Città del Vaticano – All’Angelus del Papa di domenica 27 gennaio in Piazza San Pietro, erano presenti, tra gli altri, i ragazzi dell’Azione Cattolica della diocesi di Roma che concludono con la “Carovana della Pace” il mese di gennaio da loro tradizionalmente dedicato al tema della pace. Al termine della preghiera dell’Angelus un bambino e una bambina appartenenti a due diverse parrocchie romane, invitati nell’appartamento pontificio, hanno letto un messaggio a nome dell’Acr di Roma “Caro Papa, anche quest’anno l’Azione cattolica è in Piazza San Pietro per concludere con te il cammino del mese della pace” per “gridare di nuovo alle nostre città il bisogno di pace che c’è nel mondo”, ha detto la bambina a Benedetto XVI. “Stiamo sperimentando se siamo davvero capaci di pace” ha proseguito, chiedendo al Santo Padre “di pregare per noi, affinché riusciamo a fare della nostra vita un grande spettacolo, guidato dall’unico vero regista, Gesù. L’Azione cattolica di Roma, caro Papa, non smette mai di volerti bene”. [Prima dell’Angelus:]
Cari fratelli e sorelle!
La liturgia odierna ci presenta, uniti insieme, due brani distinti del Vangelo di Luca. Il primo (1,1-4) è il prologo, indirizzato ad un certo «Teofilo»; poiché questo nome in greco significa «amico di Dio», possiamo vedere in lui ogni credente che si apre a Dio e vuole conoscere il Vangelo. Il secondo brano (4,14-21), invece, ci presenta Gesù che «con la potenza dello Spirito» si reca di sabato nella sinagoga di Nazaret. Da buon osservante, il Signore non si sottrae al ritmo liturgico settimanale e si unisce all’assemblea dei suoi compaesani nella preghiera e nell’ascolto delle Scritture. Il rito prevede la lettura di un testo della Torah o dei Profeti, seguita da un commento. Quel giorno Gesù si alzò a leggere e trovò un passo del profeta Isaia che inizia così: «Lo Spirito del Signore Dio è su di me, / perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; / mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri» (61,1-2). Commenta Origene: «Non è un caso che egli abbia aperto il rotolo e trovato il capitolo della lettura che profetizza su di lui, ma anche questo fu opera della provvidenza di Dio» (Omelie sul Vangelo di Luca, 32, 3). Gesù infatti, terminata la lettura, in un silenzio carico di attenzione, disse: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete [ora] ascoltato»(Lc 4,21). San Cirillo d’Alessandria afferma che l’«oggi», posto tra la prima e l’ultima venuta di Cristo, è legato alla capacità del credente di ascoltare e ravvedersi (cfr PG 69, 1241). Ma, in un senso ancora più radicale, è Gesù stesso «l’oggi» della salvezza nella storia, perché porta a compimento la pienezza della redenzione. Il termine «oggi», molto caro a san Luca (cfr 19,9; 23,43), ci riporta al titolo cristologico preferito dallo stesso Evangelista, cioè «salvatore» (sōtēr). Già nei racconti dell’infanzia, esso è presentato nelle parole dell’angelo ai pastori: «Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore»(Lc 2,11).
Cari amici, questo brano interpella «oggi» anche noi. Anzitutto ci fa pensare al nostro modo di vivere la domenica: giorno del riposo e della famiglia, ma prima ancora giorno da dedicare al Signore, partecipando all’Eucaristia, nella quale ci nutriamo del Corpo e Sangue di Cristo e della sua Parola di vita. In secondo luogo, nel nostro tempo dispersivo e distratto, questo Vangelo ci invita ad interrogarci sulla nostra capacità di ascolto. Prima di poter parlare di Dio e con Dio, occorre ascoltarlo, e la liturgia della Chiesa è la “scuola” di questo ascolto del Signore che ci parla. Infine, ci dice che ogni momento può divenire un «oggi» propizio per la nostra conversione. Ogni giorno (kathēmeran) può diventare l’oggi salvifico, perché la salvezza è storia che continua per la Chiesa e per ciascun discepolo di Cristo. Questo è il senso cristiano del «carpe diem»: cogli l’oggi in cui Dio ti chiama per donarti la salvezza!
La Vergine Maria sia sempre il nostro modello e la nostra guida nel saper riconoscere e accogliere, ogni giorno della nostra vita, la presenza di Dio, Salvatore nostro e di tutta l’umanità.
