Il Vaticanese

Il Papa ha lavato i piedi degli umili e giovani del carcere minorile per riaccendere la speranza

Papa Francesco nel carcere minorile di Roma per la lavanda dei piedi
Papa Francesco nel carcere minorile di Roma per la lavanda dei piedi

“Sarà il più grande colui che si renderà schiavo dei suoi fratelli”. Così disse Gesù all’inizio delle celebrazioni pasquali ai suoi discepoli, lavando loro i piedi. Un gesto di servizio poiché servizio è una delle parole che in particolare più ricorre dall’inizio del Pontificato di Papa Francesco: Il potere del Papa non è potere, è servizio, ha detto nella messa di intronizzazione. Ed è anche un concetto che si è ripetuto in questo giovedì santo dove Papa Francesco dapprima stamani ha officiato la Messa del Crisma, ribadendo ad esempio come i sacerdoti debbano servire i fedeli e non incamminarsi sulla strada del carrierismo, come “il Pastore debba sentire l’odore delle pecore” e stare in mezzo al gregge, poi si è recato al Carcere minorile di Casal del Marmo di Roma per lavare i piedi a dodici giovani, di cui due ragazze. Ancora una volta in così poco tempo è stata una prima volta per Papa Francesco, il primo Papa a lavare i piedi ad una donna.

Una tradizione, quella della lavanda dei piedi, che compiva a Buenos Aires e che ha voluto da subito ripetere come Vescovo di Roma, rinnovandola e vivificandola. Del resto Papa Francesco, che con la sua semplicità ed umiltà sta stravolgendo la Chiesa ed i fedeli in questi suoi primi passi, in un ritorno alle origini, ha affermato quanto tiene ai giovani nella omelia di domenica scorsa a Piazza S. Pietro, annunciando la prossima giornata mondiale della gioventù che avrà luogo in Brasile a luglio. E ha detto anche quanto riponga speranza, altra parola a Lui cara, nei giovani perché siano pellegrini del mondo e diffondano la gioia della fede. Un’autenticità, una coerenza di semplicità e di progettualità che si delinea fin da quando Bergoglio si è fatto conoscere come Papa Francesco, per stare in mezzo ai poveri, come testimonia il nome che ha scelto, per il ritorno ad una Chiesa più povera. E’ un Papa che fa quello che dice. Oggi il Santo Padre ha lavato i piedi proprio ai giovani, ha accarezzato i piedi a coloro che sono soli, a quei ragazzi che hanno perso il lume della speranza, una speranza che nel servizio il Sommo Pontefice desidera restituire loro, perché, come ha detto ancora, la gioia e la speranza nascono nell’incontro con Gesù.

Ci viene in mente un’immagine bellissima di Gesù che lava i piedi a Pietro nella Cappella degli Scrovegni a Padova, il capolavoro di Giotto per eccellenza, restaurato da qualche anno. Oggi quei piedi sono di ragazzi, come i dodici apostoli, e di ragazzi che devono ritrovarsi per portare se stessi con ritrovato o acquisito entusiasmo ed impegno nella società. E’ il Papa stesso che partendo da un gesto paterno, così eclatante ma genuino, di un padre che accoglie sempre il proprio figlio, “un nonno”, li accompagnerà, anche nel loro animo, nelle difficoltà e nella paura della loro esistenza insieme a coloro che hanno osservato e sono stati testimoni quest’oggi, certamente i quarantanove ospiti.

Tra i minori con un’età compresa tra i quattordici e i diciassette anni, otto italiani e gli altri stranieri. Il Papa ha mostrato misericordia per questi ragazzi, con storie dure e sofferte, che hanno i genitori a loro volta in carcere, che sono sieropositivi, orfani in carcere per rapina, che hanno anche nel carcere stesso dato fuoco alla loro cella o distrutto la loro mensa.

Bambini con un curriculum penale da adulti che oggi hanno avuto un Padre e che è disposto a riprendersi le pecorelle smarrite, a pascerle ed a riportarle nel gregge. Resta un grande insegnamento per tutti, sacerdoti e fedeli, credenti e non, che il Papa sia andato ai margini della sua diocesi, tra gli umili, in perfetta linea con i messaggi che sta lanciando in questi giorni, dove non è il Papa al centro ma il volto e il segno di Gesù Cristo.

Tra i ragazzi persino tanti musulmani ai quali il Papa ha lavato i piedi, coloro che non credono a cui don Gaetano Greco, cappellano del carcere, ha cercato di spiegare, non senza difficoltà, del perchè della presenza del Papa.

Già in passato Benedetto XVI ha incontrato i giovani detenuti nel 2005 e prima di lui Giovanni Paolo II nel 1980. D’altronde il Papa lo ha detto nella sua omelia a Piazza S. Pietro di portarsi sulla continuità di Giovanni Paolo II e di Papa Ratzinger, un prosieguo per cui ha optato anche nel giorno dell’antico rito della lavanda dei piedi.

Il pomeriggio, con l’ausilio anche di educatori del Ministero della Giustizia, si è svolto con letture e preghiere da parte dei detenuti stessi, con i volontari che solitamente prestano la loro opera al carcere. Insieme al Papa il Cardinale della Diocesi di Roma Agostino Vallini, mons. Angelo Becciu, il segretario particolare del Papa don Alfred Xuereb. I ragazzi hanno preparato per il Papa un inginocchiatoio e una croce in legno che gli è stata consegnata nella palestra del carcere e davanti ai quali doni, come farebbe un nonno, Bergoglio, che cita spesso gli insegnamenti dei suoi nonni, ha donato uova di cioccolata per la pasqua.

“Usciamo da noi stessi – aveva detto stamani il Papa nella Basilica di S. Pietro – e portiamo sulle spalle il popolo”.

Viviana Normando

 

 

 

Exit mobile version