuole tenersi lontano dal pericolo, perderà la sua vita. Viceversa, chi si impegna per amore di Cristo al servizio del prossimo, vivrà come il chicco di grano che muore, ma solo apparentemente muore. Se non morisse rimarrebbe solo”. Il 24 marzo 1980 mentre celebrava l’Eucarestia fu ucciso.

Non ebbe vita facile , non soltanto da parte dei suoi persecutori ma anche dai confratelli nell’episcopato che non tutti condividevano la sua pastorale e anche Roma non gli fece sempre sentire il suo sostegno anzi lo esortava  alla prudenza. Alcuni lo ritennero filocomunista e per questo fece anche l’esperienza della solitudine e dell’abbandono da parte di non pochi benpensanti. Fu un profeta : “in nome di Dio e del popolo cessate la repressione”e “La gloria di Dio è che il povero viva” e come Cristo e tanti poveri anche lui fu ucciso come aveva detto “Sarebbe triste se, in una patria dove si sta uccidendo in maniera così atroce, non annoverassimo tra le vittime anche i sacerdoti. Essi sono la testimonianza di una chiesa incarnata nei problemi del popolo”. E il profeta è diventato vittima, la sua parola intrisa di sangue è diventata grido potente dinanzi a Dio e ai fratelli.

Ogni volta che il Papa fa una canonizzazione compie l’atto più solenne di evangelizzazione , dice infallibilmente che quel fratello è vissuto secondo il Vangelo e che quindi imitando lui si imita Cristo, perchè la sua vita è diventata vangelo. Beatificando Oscar Romero il Papa lo pone a modello della Chiesa. Porre come esempio uno ucciso non è un controsenso in questo tempo in cui si esalta la tolleranza e nei diritti dell’uomo è dichiarata la libertà religiosa?

Cosa pensa la chiesa del martirio? Ne ha parlato il Concilio Vaticano II  “il martirio deve essere il desiderio di tutti mentre è soltanto il premio di qualcuno”. Il martirio è l’ideale del cristiano nel senso che il cristiano deve amare Cristo più di se stesso ed essere  pronto a dare la vita per Lui. Qui è la differenza tra il martire e il kamikaze, il primo da la vita per donare la vita “il seme gettato diventa spiga” il secondo offre la vita per portare la morte.

Presentandoci Oscar Romero, martire, la chiesa ci presenta un modello a cui ispirarci, un criterio su cui misurare lo spessore della nostra fede.

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