Pomeriggio intenso per Papa Francesco che ha visitato a Roma la Comunità di Villa Nazareth, una struttura che in settanta anni ha aiutato tanti giovani, orfani o provenienti da famiglie numerose, a curare la propria formazione. Ad accogliere il pontefice il cardinale Achille Silvestrini, che presiede la Fondazione Comunità Domenico Tardini, e mons. Claudio Maria Celli, il vicepresidente. In mattinata Francesco aveva invece presieduto l’udienza giubilare con 30mila pellegrini e nella quale aveva parlato della conversione, che diventa “autentica” solo quando si comincia ad avere attenzione per gli altri.
Oltre due ore invece con la Comunità sulla Pineta Sacchetti di Roma. Il Papa ha affrontato una serie di temi, dalla necessità dell’accoglienza (a partire dai migranti “che fuggono dalla fame e dalle guerre”) alla cultura del provvisorio, dall’economia che ha messo al centro il dio denaro e uccide al capovolgimento di valori, dalle chiacchiere alla necessità di essere veri testimoni cristiani. Comincia con la parabola del Buon Samaritano e sottolinea: “Il Signore ci liberi dai preti che hanno fretta”, facendo riferimento al sacerdote che nel brano del Vangelo vede una persona in difficoltà e tira dritto.
A un giovane che gli chiede del suo rapporto con la fede, confida: “Tante volte mi trovo in crisi con la fede, a volte ho avuto” l’audacia di “rimproverare Gesù e anche di dubitare. Questo sarà la verità? Ma sarà un sogno?”. E questo gli è accaduto “da ragazzo, da seminarista, da religioso, da prete, da vescovo e anche da Papa”. E ha aggiunto: “Un cristiano che non ha sentito questo alcune volte”, al quale “la fede non è entrata in crisi, gli manca qualcosa”. Parlando dei cristiani perfetti e senza dubbi ha usato un’immagine non proprio da sagrestia. “C’è chi si pavoneggia” credendo “di essere un cristiano perfetto. Il pavone è bello ma giratelo e guardatelo da dietro, anche quella è la verità del pavone”. “Tanti sono truccati da cristiani ma non sono cristiani”. Poi il Papa ha fatto un esempio di ciò che può avvenire nelle chiese: “Tu non sei sposato in chiesa e non puoi fare il padrino. Tu invece sei un truffatore, uno sfruttatore, trafficante di bambini. ‘Ma è un bravo cattolico, dà l’elemosina alla Chiesa!’. Sì, tu puoi essere padrino. Ma così noi abbiamo capovolto i valori”.
E da Leopoli, in Ucraina, dove ha portato l’abbraccio del Papa alla popolazione piegata dalla guerra, il Segretario di Stato Vaticano, il card. Pietro Parolin, dice una cosa analoga: la Chiesa può cadere nell’errore di onorare come “benefattori” ricchi che si impossessano di beni altrui e “anche le nostre Chiese possono fare sfoggio di ricchezza, in un modo così brutale e volgare da offendere profondamente le coscienze”. “Possiamo arrivare non solo a farci amici dei potenti – ha detto ancora Parolin -, ma ad ostentare noi stessi, chiamati a responsabilità nella Chiesa, ricchezze, beni di lusso, abitudini costose e morbosamente esibizioniste”.
Infine il Papa sui cristiani in difficoltà, soprattutto in Medio Oriente. “A me non piace quando si parla di genocidio dei cristiani. E’ un riduzionismo”. Per il Papa il termine giusto è “persecuzione che porta i cristiani alla fedeltà, alla coerenza nella propria fede. Non facciamo riduzionismo sociologico di quello che è invece un mistero della fede”.
Fonte Asca