a cura di S. E. l’Arcivescovo Mons Giuseppe Mani/
Questa notte tutta la chiesa sparsa nel mondo veglia in preghiera e dopo quaranta giorni di preparazione e di desiderio è arrivata a celebrare la Pasqua. Come? Rinnovando la sua fede in Dio. Come un unico grido questa notte si è levato dalla terra al cielo “Io credo” ed è stato quanto di meglio l’uomo ha potuto offrire al Suo Creatore e Signore. Fede è sinonimo di fiducia ma questo non significa che dobbiamo aver fiducia ciecamente. Siamo uomini ed abbiamo la possibilità di stabilire relazioni di fiducia e sono queste relazioni che umanizzano l’uomo perché soltanto quando offre fiducia può essere veramente se stesso. Siamo stati battezzati da bambini e sono stati i nostri genitori che hanno fatto fiducia a Dio per noi. Ogni Pasqua, facendo memoria del nostro battesimo rinnoviamo la fiducia a Dio sempre più motivati che si merita la nostra fiducia, tutta la nostra fiducia. Per questo la Pasqua di ogni anno ci responsabilizza e ci pone nell’atteggiamento di chi si fa battezzare da adulto, proprio ora, proprio quest’anno non appoggiandoci sulla fede dei genitori e del padrino ma sulla propria: voglio essere battezzato perché , Signore, credo fermamente in Te, ho fiducia in te perché te la meriti tutta.
E ci viene concessa la grazia del battesimo. Non è magia. Dio non si impone mai alla nostra libertà. La grazia del battesimo non produce i suoi effetti senza il nostro attivo consenso. Il battesimo , come tutti i sacramenti, ha un principio attivo: Gesù Cristo che agisce se gli apriamo la porta della nostra libertà. E allora ci dona la vita eterna, e Dio fa tutto per noi ma niente senza di noi. Da questo la formidabile potenza del Battesimo se attiva la nostra fede…