La Chiesa che sogna Francesco avvicina gli atei alla fede cattolica e i popoli alle politiche sociali

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La Chiesa che Sogna Papa Francesco
La Chiesa che Sogna Papa Francesco

Introduzione a cura di Fabio Gallo – Direttore Editoriale Gruppo ComunicareITALIA

Non accadeva da tempo, eppure tutti abbiamo amato Benedetto XVI che nessuno pensava tanto forte da sopportare sulle sue spalle il peso di tanti scandali che hanno colpito la Chiesa. Scandali che, come ha dimostrato la cronaca, hanno colpito la radice della Società in generale: quella impegnata nella politica, nel mondo finanziario, dello sviluppo economico, del lavoro. Sta di fatto che nel cuore di questa malattia moderna che sta contaminando Europa e non solo, arriva (o ritorna) Francesco. Questa volta, però, non è “il Poverello”, bensì “il Papa”. HABEMUS PAPA – esclama il mondo – ma nessuno aveva scommesso giusto tranne lo Spirito Santo che, come al solito, ci sbalordisce, ci riempie di meraviglia, di gioia e ci rende tutti ricchi di quella ricchezza che Francesco di Assisi riconobbe per primo. Nessuno rinuncia a tutto per il niente. Francesco di Assisi sapeva che stava rinunciando a tutto in cambio di qualcosa che lo avrebbe reso molto più ricco di prima: la Carità, l’Amore di Dio. Si, questa ricchezza che non teme “spread” è di tutti e ce n’è per tutti e oggi Papa Francesco insieme alla Santa madre Chiesa ci indicano la via. E’ proprio ora, amiche e amici miei, che non dobbiamo avere vergogna di fare il segno della Croce e di pronunciare le parole “pace”, “bene”, ritenendole appartenenti ad un secolo passato. Papa Francesco è mandato dallo Spirito Santo perché Esso sapeva bene che oggi, esattamente in questo momento della nostra storia umana, avevamo bisogno di lui. Qualcuno ha detto che negli ultimi 30 anni sono accadute cose importanti attraverso il papato: Giovanni Paolo II ha adunato i popoli davanti le chiese e Benedetto XVI, continuando la sua opera con strumenti diversi, li aveva fatti entrare in Chiesa. Bene, condividendo questo pensiero, da “figlio” di entrambi i Papi, dico che oggi, dunque, possiamo ascoltare e comprendere con maggiore maturità la parola di Papa Francesco. In Chiesa c’è posto per tutti. Non dobbiamo avere vergogna di desiderare ardentemente di diventare santi. C’è posto, soprattutto, per i peccatori amati più di ogni altro da Gesù Cristo. Questa, certamente, la grande novità: quella di un ritorno alla chiesa della confessione e del perdono. Il Papa, non dimentichiamo, è “pontefice”, colui che crea ponti, e Francesco sta ricostruendo i ponti tra il cuore della Chiesa, Gesù Cristo, il suo insegnamento e Maria, e la gente, i laici tutti, non solo coloro che appartengono alle grandi organizzazioni. Oggi Donne e Uomini che avvertono nel proprio cuore il disaggio procurato dai colpi di una vita non sempre comprensibile e che ci rende consapevoli della nostra imperfezione, trovano nell’immagine di Papa Francesco e della sua Chiesa che rinasce dall’abbraccio con un ammalato, il ristoro sospirato e atteso. Per molti la vita stava diventando un quartiere senza Cristo. Papa Francesco, seminando gesti certi, quelli di Cristo, sta rendendo nuovamente fertile quel quartiere ove eravamo perduti. Santa Teresina di Lisieux ci diceva che quando cadiamo dobbiamo rialzarci, spolverarci le ginocchia graffiate e dobbiamo riprendere a camminare nella vita con il nostro adoratissimo Maestro. Ma non ne eravamo più certi. Oggi a sbalordire è tutta la Santa Madre Chiesa che, attraverso il Conclave, ci da Francesco. Cosa sarebbe la Chiesa se non avesse posto nel suo grembo materno il perdono? E, diciamo la verità, quanto è bello sapere di poter ricorrere, quando ne abbiamo bisogno, alla nostra Mamma? Questo è oggi la Chiesa che tutti ritengono rivoluzionaria con Francesco. E’ la Chiesa di sempre, quella della campagne, delle contrade, quella dei santi e della sante venute dal popolo, quella di tanti padri, mamme, nonne e nonni i cui ricordi ci hanno insegnato cos’è amare, nonostante tutto. Dunque, come dice Francesco, ma come disse Giovanni Paolo II e come sostenuto fermamente da Benedetto XVI, non dobbiamo avere timore di comprometterci per la Pace. Dite la verità: quante volte abbiamo evitato di pensare a quanto deve essere dura la vita di un ammalato tutt’uno con la sua sedia a rotelle, e di sua madre, di suo padre. Quante volte abbiamo pensato “cosa ne sarà di loro quando i genitori non ci saranno?”…e quante volte abbiamo avuto paura di rispondere a questa domanda? Abbiamo avuto paura perchè sappiamo che il nostro mondo è imperfetto, perché il modello di società che abbiamo costruito non basta e ci lascia da soli quando non abbiamo più le forze. Lui, Papa Francesco, come il poverello di Assisi con i lebbrosi, ci sta facendo capire che c’è un mondo di serie “a” e uno di serie “b”. Ci sta lasciando guardare come Gesù consentiva ai suoi Discepoli. Ci sta scuotendo da dentro. Forza, è ora che dobbiamo, insieme, fare qualcosa di estroverso per “uscire fuori” dal torpore. Ora, Insieme a Francesco. Se non ora, quando? Il nostro Signore Gesù Cristo è per davvero il Redentore del Mondo. Credete ad un uomo di carne come voi.
Oggi vi proponiamo un articolo scelto dalla Rete perché ci è piaciuto molto e vi auguriamo bona lettura. Grazie. Fabio Gallo – Direttore Editoriale Gruppo ComunicareITALIA – fabio.gallo@paoloditarso.it

LA CHIESA CHE SOGNA FRANCESCO

Linguaggio diretto, frasi, slogan, parole insolite. Il Papa fa la rivoluzione. Con la semplicità. Una Chiesa viva e concreta, non un’istituzione astratta, né tanto meno una ong. E un cristiano gioioso e coraggioso, che abbia la forza di andare, se necessario, anche controcorrente.

