Il Vaticanese

L’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano Nolè su devastazione ambientale: chiedete perdono!

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S. E. l’Arcivescovo di Cosenza – Bisignano Mons. Francesco Nolè

Introduzione a cura di Fabio Gallo/direttore editoriale/

Inizia citando il Cantico delle Creature di San Francesco di Assisi la dura lettera dell’Arcivescovo di Cosenza – Bisignano Mons. Francesco Nolè che interviene dando voce al dramma procurato dagli incendi che stanno letteralmente devastando il territorio provinciale di Cosenza.
Mons. Nolè va dritto al cuore del problema affermando che le fiamme che non hanno rispetto di niente e nessuno, non sono procurate da autocombustione. L’Arcivescovo rompe il silenzio assordante della classe politica che assiste alla devastazione e, rispetto all’opera indescrivibile posta in essere contro la natura, i Cittadini e le risorse in questa regione indispensabili per la vita quotidiana, tacciono o articolano comunicati incresciosi. Non si tratta di piromani. La Provincia di Cosenza è al centro di un’attività criminale in grande stile che sembra paramilitare per tecnicismo, precisione, reiterazione e spietatezza con la quale vengono appiccate le fiamme che, a dire il vero, sembrerebbero il preludio o l’invito ad un disordine sociale a vasta scala. Il Sindaco di Rose, cittadina del cosentino, in lacrime nel collegamento con la radio locale RLB, fa capire il dramma di una intera comunità e fanno da cornice alle parole dell’Arcivescovo di Cosenza-Bisignano che non si fanno attendere a difesa della Comunità tutta.
A seguire la lettera integrale dell’Arcivescovo Nolè diramata alle Agenzie dal Responsabile dell’Ufficio Diocesano Don Enzo Gabrieli.

LA LETTERA DELL’ARCIVESCOVO DI COSENZA-BISIGNANO MONS. FRANCESCO NOLE’

Laudato si’, mi Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte“.

Il fuoco, che è cantato come fratello da San Francesco d’Assisi, compagno della notte, in mano ad uomini senza scrupoli si sta rivelando un nemico che distrugge. L’uso di quanto creato da Dio per il bene di ciascuna creatura, nel disordine diabolico di anime inquiete, si rivela come distruttore.

Quanto sta accadendo nei nostri meravigliosi paesi, nelle montagne dell’altopiano silano e finanche nella città, anche con alcune vittime, svela il progetto a cui può asservirsi l’uomo che non si sente custode della casa comune. È il peccato di sempre nel quale l’uomo si trasforma da custode a padrone del giardino. Come Pastore di questa Diocesi e alla luce dei terribili fatti che giorno per giorno si stanno verificando non posso non esprimere la mia vicinanza ai danneggiati, ai morti e ai feriti, e la mia preoccupazione unitamente a tutti i presbiteri, religiosi, diaconi, e alle donne e agli uomini di buona volontà della nostra Chiesa.

Papa Francesco nella sua recente enciclica “Laudato si” ha più volte evidenziato il dovere di ogni uomo di riconoscere la grandezza del Creato, l’urgenza di custodirlo e la bellezza della sfida che abbiamo davanti per continuare a collaborare per la cura della creazione.

Mentre condanniamo fermamente tali gesti che si configurano come gravi peccati, oltre che reati, contro le creature il Papa ci ricorda che “la cura per la natura è parte di uno stile di vita che implica capacità di vivere insieme e di comunione…” (n. 228) e più avanti che “occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti. Già troppo a lungo siamo stati nel degrado morale, prendendoci gioco dell’etica, della bontà, della fede, ed è arrivato il momento di riconoscere che questa allegra superficialità ci è servita a poco. Tale distruzione di ogni fondamento della vita sociale finisce col metterci l’uno contro l’altro per difendere i propri interessi, provoca il sorgere di nuove forme di violenza e crudeltà e impedisce lo sviluppo di una vera cultura della cura dell’ambiente” (n. 229).

Esorto chi ha commesso tali gesti a convertirsi, a cambiare vita, a chiedere perdono, a rinnovarsi nel cuore e secondo la logica evangelica a compiere gesti concreti di riparazione.

Incoraggio quanti si impegnano per la custodia del bene comune, anche a rischio della vita, e ringrazio le istituzioni, i Vigili del Fuoco, la Protezione civile, i volontari; la gratitudine della chiesa cosentina va principalmente a loro e li guardiamo con speranza come custodi di questa terra calabra meravigliosa nella quale agiscono come argini ad una cultura criminale e devastatrice che non ha nulla di razionale, nulla di giustificabile, nulla di umano.

Nell’enciclica sul Creato, Papa Francesco ci ricorda che “la nostra casa comune è come una sorella con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia“.

La cura dei nostri ecosistemi, ci ha ricordato il Papa, richiede uno sguardo che va al di là dell’immediato “perché quando si cerca solo un profitto economico, rapido e facile, a nessuno interessa veramente la loro preservazione” (n. 36).

È necessario uno sforzo comune per riportare l’uomo alla coscienza del suo essere custode e questo va fatto in tutti gli ambiti educativi: dalla scuola alla famiglia, dai mezzi di comunicazione fino alla parrocchia. Questi percorsi educativi ci possono riportare a quella che Papa Francesco chiama “la cittadinanza ecologica”; essa non si può basare solo sull’esistenza di leggi e di norme che cercano di limitare i cattivi comportamenti ma affinché “la norma giuridica produca effetti rilevanti e duraturi è necessario che la maggior parte dei membri della società l’abbia accettata a partire da motivazioni adeguate, e reagisca secondo una trasformazione personale. Solamente partendo dal coltivare solide virtù è possibile la donazione di sè in un impegno ecologico” (n. 211).

Dio ha scritto un libro stupendo, il Creato, a Lui ci vogliamo rivolgere ancora con speranza presentandogli le lacrime di chi è rimasto vittima dell’incuria dell’uomo ed ha perso beni, case, o anche la vita dei propri cari. Lo voglio fare ancora con le parole di Papa Francesco: “Dio Onnipotente, che sei presente in tutto l’universo e nella più piccola delle tue creature, Tu che circondi con la tua tenerezza tutto quanto esiste, riversa in noi la forza del tuo amore affinché ci prendiamo cura della vita e della bellezza. Inondaci di pace, perché viviamo come fratelli e sorelle senza nuocere a nessuno… Risana la nostra vita, affinché proteggiamo il mondo e non lo deprediamo, affinché seminiamo bellezza e non inquinamento e distruzione… Insegnaci a scoprire il valore di ogni cosa, a contemplare con stupore,  a riconoscere che siamo profondamente uniti con tutte le creature nel nostro cammino verso la tua luce infinita…“.

+ Francesco Nolè
Arcivescovo di Cosenza-Bisignano

 

 

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