Il Vaticanese

Il Cemento di Capo Colonna che accorcia il cammino e cancella la storia della più grande Civiltà.

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I Ministri Dario Franceschini e Maria Carmela Lanzetta e Mario Oliverio Presidente della Regione Calabria

A cura della Redazione del Gruppo ComunicareITALIA – più Italia in Rete/

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Per fortuna siamo riusciti a digitalizzare l’Area Archeologica di Capo Colonna prima che decidessero di cancellare i segni di una Civiltà sotto una colata di tonnellate e tonnellate di cemento. Stessa cosa abbiamo fatto prima che il mare inghiottisse una parte dei noti scavi di Kaulonia. Lo ha affermato Fabio Gallo della Fondazione “Paolo di Tarso” e fondatore di DigITALIABANK, la Banca Digitale delle Immagini d’Italia che ha diretto i lavori di virtualizzazione delle due aree archeologiche. “In ogni caso ciò che è accaduto è uno scempio: un atto contro il buon senso, di cattivo gusto, di mancanza di rispetto verso la Civiltà – ha dichiarato Fabio Gallo. Ma anche un atto che evidenzi l’inesistente intelligenza in talune persone che sono sempre e solo brave a giustificarsi. Ma il loro nome passerà alla storia per queste orrende violazioni. Sono sempre più convinto – conclude l’esperto di gestione della conoscenza – che il problema in Italia e in Calabria, sia fondamentalmente dovuto ad una grande carenza di una cultura del rispetto del prossimo. C’è gente che per vedere l’Area Archeologica di Capo Colonna attraversa il mondo. Oggi, troveranno un orrendo segno di questi tempi. Tra mille anni scavando diranno: queste colonne sono i segni della Civiltà e questo cemento i segni della barbarie del XXI secolo”.

Dopo la lunga e deprimente discussione sui Bronzi di Riace che ha trasformato due capolavori dell’Arte mondiale nel simbolo delle polemiche sterili e improduttive, arriva dalla Calabria una nuova notizia che ha del raccapricciante. Giunge dal Promontorio di Capo Colonna, luogo di assoluta sacralità culturale e di silenzio evocativo ricercati dal Turismo che giunge da lontano, ove colate di cemento stanno affogando l’anima millenaria della celebre Area Archeologica.

La cementificazione sarebbe stata ordinata al fine di ricavare un parcheggio a pochi metri dal celebre Santuario di Santa Maria di Capo Colonna e dalla Colonna di Hera Lacinia simbolo di Crotone e di una Civiltà da restaurare integralmente ma, dignità vorrebbe, non applicando metodi che potrebbero passare per talebani, come quelli che stanno facendo scalpitare anche autorevole stampa locale, cittadinanza e istituzioni. Ma c’è chi mette le mani avanti e parla di opera necessaria per la messa in sicurezza e che, tra l’altro, avrebbe avuto l’ok del parroco. Se così fosse è proprio a quel parroco che vorremmo dire, da cristiani, che deve prendere coscienza del fatto che il Santuario non è collocato al centro di Crotone, bensì esattamente nel cuore dell’Area Archeologica più importante del Sud Italia insieme a Pompei, Selinunte e Agrigento. Ciò dovrebbe bastare a comprendere che in tali casi ciò che attrae pellegrini e turisti, è proprio la connotazione di luogo in cui è possibile ricercare la Spiritualità evocata anche grazie al silenzio. E ciò non accadrà mai più nel traffico delle macchine o all’interno di parcheggio.

Capo Colonna, Crotone

In sintesi: cosa ci vuole per far capire che questo spazio deve essere rispettato? Esattamente come nel Santuario di Lourdes, di Loreto, di Pompei, di San Francesco da Paola. Oggi il fatto è uno e uno solo: quel piazzale in cemento sarà per la Calabria un nuovo nodo di polemiche e pubblicità negativa. Immaginiamo già le autovetture parcheggiate davanti la porta del Santuario e a tre metri dalla Torre. Osceno! Altra cosa, bisogna dire, è autorizzare il rifornimento del bar limitrofo per attività di carico-scarico o per i diversamente abili. Lo si faceva già prima. Potrebbero, gli addetti, recarsi in visita al Santuario di Loreto anche per capire come attività commerciali necessarie per il lavoro, spiritualità e assistenza ai pellegrini, possono convivere con grandissima dignità. E’ giusto che intervengano le istituzioni per evitare ulteriori danni e verificare la capacità dei soggetti coinvolti a provvedere ancora al miglio futuro dell’area archeologica.

