Di Emanuela Campanile e Fabio Colagrande – Città del Vaticano/ News.va
“Dalla fine della dittatura militare con Augusto Pinochet, nel 1990, il Cile è profondamente cambiato”. La storica ed esperta di America Latina, Lucia Capuzzi – giornalista del quotidiano Avvenire -spiega le profonde e veloci trasformazioni del Paese negli ultimi due decenni, mettendo a fuoco i punti di forza e le debolezze tipiche di una giovane democrazia.
Il Cile durante la visita di Giovanni Paolo II
“La situazione nel Paese rispetto a quando venne Papa Wojtyła nel 1987 è mutata – spiega Capuzzi – il Cile è veramente un altro Paese. Allora c’era ancora la dittatura e la visita del Pontefice fu vissuta come una straordinaria ventata di speranza in un momento di cupezza. Ora – sottolinea – ci troviamo difronte ad un Paese sviluppato, estremamente moderno che soffre dei problemi delle democrazie moderne, una trasformazione vissuta in modo molto accelerato”.
Il Paese ai tempi di Papa Francesco
Analizzandoo il passato e il presente del Paese latinoamericano, Capuzzi prosegue: “In tutte le situazioni, i partiti politici, lo Stato, il governo e la Chiesa inclusa sono criticate e viste come qualcosa di estraneo e lontano. La Chiesa cilena stessa ha fatto mea culpa e lo ammette: a far perdere fiducia nei cittadini hanno contribuito anche gli scandali di pedofilia. La visita del Papa è quindi vista come una straordinaria occasione di rinnovamento, un ripartire con slancio. E’ soprattutto percepita come un’ iniezione di speranza di cui questo Paese ha molto bisogno. Il Cile sta vivendo come se ci fosse una sorta di cappa di rassegnazione. L’individualismo portato dalla dittatura e ora con un sistema economico ferocemente neo-liberale, ha contribuito a rompere il tessuto comunitario”.