Aggiornamento dal Corso di Formazione per i Sacerdoti da mons. Stefano Rega, Rettore del Seminario di Aversa.
La Prima Giornata
È iniziata questa mattina in una Roma piovosa ma sempre affascinante per il richiamo alla universalità della Chiesa e delle culture, la terza settimana di studio per formatori di Seminari sul tema: “La formazione umana dei candidati al sacerdozio”, presso la Pontificia Università della Santa Croce, organizzata dal Centro di formazione sacerdotale della stessa università. Seduti tra i banchi dell’aula Alvaro del Portillo, desiderosi di confronto, di ascolto e soprattutto di capire i nuovi contesti e i nuovi linguaggi per la formazione dei giovani seminaristi, Rettori e formatori di diversi seminari non solo Italiani, ma delle diverse parti del mondo: dal Cile, dalla Lituania, dal Brasile, dal Guatemala, dalla Spagna, dal Perù, dall’Argentina, dal Belgio, dalla Francia, dall’Austria, dal Portogallo, tutti accomunati dall’unico desiderio di preparare pastori secondo il cuore di Dio e che “odorino di pecora”. La settimana si presenta intensa ed anche un po’ faticosa, ma ricca di stimoli con relatori che hanno fatto esperienza sul campo e maestri che allo studio uniscono un appassionato amore alla Chiesa. Le giornate di studio si dividono in due parti: al mattino relazioni e al pomeriggi workshop. Questa prima giornata dopo il saluto di S. E. Mons. J. C. Patron Wong Segretario della Congregazione per il Clero, da poco nominato dal Papa per i Seminari, S. E. Mons. Luigi Negri, Vescovo di Ferrara, ha presentato il contesto dell’antropologia moderna contemporanea sottolineando come la formazione umana del presbitero implica una individuazione esatta del tema della umanità. L’antropologia moderna contemporanea, di cui noi sopportiamo le estreme conseguenze, ci ha abituato a considerare l’umanità come un dato che si realizzerebbe pienamente secondo una dinamica istintuale o secondo una progettualità psicologica ed ideologica, etico-politica. Formazione umana significa riabituare l’uomo ad un incontro obiettivo e spassionato con la propria umanità, “aver cura dell’uomo nella sua umanità” come ricordava il Beato Giovanni Paolo II. Il presbitero testimonia come solo Cristo rende possibile una antropologia adeguata, che solo in Cristo l’uomo diventa autenticamente se stesso. Nella relazione successiva S. E. Mons. Andrea Mazzocato ha tracciato l’identikit delle qualità umane fondamentali del presbitero: a partire da Gesù come riferimento unico, il presbitero è uomo di relazioni (capacità di accoglienza, ascolto, interesse per la persona); è uomo di comunione (pazienza, equilibrio, libertà interiore, collaborazione); è uomo di governo (amore per la comunità, formazione teologica, senso di responsabilità, forza di vivere la solitudine). Nel pomeriggio Mons. Luigi Renna, Rettore del Seminario regionale pugliese di Molfetta, si è soffermato sulla virtù della prudenza come asse centrale delle virtù. Dopo una dettagliata descrizione della prudenza da Aristotele a S. Tommaso ha concluso che più che parlare di prudenza è bene parlare di un agire prudente che determina il modo e i mezzi per raggiungere il fine giusto, che precettiva, cioè è concreta e sollecita, è orientata al bene della comunità, è legata alla vita di grazia, deriva dall’istruzione e dall’esperienza. La giornata si è conclusa con un workshop in cui i Rettori hanno condiviso le loro esperienze. I lavori continueranno per l’intera settimana affrontando i delicati temi dell’affettività, dell’educazione alla libertà e dello sviluppo della relazionalità. La pioggia che ancora accompagna i lavori, cadendo con abbondanza sulle vie di Roma ci fa intravedere un’ abbondante benedizione dal cielo che come un fiume in piena siamo pronti a riversare nel cuore dei nostri seminaristi perché il loro Sì sia fedele e generoso.
