La Vera Gioia

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papafrancesco-evangeli-gaudiuma cura di Mons. Giuseppe Mani/

La chiesa sembra preoccupata che i suoi figli cadano nella tristezza se a metà dei tempi forti, l’avvento e la quaresima, dedica una domenica al tema della gioia; sembra dirci che, nonostante tutto, il cristiano non deve mai perdere la gioia in qualsiasi circostanza si trovi. Ricordo come Paolo VI trovandosi in condizioni tutt’altro che allegre, quasi sommerso dalla contestazione per la riforma della chiesa che stava attuando , scrisse l’enciclica “Gaudete in Domino” e, a dir la verità, erano tempi in cui c’era poco da stare allegri, sopratutto per il Papa.
Papa Francesco ha voluto sintetizzare  la sua proposta pastorale in uno scritto in cui ha messo tutto se steso, scritto con i colori della vita e per questo ben accolto e apprezzato : l”Evangelii gaudium“, la gioia del Vangelo.
Il cristiano non deve perdere la gioia neppure quando le cose non vanno bene, anzi è proprio quando vanno male che può ritenere che la sua è veramente “perfetta letizia” direbbe San Francesco.
Bisogna fare attenzione e non confondere la gioia col piacere o col divertimento, soffrire non è un piacere e tanto meno divertente, allora qual’e l’origine, il fondamento della gioia cristiana.? È la ferma convinzione che la vita , tutta la vita, in quanto uscita dalle mani di Dio e guidata dalla sua Provvidenza,  ha uno schema Pasquale, cioè , alla morte segue sempre la vita  e non c’e’ morte senza resurrezione. Questo passaggio dalla morte alla resurrezione passa attraverso la croce da cui non si scende ma si risorge. Questa è la ragione per cui i Santi, da veri esperti della vita, non hanno temuto di dire “tanto è il bene che aspetto che ogni pena mi è diletto”. A metà quaresima la chiesa ci ricorda , prima di entrare nella passione e morte del Signore che dobbiamo affrontare questa esperienza sicuri che risorgerà . Affrontarla come gli evangelisti che ci raccontano la storia di una delle tragedie più grandi dell’umanità con una semplicità e un distacco  che stupisce. Non meraviglia però se pensiamo che la narrazione della sua morte è stata stesa dopo averlo visto risorto. È’ questo lo spirito con cui dobbiamo portare la croce, essere flagellati dalla vita,spogliati della nostra salute e delle nostre cose, con la certezza che avremo il centuplo di quello che perdiamo.
Il cristiano è testimone della Resurrezione del Signore, l’ottimismo è la caratteristica della sua esistenza perché niente lo separerà dall’amore di Cristo e dall’attenzione del Padre.

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