Secondo l’Aps, ad Algeri giovani armati di pietre, coltelli e bastoni hanno affrontato le forze di sicurezza che tentavano di disperdere la folla con lacrimogeni e cannoni ad acqua. A Baraki è stata devastata una fabbrica di televisori. A Sidi M’hamed è stato saccheggiato un museo.
A far scoppiare la protesta è stata la mancanza di lavoro e di prospettive per i giovani, che rappresentano il 70 per cento della popolazione, ma anche gli ultimi rincari di alcuni alimenti, come zucchero, olio e farina, alla base della dieta delle classi più disagiate.
Il ministro del Commercio, Mustapha Benbada, ha convocato per oggi un consiglio interministeriale per “esaminare il modo di frenare il forte aumento dei prezzi di alcuni prodotti alimentari di largo consumo”, come si legge in un comunicato. Da parte sua, il ministro della Gioventù e dello Sport, Hashemi Djiar, ha esortato i giovani a dialogare, invece di abbandonarsi ad atti di vandalismo. Al tempo stesso, una nota delle associazioni dei principali produttori d’olio algerini ha annunciato la sospensione di ogni aumento di prezzi per essere “al fianco dei cittadini e delle istituzioni in un momento così delicato”.
Analoghe proteste, intanto, si susseguono da giorni in Tunisia, dove anche ieri cinque persone sono rimaste ferite in scontri a Sidi Bouziz.