APPELLO RIVOLTO AI MINISTRI FRANCESCHINI E LANZETTA E AL PRESIDENTE OLIVERIO

Capo Colonna, Crotone

Le Testate Giornalistiche del Gruppo ComunicareITALIA, la cui mission prevede la promozione dell’Italia in Rete (ciò spiega il naturale attaccamento ai Beni Culturali ndr.), sono al fianco della cittadinanza e, unendosi alle istanze della stampa locale, chiedono l’interessamento dei Ministri Dario Franceschini e Maria Carmela Lanzetta, nonché del neo Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. 

Quanto accade nell’Area Archeologica di Capo Colonna – ci teniamo a dire – oltre a rappresentare un cinico e sprezzante atteggiamento nei confronti del Bene Culturale inteso come “bene comune”, si pone in dicotomia con le politiche di valorizzazione dei Beni Culturali per il rilancio del “valore Italia” promosse dal Ministro Dario Franceschini. Di certo, l’autonomia di cui parla il Ministro non è da intendere come licenza ad operare in modo diametralmente opposto al buon senso. Anche il Ministro Maria Carmela Lanzetta ha scritto recentemente al Ministro Franceschini un’accorata lettera perché il MiBACT attivi le necessarie ispezioni. Il presidente Mario Oliverio dal canto suo, ha chiesto un’ispezione.

KAULONIA COME CAPO COLONNA: AFFIDIAMO AI GIOVANI I LORO BENI
E’ giusto chiedere alle Autorità politiche un interessamento diretto. Lo chiediamo al Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio perché tuteli ciò che occorre ai calabresi per rinascere e attuare il suo piano politico di Sviluppo economico nella legalità; lo chiede al Ministro Franceschini perchè la sua riforma possa essere immediatamente recepita come fondamentale per la rinascita dell’Italia che necessita oggi più che mai del suo immenso patrimonio culturale. Non per ultima, anzi, per prima, lo chiede al Ministro Maria Carmela Lanzetta che da Sindaco troppo ha subito l’abbandono di un altro “capolavoro” della Civiltà Greca: Kaulonia. Proprio a lei dedichiamo le immagini che ritraggono l’Area Archeologica di Kaulonia prima che la mareggiata ne asportasse un pezzo.

Capo Colonna, Crotone

UN DONO ALLA POLITICA PERCHE’ DIFENDANO LA CIVILTA’
Oggi intendiamo fare un dono ai lettori offrendo le spettacolari immagini realizzate proprio sul promontorio di Capo Colonna dalla Fondazione Culturale “Paolo di Tarso” che ha digitalizzato negli anni le bellezze paesaggistiche e culturali della Calabria per promuoverla. Questa Fondazione oggi è in possesso di un Capitale inestimabile per la valorizzazione della Calabria. Un lavoro paziente che valorizza la vocazione turistica e culturale di Capo Colonna e dell’intera Calabria.

Promontorio di Capo Colonna: Santuario di Santa Maria di Capo Colonna – Crotone

Una carrellata di immagini che rivolgiamo offriamo per ricordare l’immagine incantata di queste meraviglie sempre poco utilizzate per lo sviluppo del Territorio e che, anche per questa disattenzione, finiscono per essere oltraggiare con la conseguente perdita di valore economico per chi vive di turismo. Ma desideriamo offrire queste immagini anche per significare a chi della Politica desidera farne uno strumento nobile, che esistono professionalità ed esperienze che oggi rappresentano l’indiscutibile slancio di  cui necessità il Sud per essere presente nel mondo in modo innovativo ed efficace. Le immagini ritraggono l’Area Archeologica di Capo Colonna e quella di Kaulonia.

Capo Colonna – Crotone – parco Archeologico

DAGLI ORGANI DELLA STAMPA LOCALE A CURA DI MARIA BONAIUTO:

COLATE DI CEMENTO DALLE BETONIERE SUI SEGNI DELLA CIVILTA’ Le betoniere stanno scaricando tonnellate di cemento a pochi metri dall’area Archeologica ove si erge tra gli scavi la Colonna di Hera Lacinia, simbolo dell’intero territorio e a pochi passi dal santuario di Santa Maria di Capo Colonna, noto per essere attrazione mondiale nel corso della festa a lei dedicata.