La seconda giornata
Le nuvole questa mattina hanno dovuto fare spazio al sole perché quando si parla dell’amore tutto si illumina. Si apre infatti la seconda giornata di studio con una relazione sull’amore a cui sono chiamati i sacerdoti e i seminaristi. Perché amati noi amiamo, chi-amati rispondiamo all’amore. S. E. Mons. F. Lambiasi, Vescovo di Rimini, presidente della commissione CEI per il Clero, vita consacrata e vocazioni, contestualizza il suo intervento sottolineando il passaggio dal moderno a post-moderno con l’immagine di Prometeo e di Narciso, dalla dea ragione alla dea emozione su cui oggi si misura tutto fino ad arrivare al relativismo e all’individualismo per cui il desiderio diventa diritto. Alla scuola di Gesù recuperiamo il significato dell’amore con il volto di Dio padre misericordioso in cui l’amore arriva fino a dare la vita. Ad amare si impara e il Seminario è anche scuola dove si impara ad amare: la generosità, la gratuità, lo spirito di sacrificio, e soprattutto la gioia diventano indice di una maturità affettiva. Al Prof. Franco Poterzio, psichiatra dell’università degli studi di Milano, è affidata la relazione “L’espressione celibataria dell’affettività”. Anche se da un punto di vista fenomenologico il celibato potrebbe venire analogato alla continenza, alla castità, all’astinenza sessuale, alla rinuncia a contrarre matrimonio, antropologicamente se ne diversifica in modo sostanziale, per cui bisognerebbe parlare di scelta celibataria. L’antropologia di Giovanni Paolo II ricorda come il corpo umano, a somiglianza di Dio, non è soltanto fonte di fecondità, esso ha un carattere sponsale cioè esso è comunione ed esprime amore. Il celibe non è un essere da solo, ma con Dio e con l’altro che confluisce nella paternità/maternità. La mattinata si conclude con la relazione del Prof. A. Malo “gli affetti nella vita spirituale nelle relazioni con gli altri”. C’è un forte legame tra amore e verità: ogni realtà è vera perché è intrinsecamente configurata dall’amore e la verità dell’uomo è la donazione (nato dall’amore e chiamato ad amare). Ciò che viene chiesto è la coerenza di vita dei sacerdoti in grado di suscitare interrogativi, ciò è frutto della maturità psichica e spirituale (libertà interiore, gratitudine) e cosi l’affettività si pone al servizio della vocazione. I frutti sono poi la gioia, convinzione ed entusiasmo, capace di creare uno spazio in cui è possibile viere con speranza. Questo clima affascina e suscita il desiderio della condivisione, “contemplatio aliis tradere” (S. Tommaso). Tre sono le condizioni perché gli affetti abbiano un ruolo nella vita spirituale: purificazione del cuore, la trasformazione delle passioni in energia al servizio della carità e la preghiera affettiva. Importante infine l’amicizia nella vita sacerdotale. Quando il corpo sta bene l’anima balla, cosi inizia il workshop pomeridiano, introdotto dal Prof. W. Vial sull’importanza della salute fisica e psichica dei candidati al sacerdozio. L’essere umano è unità delle dimensioni fisica, psichica e spirituale, conoscere quindi lo stato di salute aiuta nel discernimento, nel cammino formativo, nel lavoro pastorale e nella crescita delle virtù. Dal confronto tra i partecipanti si conferma la necessità ormai consolidata di un checkup medico all’inizio e durante il cammino e una continua attenzione alle abitudini di salute dallo sport, al riposo, all’alimentazione, alle ore del sonno. Un grande compito è affidato agli educatori nell’accompagnare il cammino dei seminaristi avendo attenzione a tutte le dimensioni della persona, il lavoro in equipe e soprattutto la fiducia in Dio a cui tutto appartiene, danno serenità al nostro ministero. La giornata si conclude in attesa dell’udienza generale di mercoledì con Papa Francesco a cui tutti i Rettori parteciperanno.
Don Stefano