La nascita di Cristo ha fatto germogliare una “terra buona, libera da ogni egoismo e chiusura”, nonostante i conflitti e le urgenze che ancora la colpiscono. Lo ha affermato questa mattina Benedetto XVI nel suo Messaggio Urbi et Orbi, pronunciato a mezzogiorno – come da tradizione nel giorno di Natale – dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana. Il Papa ha levato in particolare appelli alla pace per la Siria, la Terra Santa e l’Africa, terminando con gli auguri natalizi pronunciati in 65 lingue.
La nascita di Cristo ha fatto germogliare una “terra buona, libera da ogni egoismo e chiusura”, nonostante i conflitti e le urgenze che ancora la colpiscono. Lo ha affermato questa mattina Benedetto XVI nel suo Messaggio Urbi et Orbi, pronunciato a mezzogiorno – come da tradizione nel giorno di Natale – dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana. Il Papa ha levato in particolare appelli alla pace per la Siria, la Terra Santa e l’Africa, terminando con gli auguri natalizi pronunciati in 65 lingue.
Né la peggiore delle guerre, né le più terribili atrocità sulla faccia della terra, potranno mai distruggere e nemmeno fare ombra alla certezza cristiana che nel mondo la speranza esiste, come esistono la pace e l’amore, perché proprio dalla terra duemila anni fa è “germogliata” la verità di Dio fatto uomo. Benedetto XVI ha introdotto con le parole serene di un antico Salmo i suoi auguri di Natale a un mondo che conta ancora troppe crisi. Conflitti ed emergenze umanitarie che il Papa ha ricordato nel suo Messaggio Urbi et Orbi, facendo arrivare in tutti i continenti la sua voce e il suo sprone, specie ai governi, perché i valori assoluti della pace e del rispetto trovino ovunque diritto di cittadinanza. A cominciare dalla Siria e dalla sua gente, “profondamente ferita e divisa – ha detto – da un conflitto che non risparmia neanche gli inermi e miete vittime innocenti:
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“Ancora una volta faccio appello perché cessi lo spargimento di sangue, si facilitino i soccorsi ai profughi e agli sfollati e, tramite il dialogo, si persegua una soluzione politica al conflitto. La pace germogli nella Terra dove è nato il Redentore, ed Egli doni a Israeliani e Palestinesi il coraggio di porre fine a troppi anni di lotte e di divisioni, e di intraprendere con decisione il cammino del negoziato”.
Stessi auspici il Pontefice ha espresso per i Paesi del Nord Africa, “che attraversano – ha sottolineato – una profonda transizione alla ricerca di un nuovo futuro”, in particolare l’Egitto, “terra amata e benedetta dall’infanzia di Gesù”. A tutti, il Papa ha augurato la nascita di “società basate sulla giustizia, il rispetto della libertà e della dignità di ogni persona”. E spostando lo sguardo più a sud nel continente, ha soggiunto:
“Il Natale di Cristo favorisca il ritorno della pace nel Mali e della concordia in Nigeria, dove efferati attentati terroristici continuano a mietere vittime, in particolare tra i Cristiani. Il Redentore rechi aiuto e conforto ai profughi dell’Est della Repubblica Democratica del Congo e doni pace al Kenya, dove sanguinosi attentati hanno colpito la popolazione civile e i luoghi di culto”.
Quindi, l’Asia. Gesù Bambino, ha affermato Benedetto XVI, “guardi con benevolenza ai numerosi popoli che abitano quelle terre e, in modo speciale, quanti credono in Lui”:
“Il Re della Pace rivolga inoltre il suo sguardo ai nuovi Dirigenti della Repubblica Popolare Cinese per l’alto compito che li attende. Auspico che esso valorizzi l’apporto delle religioni, nel rispetto di ciascuna, così che queste possano contribuire alla costruzione di una società solidale, a beneficio di quel nobile Popolo e del mondo intero”.
Anche i “numerosissimi fedeli” latinoamericani sono stati benedetti dal Pontefice, affinché Gesù Bambino sostenga in particolare gli emigrati e l’impegno dei governi allo sviluppo e alla lotta alla criminalità. La presenza sulla terra “dell’uomo nato a Betlemme da Maria”, ha ribadito alla fine, è garanzia che esiste “una terra buona”:
“Questa terra esiste, e anche oggi, nel 2012, da questa terra è germogliata la verità! Perciò c’è speranza nel mondo, una speranza affidabile, anche nei momenti e nelle situazioni più difficili (…) Buon Natale a tutti!”.
Questo augurio conclusivo ha preso poi dalle labbra di Benedetto XVI la via delle nazioni più lontane:
Per 65 volte – dagli idiomi europei a quelli arabi, dall’aramaico alle lingue dell’Estremo Oriente – il Papa ha fatto volare l’annuncio del Natale sull’orbe, aprendolo con uno speciale augurio all’Urbe e agli abitanti dell’Italia:
“Questo amore, che l’odierna festa natalizia ci fa contemplare, favorisca lo spirito di collaborazione per il bene comune, induca a riflettere sulla gerarchia di valori con cui attuare le scelte più importanti, ravvivi la volontà di essere solidali e doni a tutti la speranza che viene da Dio”.
Fonte Radio Vaticana a cura di di Alessandro De Carolis