Dopo la recita dell’Angelus:
Cari fratelli e sorelle,
ricorre oggi la “Giornata della Memoria” in ricordo dell’Olocausto delle vittime del nazismo. La memoria di questa immane tragedia, che colpì così duramente soprattutto il popolo ebraico, deve rappresentare per tutti un monito costante affinché non si ripetano gli orrori del passato, si superi ogni forma di odio e di razzismo e si promuovano il rispetto e la dignità della persona umana.
Si celebra oggi anche la sessantesima Giornata mondiale dei malati di lebbra. Esprimo la mia vicinanza alle persone che soffrono per questo male e incoraggio i ricercatori, gli operatori sanitari e i volontari, in particolare quanti fanno parte di organizzazioni cattoliche e dell’Associazione Amici di Raoul Follereau. Invoco per tutti il sostegno spirituale di san Damiano de Veuster e di santa Marianna Cope, che hanno dato la vita per i malati di lebbra.
In questa domenica ricorre anche una speciale Giornata di intercessione per la pace in Terra Santa. Ringrazio quanti la promuovono in molte parti del mondo e saluto in particolare quelli qui presenti.
Saluto con affetto i pellegrini venuti dall’Isola di Malta, e tutti quelli di lingua italiana,tra cui i fedeli della Diocesi di Castellaneta. In modo speciale saluto i bambini e i ragazzi dell’Azione Cattolica Ragazzi di Roma. Benvenuti! Due di voi, con i responsabili diocesani, sono qui accanto a me, vedete! Cari ragazzi, la vostra “Carovana della Pace” è una bella testimonianza! Sia segno anche del vostro impegno quotidiano per costruire la pace là dove vivete. Ascoltiamo ora il vostro breve messaggio.
Grazie! Ed ora liberiamo le colombe, simbolo dello Spirito di Dio, che dona pace a quanti accolgono il suo amore. Cerchiamo di liberare queste colombe!
Allora, è stato un successo! Buona domenica a voi tutti, buona settimana. Grazie!
Già dalla mattina in Piazza San Pietro si respirava un clima di grande festa, grazie alla presenza gioiosa di oltre 3000 ragazzi dell’Azione Cattolica di Roma, accompagnati dal cardinale vicario Agostino Vallini.
Ma cosa li ha spinti a partecipare a questa ormai tradizionale manifestazione?
Riportiamo alcune voci raccolte ai microfoni di Radio Vaticana stamani in piazza:
R. – Per manifestare la pace al mondo!
R. – Per far capire che la guerra non vale niente.
R. – Perché sono tanti anni che veniamo qui – sono tre anni che facciamo parte di Acr (Azione Cattolica Ragazzi ndr) – e crediamo che la pace si costruisca insieme ai ragazzi e che il cuore dei ragazzi sia il modo migliore per esprimere un mondo di pace.
D. – Che cosa vuol dire essere capaci di costruire la pace?
R. – Creare relazioni sane, belle, partendo dal cuore e donando agli altri un po’ di se stessi. Sicuramente è il modo migliore.
R. – Per esempio a scuola, quando ci sono le risse, mettendomi in mezzo per separare oppure vivendo in pace con i miei fratelli, senza litigare!
R. – Vuol dire essere costruttori di pace tutti i giorni. Quello che noi cerchiamo di insegnare ai bambini è che la pace non vuol dire fare per forza cose grandi e distanti da noi.
D. – E secondo te invece?
R. – Bisogna essere costruttori di pace nelle piccole cose. Quindi cerchiamo di insegnare loro ad essere piccoli costruttori di pace tra i compagni e in famiglia.
E alla “Carovana della Pace”, era presente anche Benedetto Coccia, presidente dell’Azione Cattolica di Roma. Ecco un suo commento:
R. – Quest’anno, per il 35.mo anno, si svolge la “Carovana della Pace” dell’Acr, che è in realtà un momento conclusivo di un mese dedicato alla riflessione, alla preghiera e all’impegno a favore della pace. Alla fine di questo mese, svolto in parrocchia, i ragazzi vogliono dire alla città di Roma la loro voglia e il loro impegno a favore della pace.
D. – In che modo si educano le giovani generazioni proprio a diventare costruttori della pace?
R. – Innanzitutto, aiutandoli a capire che i protagonisti della loro vita sono proprio loro e poi aiutandoli a capire che la pace non è un qualcosa che riguarda i “potenti della Terra” o i capi di Stato e delle nazioni, ma riguarda ciascuno di noi, che nel proprio ambiente, nella propria famiglia, nella propria scuola, tra i propri amici, può essere operatore di pace.
Fonte: RadioVaticana