a cura di Andrea Borrelli/
(15.04.2014 St Jean Pied De Port – 12.05.2014 Finisterre) – Il Cammino di Santiago non è un’esperienza come altre. Non è un viaggio o una vacanza.
È un calarsi dentro sé stessi per capire nel profondo la natura più o meno malsana o fantastica di ciò che si è o si è stati.
Di ciò che si è vissuto o si vivrà.
E questo profondo esame è solo l’inizio. Può essere meraviglioso, durissimo o tutte e due le cose insieme.
“Dici?”. No.
Forse il Cammino è altro.
Del resto ognuno ha i suoi perchè e ogni pellegrino ha le sue motivazioni per aver intrapreso l’ “avventura”.
Personalmente, nei 27 giorni che mi hanno visto camminare da St.Jean Pied De Port a Finisterre passando per Santiago e Muxìa, ho imparato a gestire molti dei miei pensieri e ho appreso moltissimo riguardo al mio modo di stare al mondo e al mio essere uomo nel confrontarmi con la fatica, la gioia, i dolori e le paure.
Ad una stupida ed insignificante curva ho scoperto improvvisamente di sentirmi felice per esempio.
Di una felicità incontenibile.
Ho imparato ad andare piano in discesa e ad accelerare in salita.
Ho avuto rispetto per i Pirenei.
(“Abbi rispetto per i Pirenei, ragazzo”- Massimo.)
E ho riscoperto la bellezza di mangiare un panino sdraiato sull’erba senza tempo e senza rumori.
Mi sono chiesto il perché dovessi correre avendo “me stesso”ed infinite possibilità da soppesare.
E pensandoci su ho visto esaurirsi le salite.
Non ho avuto bisogno di una musica che mi rilassasse perchè avevo il suono dei miei passi e le voci della natura e della storia intorno.
Mi sono fatto un sacco di domande e ho imparato a dare rispetto e a guadagnare quello per me stesso.
Ho ricominciato da zero a camminare e ho provato il gusto di non fotografare un panorama per capire se fossi in grado di ricordarlo nei minimi dettagli.
Ho parlato una lingua che non esiste con una koreana e o regalato pane e salame ad uno svizzero.
E camminando o riposando ho diviso passi e confidenze con persone eccezionali.
Ho visto il Cammino di Santiago diventare l’unità di misura di un sacco di cose e lui mi ha ripagato facendomi fare amicizia con la pioggia ed il fango e mi ha schernito allontanandomi le case, i monti o il mare da sotto il naso mentre ci camminavo incontro.
Ho assaporato la bibita più buona che si possa sognare in un altopiano deserto lasciandola a metà per darle più valore e ho scoperto quanto siamo abituati a vivere il tempo degli altri e mai il nostro.
Ero una foglia, ora sono un albero che ha delle radici piantate nel terreno. Non so quanto solide.
Ma il fatto che siano radici è certamente un buon inizio.
Così Finisterre è stato il mio punto di partenza. E scoprirlo mi ha commosso fino alle lacrime.
Poi ho sorriso. E respirato forte.
Ad oggi respiro ancora.
Buon Cammino Andrea, buon Cammino a tutti!