Lo scorso lunedì 18 febbraio, nell’Udienza concessa al Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, Mons. Guido Marini, il Santo Padre Benedetto XVI, “con la Sua Autorità Apostolica”, ha approvato alcune modifiche all’ “Ordo Rituum pro Ministerii Petrini initio Romae Episcopi” e ne ha disposto la pubblicazione. Abbiamo chiesto a Mons. Marini di illustrarci queste modifiche e il loro significato.
Anzitutto, che cos’è l’ “Ordo Rituum pro Ministerii Petrini initio Romae Episcopi”?
Come dicono le Premesse allo stesso “Ordo” al n. 2, è il Rituale che “presenta le celebrazioni previste in tempi diversi e in luoghi collegati alla sede episcopale in Roma in riferimento con la cura pastorale del suo Vescovo per l’intero gregge del Signore”. Si tratta, in altre parole, del libro che contiene i testi liturgici usati nelle celebrazioni presiedute dal nuovo Pontefice dal momento del solenne Annuncio dell’Elezione fino alla Visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore. L’ Ordo fu approvato da Benedetto XVI, con Rescritto “Ex audientia Summi Pontificis”, il 20 aprile 2005, il giorno seguente la sua elezione a Sommo Pontefice. Devo dire che a quel tempo l’Ufficio delle Celebrazioni fece, con competenza, un grande lavoro di studio per la preparazione e la stesura dell’Ordo.
Il Pontefice, con le stesse modalità, ha adesso approvato alcune modifiche. Può spiegarci il motivo di questo atto?
Mi pare di poterne individuare almeno due. Anzitutto il Santo Padre Benedetto XVI ha avuto modo di vivere in prima persona le celebrazioni di inizio pontificato nel 2005. Quell’esperienza, con la riflessione che ne è seguita, ha probabilmente suggerito qualche intervento teso a migliorare il testo, nella logica di uno sviluppo armonico. In secondo luogo, con questo atto, si è inteso proseguire nella linea di alcune modifiche apportate in questi anni alle liturgie papali. Ovvero, distinguere meglio la celebrazione della Santa Messa da altri riti che non le sono strettamente propri. Mi riferisco, ad esempio, al rito di Canonizzazione, a quello del Resurrexit la Domenica di Pasqua e all’Imposizione del pallio ai nuovi Arcivescovi Metropoliti.
Che cosa accadrà in concreto?
Come già accennato, sia nella celebrazione per l’inizio del Ministero del Vescovo di Roma, sia nella celebrazione per l’insediamento sulla Cattedra di Roma in San Giovanni in Laterano, i riti tipici saranno collocati prima e al di fuori della Santa Messa e non più all’interno di essa. Per quanto riguarda, poi, la celebrazione di inizio del Ministero del Vescovo di Roma, l’atto dell’ “obbedienza” sarà compiuto da tutti i Cardinali presenti alla concelebrazione. In tal modo, quel gesto che in Cappella Sistina, subito dopo l’elezione è compiuto dai Cardinali Elettori, torna ad avere una dimensione anche pubblica e rimane aperto a tutti i componenti del Collegio Cardinalizio, assumendo al tempo stesso un carattere di cattolicità. Non si tratta di una novità, in quanto tutti ricordano bene all’inizio del Pontificato di Giovanni Paolo II l’atto di obbedienza compiuto da tutti i Cardinali allora presenti alla concelebrazione. Tra di essi basti pensare alle ormai celeberrime e commoventi fotografie ritraenti l’abbraccio del Papa, sia con l’allora Card. Joseph Ratzinger, sia con il Card. Stefan Wyszyński.
Tra i primi atti del nuovo Vescovo di Roma sono previste le visite alle due basiliche papali di San Paolo fuori le Mura e di Santa Maria Maggiore. E’ stato disposto qualche cambiamento anche al riguardo?
A differenza di come era indicato nell’ Ordo, il nuovo Pontefice potrà compierle quando riterrà più opportuno, anche a distanza di tempo dalla elezione, e nella forma che giudicherà più adatta, sia essa una Santa Messa, la celebrazione della Liturgia delle Ore o un atto liturgico particolare come quello attualmente prescritto.
E’ contemplata qualche novità anche per la sezione musicale?
L’attuale Ordo, senza prevedere altre possibilità, indica un repertorio musicale per lo più nuovo, composto in occasione della redazione dello stesso Ordo. Quanto disposto da Benedetto XVI con il presente atto, invece, offre una maggiore libertà nella scelta delle parti cantate, valorizzando il ricco repertorio musicale della storia della Chiesa.
A cura di L’Osservatore Romano, 22 febbraio 2013