“A nulla  – scrive la stampa locale a firma di Maria Bonaiuto su Crotone24News.it – sono valse le sollecitazioni da parte delle associazioni Gettini di Vitalba e Sette Soli prima, e poi dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle Parentela e Morra. La “messa in sicurezza dei mosaici romani” (avete letto bene, trattasi di messa in sicurezza dei rinvenimenti archeologici) è partita con la prima lunga colata di cemento, su cui presto andrà aggiunta la pavimenazione in cotto e materiale lapideo”.

IL MOVIMENTO 5 STELLE IMPEGNATO PER FERMARE LE COLATE DI CEMENTO “Un progetto, quello a cura della Soprintendenza e con l’avallo dei tecnici del Comune di Crotone – continua la segnalazione della Bonaiuto – che prevede la realizzazione di un parcheggio nel piazzale antistante la chiesa S. Maria di Capo Colonna, lo stesso piazzale dove sono stati rinvenuti i resti di costruzioni monumentali attribuibili ad uno spazio pubblico, forse il foro della colonia romana fondata nel 194 a.C. Dal pomeriggio di ieri un gruppo di attivisti del Movimento 5 Stelle e cittadini senza bandiera politica hanno deciso di presidiare l’area per impedire la prosecuzione dei lavori che prevedono la realizzazione di una pavimentazione in cotto riquadrata da lastre in materiale lapideo per una estensione di 30 metri in lunghezza e 15 in larghezza, fino al limite di Casa Morrone. L’allarme, riporta la Bonaiuto su Crotone24News.it, era stato lanciato a settembre dalle associazioni Gettini di Vitalba e Sette Soli, che avevano, in una missiva indirizzata al ministro Franceschini, alla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria, a Simonetta Bonomi, al sindaco Vallone e al dirigente all’urbanistica Dominijanni, sollecitato una revisione del progetto evidenziandone le criticità: prima tra tutte la “non valorizzazione“ archeologica dell’area e poi la messa in pericolo della zona attraverso un intervento troppo invasivo. Il progetto prevede oltre alla realizzazione della pavimentazione e quindi copertura dei resti di un foro della colonia romana, anche lo scavo meccanico e mediante trivellazione delle fosse necessarie alla dislocazione dei plinti in cemento armato che, tre per ciascun lato corto, dovranno ancorare al suolo la copertura, lunga circa 18 metri e larga circa 9, con cui si vorrebbero proteggere le due stanze dell’edificio delle terme romane (in latino balneum) del I secolo a.C. dotate di pavimenti a mosaico. A poco sono valse le richieste delle due associazioni e l’intervento dei parlamentari pentastellati, i lavori sono stati avviati grazie all’ok concesso dal Comune di Crotone e la prima colata di cemento è stata fatta. Non si comprende quale disegno possa esserci dietro questo continuo, silenzioso, tentativo di distruggere quell’area. Sistematicamente, ripetutamente, negli ultimi anni si stanno consumando, a forza di autorizzazioni, concessioni, progetti e studi tecnici (di tecnici quasi sempre gli stessi), tentativi di distruggere il patrimonio archeologico crotonese: progetti per villaggi turistici che si fanno beffa dei piani paesaggistici, autorizzazioni per la realizzazione di nuovi impianti Eni in piena area archeologica, e ora si va dritto al cuore: il parco archeologico.

Fa specie – continua Maria Bonaiuto – che in tutti questi casi ci siano sempre gli stessi attori: Soprintendenza e amministrazione locale.

INTERVENUTI ANCHE I MINISTRI FRANCESCINI E LANZETTA Intanto oggi il Ministro Dario Franceschini, sollecitato ancora una volta dai parlamentari 5 Stelle e dal Ministro Maria Carmela Lanzetta, ha contattato il direttore del Parco Archeologico di Capo Colonna Maria Grazia Aisa, alla quale ha chiesto spiegazioni sulla vicenda.

Si attende ora una ferma presa di posizione del ministro, un vero intervento a tutela del Patrimonio archeologico, storico e culturale e che i responsabili di questo scempio ne rendano conto.

Fonte Maria Bonaiuto Crotone24News.it

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