a cura di S.E. l’Arcivescovo Mons. Giuseppe Mani/
Un giorno mio nipote domandò: “Mamma, Gesù si chiama Gesù o Dio?”. La madre prontamente replicò: “Quando viene zio lo chiedi a lui”. La mia risposta fu semplice: “Tu come ti chiami?”. “Enrico Sarti” fece mio nipote; ed io spiegai: “Così come Enrico è il tuo nome e Sarti il tuo cognome, Gesù è il Suo nome e Dio il Suo cognome”. Gesù appartiene alla famiglia di Dio. Egli ha due famiglie, proprio come noi. La prima che si trova in Cielo e si chiama Trinità, formata da tre persone: il Padre ed il Figlio, e lo Spirito Santo. L’altra che abita la terra, la terra di Nazareth, formata da Giuseppe e Maria, e da Lui. Quando siamo stati battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo siamo entrati a far parte anche noi della famiglia di Gesù con tutti i diritti. Siamo divenuti figli ed eredi di Dio. Ma andiamo per ordine: tutte le domeniche è la festa della SS. Trinità, ma solo una volta l’anno la Chiesa vuole che pensiamo particolarmente alla famiglia da cui veniamo, perché è l’immagine su cui siamo stati creati ed il modello a cui deve guardare il mondo. La dottrina sociale dell’uomo è la Trinità. La Trinità rimane un mistero: un mistero che però ci illumina. Dio è uno, ma trino. Sembra assurdo, invece è nella logica dell’Amore. Dio è l’amore nella sua perfezione, nella sua totalità e pienezza. L’amore che si dona e si riceve interamente. Se Dio è questo, di certo non può essere un solitario, uno isolato, chiuso in se stesso. Che Dio triste sarebbe!
In Dio l’amore circola, dialoga e comunica, condivide e riunisce, irradia e concentra; in una parola: vive! In Dio c’è unità e diversità, e lo sappiamo bene che la bellezza dell’unità sta nelle diversità che si uniscono. L’unità non è un monoblocco, ma la comunione di realtà distinte. Questa è l’immagine di una famiglia, di un gruppo di amici, di una comunità. In Dio c’è la perfetta unità e perfette diversità.
Ma andiamo avanti.
Per poter vivere ed amare nella Verità bisogna che ciascuno sia veramente se stesso, abbia cioè una reale personalità, ben caratterizzata, maturata.
Ma più si ama e più si è uniti, ecco allora il paradosso: più si è uniti e più ci si arricchisce personalmente. Al sommo di questa ascensione di amore c’è Dio nelle sua perfezione: uno e trino. Sono come tre fiamme che bruciano in una sola.
Facciamo parte della famiglia di Dio come figli ed eredi. Essere figlio è uscire da una mentalità di schiavitù, di sottomissione infantile che produce paura verso uno spirito nuovo, quello dell’assoluta confidenza e della più piena libertà. L’immagine è enorme: essere figli di Dio è l’origine della nostra dignità. Sono figlio di Dio, e questo significa tutto per me!
Essere eredi è ancora più sconvolgente. Eredi di Dio, cosa vuol dire?
San Paolo dice “Tutto è vostro!”. Eredi, dunque attori di questo mondo, creatori col creatore, collaboratori di Dio.
Se siamo eredi siamo anche responsabili. C’è da impegnarsi, perché questo è il nostro bene più grande e dobbiamo farlo fruttare a servizio dell’Amore.
Dove abita la Trinità. Un mistico Islamico ci dice quello che ripete san Paolo: “Colui che il cielo e la terra non possono contenere, si degna di abitare nel cuore di coloro che lo amano”.
Il tuo cuore è la casa della Famiglia di Dio. Dio ti attende lì, e ti aspetta per incontrarti ed essere la tua Felicità.
Buona Domenica!