Il Vaticanese

Il Papa ai giocatori di calcio: siate portatori di umanità. La risposta della “Paolo di Tarso”: aiutiamo Maria Carla Morosini

Ci congratuliamo con l’Italia e con l’Argentina e siamo molto soddisfatti – dichiara il Responsabile dell’Area Progetti della Fondazione Paolo di Tarso dott. Fabio Gallo – in merito alla visita delle squadre dal Santo Padre, proprio per il messaggio che è emerso e che sottolinea come il calcio possa farsi tramite di umanità. Viviamo gli stessi sentimenti nel mondo dello sport da quando la nostra Fondazione è stata protagonista di un miracolo di cui è stato strumento il mondo del calcio: la piccola Giada si è svegliata dal coma grazie al Campione di umanità Alessandro Del Piero. La famiglia di Giada ha chiesto aiuto alla Fondazione Paolo di Tarso e il messaggio di Del Piero, che non ha esitato a rispondervi, è stato registrato riportando in vita Giada. E’ per questo motivo che oggi la Fondazione Paolo di Tarso, pur non occupandosi di questioni calcistiche, ha deciso di scendere in campo promuovendo un evento di solidarietà dedicato a Maria Carla Morosini, la sorella disabile di Piermario Morosini, il giocatore di recente deceduto sul campo, che è stata lasciata sola dal mondo del calcio. Una manifestazione dal titolo “Insieme a Francesco. Champions for Peace” (www.insiemeafrancesco.it) che, senza interessi personali, ha come obiettivo solo fare qualcosa di buono e che si terrà probabilmente ad ottobre 2013, rivolta al sostegno delle attività caritatevoli del Santo Padre ed alla sistemazione della ragazza. I giovani imitano i Campioni e i Campioni come ha sottolineato il Papa vi si riconoscono ed è per questo che hanno una grande responsabilità: quella di essere da esempio come Campioni nel campo ma soprattutto nella vita. I Campioni hanno una responsabilità sociale. Lo stesso monito che ha voluto dare alle squadre nazionali il Santo Padre. Un riconoscimento anche per noi perché sappiamo che “Insieme a Francesco” stiamo lavorando nella direzione giusta. E’ necessario non solo issare bandiere o indossare maglie autografe ma usare questi espedienti, il lato vero dello Sport, per salvare subito Maria Carla Morosini e solo così lo sport continuerà ad avere il suo significato di solidarietà, gioco di squadra e gratuità, il senso dell’incontro con l’altro, capace di sussistere anche lontano dal business e dal vincere solo una coppa. Una vittoria nel campo della vita può essere molto di più”.

Si riporta di seguito il servizio di Radio Vaticana e le parole di Papa Francesco:

“Siate uomini nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità” – ha detto Papa Francesco in udienza ai giocatori”.

“Papa Francesco si è rivolto ai giocatori delle nazionali di Italia e Argentina, ricevuti stamani in Vaticano, alla vigilia dell’amichevole di domani all’Olimpico di Roma. Una partita che vuole essere un omaggio al Santo Padre, grande appassionato di calcio. Al termine dell’incontro il Papa ha chiesto preghiere per il suo ministero e perché anche lui “possa giocare una partita onesta e coraggiosa”.

“Sarà un po’ difficile per me fare il tifo, ma per fortuna è un’amichevole… e che sia veramente così, mi raccomando!”

Papa Francesco fa il suo esordio con una battuta ma tutto l’incontro con le nazionali italiana ed argentina è all’insegna della cordialità e della spontaneità. Un atteggiamento tipico del Santo Padre che stavolta “gioca” in casa, non ha infatti mai nascosto la sua passione per il calcio e in un passaggio del suo discorso ricorda l’impresa del “San Lorenzo”, la sua squadra del cuore, che nel ’46 vinse il titolo grazie ad un gol dell’attaccante Pontoni. In questo contesto però Papa Francesco insiste su un punto specifico: la responsabilità sociale che i calciatori hanno in campo ma anche fuori:
“Nel gioco, quando siete in campo, si trovano la bellezza, la gratuità e il cameratismo. Se a una partita manca questo perde forza, anche se la squadra vince. Non c’è posto per l’individualismo, ma tutto è coordinazione per la squadra”.


E davanti a tanti calciatori professionisti, il Papa fortemente rilancia un pensiero:
“’Dilettante’, amateur. E’ vero che l’organizzazione nazionale e internazionale professionalizza lo sport, e dev’essere così, ma questa dimensione professionale non deve mai lasciare da parte la vocazione iniziale di uno sportivo o di una squadra: essere amateur, ‘dilettante’. Uno sportivo, pur essendo professionista, quando coltiva questa dimensione di ‘dilettante’, fa bene alla società, costruisce il bene comune a partire dai valori della gratuità, del cameratismo, della bellezza”.
E dunque – evidenzia il Papa – prima di essere campioni, si è uomini con pregi e difetti, con il cuore e le idee, con le aspirazioni ed i problemi:

“E allora, anche se siete dei personaggi, rimanete sempre uomini, nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità”.

Rivolgendosi poi ai dirigenti sportivi, Papa Francesco ricorda che il calcio è diventato un business e proprio per questo esorta a lavorare perché non si perda “il carattere sportivo”:

“Anche voi promuovete questo atteggiamento di ‘dilettanti’ che, d’altra parte, elimina definitivamente il pericolo della discriminazione. Quando le squadre vanno per questa strada, lo stadio si arricchisce umanamente, sparisce la violenza e tornano a vedersi le famiglie sugli spalti”.
Parlando poi in spagnolo, il Papa esprime il suo apprezzamento per l’incontro con i calciatori e a loro chiede di “vivere lo sport come un dono di Dio, l’occasione per mettere a frutto il loro talento ma anche come responsabilità”. Poi raccontando di una telefonata, domenica scorsa, con alcuni ragazzi che discutevano su una partita di calcio, il Papa ha ricordato:

Ustedes son ejemplo…

“Voi siete un esempio, un punto di riferimento. Il bene che voi fate è impressionante. Con la vostra condotta, con il vostro gioco, con i vostri valori fate bene. La gente vi guarda. Approfittatene per seminare il bene”.

Infine, la richiesta forte e diretta ad ogni partecipante all’incontro:

“E, per favore, vi chiedo che preghiate per me, perché anch’io, nel ‘campo’ in cui Dio mi ha posto, possa giocare una partita onesta e coraggiosa per il bene di tutti noi”.
Dopo i saluti e lo scambio di doni, il Papa ha ripreso la parola suscitando l’applauso divertito dei presenti:
“Ho visto che la squadra italiana, erano tutti in fila … e anche ho visto che gli argentini erano tutti … ma questo è importante, perché qui in Vaticano mi rimproverano, e dicono che io sono indisciplinato! Adesso, hanno visto la mia razza …”.

Servizio a cura di Viviana Normando.

Fonte Servizio Udienza: Radio Vaticana.

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