In appena due mesi al Soglio di Pietro, Papa Francesco traccia le linee guida del suo Pontificato, attraverso messaggi-slogan che suonano come un vero e proprio manifesto programmatico. Jorge Mario Bergoglio è diretto, schietto, trasparente e utilizza un linguaggio insolito per un Pontefice. Come quando afferma che «Dio non è un Dio-spray» o che «il confessionale non è una tintoria», o infine che le suore non sono «zitelle». Nel «manifesto» del Pontefice argentino c’è spazio per una riscoperta di Dio, di una fede viva e di una Chiesa rinnovata. Messaggi che giungono dirompenti al cuore dei fedeli, attraverso twitter o nelle messe mattutine che il Papa celebra nella Casa Santa Marta, dove ancora risiede.

La Chiesa che sogna Francesco
Quella che sogna Francesco è una Chiesa vicina alla gente, non un luogo dove costruire una fede fai-da-te, e soprattutto un’istituzione che fa solo carità e assistenzialismo. Ma deve essere una comunità viva, rinnovata, dove si respira l’amore di Dio. Il Papa si sofferma su questo concetto in più occasioni ad indicarne l’urgenza di rinnovamento. «Senza Gesù la Chiesa è soltanto una Ong», ha osservato nella sua prima messa nella Cappella Sistina. «Quando la Chiesa vuole vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici e diventa un po’ burocratica – ha aggiunto – la Chiesa perde la sua principale sostanza e corre il pericolo di trasformarsi in una ong. Ma la Chiesa non è una ong. É una storia d’amore».
Una Chiesa, dunque, che come una mamma prende per mano i suoi figli, i fedeli, e li accompagna nel cammino della vita. Ma attenzione, avverte il Papa, a non confondere la mamma con la baby-sitter. Perché quando i cristiani annunciano Gesù «con la vita, con la testimonianza e con le parole» allora la Chiesa «diventa una Chiesa Madre che genera figli». «Ma quando non lo facciamo – osserva Francesco – la Chiesa diventa non madre, ma la Chiesa-babysitter, che cura il bambino per farlo addormentare. É una Chiesa sopita».

Papa Francesco saluta i Fedeli
Papa Francesco saluta i Fedeli

L’identikit del cristiano doc
Coraggioso, gioioso, che abbia la forza di andare controcorrente. Dalle omelie di Papa Francesco si delinea con forza l’identikit del cristiano doc. Che deve annunciare il Vangelo con convinzione, e non essere – dice il Papa – «un cristiano tiepido». «Scommettete la vita per grandi ideali – ha detto rivolgendosi in particolare ai giovani – non siamo scelti dal Signore per cosine piccole, allora andate oltre, giocate la vita per grandi ideali». «Il Signore ci dà il coraggio di andare controcorrente: questo fa bene al cuore, ma ci vuole il coraggio». Il Papa si sofferma poi su un’altra caratteristica che deve appartenere al cristiano: quella della gioia, che non significa allegria. «Il cristiano è un uomo e una donna di gioia. L’allegria è buona, rallegrarsi è buono – ha spiegato Francesco – ma la gioia è di più, è un’altra cosa. É una cosa che non viene dai motivi congiunturali, dai motivi del momento: è una cosa più profonda». Il Pontefice argentino sa che il tempo, per i cristiani, non è dei migliori. Le persecuzioni, l’oppressione delle minoranze, il relativismo, sono sempre dietro l’angolo. E l’invito, per i cristiani doc, è di avere «il coraggio di rispondere al male col bene».

In quale dio credere?
Papa Francesco
invita a vivere la fede non come un concetto astratto ma a riscoprire la bellezza di un Dio che è persona concreta. Per questo Bergoglio esorta i cristiani a ristabilire un legame saldo con la preghiera. «La vera preghiera – ha detto – ci fa uscire da noi stessi e ci apre al Padre e ai fratelli più bisognosi». E nuovamente, con un linguaggio diretto, il Papa ricorda che Dio è «una persona concreta, un Padre». «Quante volte – ha affermato in una delle messe celebrate a Santa Marta – tanta gente dice in fondo di credere in Dio, ma in quale Dio? Un Dio diffuso, un Dio-spray, che è un po’ dappertutto ma non si sa cosa sia, una presenza impalpabile, un’essenza nebulizzata che si spande intorno senza sapere bene cosa sia. Dio è Persona concreta, è un Padre, e la fede in Lui nasce da un incontro vivo, di cui si fa esperienza tangibile».
Un Dio, insomma, che è anche misericordioso perché perdona e accoglie i suoi figli peccatori. «Tante volte pensiamo che andare a confessarci sia come andare in tintoria per pulire la sporcizia sui nostri vestiti. Ma Gesù nel confessionale – ha sottolineato il Papa – non è una tintoria». Confessarsi «è un incontro con Gesù, che ci aspetta come siamo».

Fonte Il Giornale.it (http://www.ilgiornale.it/news/interni/chiesa-due-mesi-ha-gi-cambiato-lingua-918064.html)
Foto Il Giornale.it

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