Dopo soli tre giorni dalla lettera nella quale il Santo Padre ha mostrato tutta la sua preoccupazione per i giovani e in modo speciale per quelli del Sud Italia, anche Mario Draghi si dice preoccupato per la situazione la crescita economica che – afferma il Governatore – non può fare a meno dei giovani cos’ì come i giovani della crescita. Mario Draghi indica la ”priorità assoluta”: uscire dalla stagnazione con misure strutturali.
Allo stesso tempo Benedetto XVI afferma che nel Sud dell’Italia i giovani potranno sopportare la crisi solo se investiranno sui valori della Famiglia, dell’appropriazione responsabile della loro cultura e delle tradizioni che nel Sud hanno sempre richiamato nei secoli una vita cristiana sana.
Sono questi i valori che se coltivati porteranno ad una nuova stagione del Sud dell’Italia. Alla luce di queste allarmanti considerazioni appare chiaro il totale fallimento della classe politica dell’ultimo quindicennio che, nel suo consuntivo, ha dimostrato con i fatti di non avere saputo imporre una politica d’investimento sulle sane risorse costituite dalle capacità che ai giovani italiani la classe politica non ha mai riconosciuto.
L’Italia è governata oggi da una classe politica che si rapporta con i giovani delle attuali generazioni come se fossero quelli di 50 anni addietro, noncuranti, anzi, ignorando del tutto, che le generazioni digitali costituiscono, sul piano dell’Intelligenza, uno scacco matto all’ignoranza del politico che ha speso sino ad oggi una quantità di danaro pubblico, senza “amministralo”.
L’era digitale ha rivoluzionato tutto: crescita, strumenti di studio, di lavoro e l’economia.
Proprio nel settore delle nuove economie, è un dispiacere doverlo ammettere, anche gli attuali ministeri hanno affossato del tutto non solo l’economia di oggi ma anche quella di domani che, per colpa della loro assoluta inadeguatezza, sarà subalterna per anni ai potenti e rodati sistemi delle multinazionalidi cui avrebbero potuto disporre i giovani per tentare una risalita.
Un breve cenno ai Ministeri del Turismo e delle Innovazioni tecnologiche dunque ai Ministri Brambilla e Brunetta. La prima, Vittoria Michela Brambilla, proprio parlando di Sud, da Reggio Calabria ha annunciato una cascata di milioni di Euro da destinare alla promozione. Oggi, dopo due anni, nulla di quanto promesso è stato attuato a danno degli Operatori del Turismo. Dunque a cosa è servito un Ministro del genere? diciamo la verità: a Nulla. Anzi, forse a retribuire una ventina di rampolli della Milano bene che ruotano intorno al Ministro Brambilla. Ovviamente sorvoliamo la famosissima e triste storia della Piattaforma Turistica del Governo Italia.IT che, se avessero avuto il buon senso di affidarla ad un gruppo di giovani, le cose sarebbero andare diversamente e oggi, il Governo, poteva dire di avere fatto il bene del Paese.
Per quanto riguarda il Ministro Renato Brunetta è stata la sua apparizione di uomo stimato in ambito universitario, una rovina politica. Il settore più importante, quello dell’Innovation Tecnology, è oggi il cuore delle nuove del governo e della produzione di nuove economie. Anche in questo settore strategico per l’investimento sui giovani italiani si è registrato un totale fallimento. Non si parla delle più o meno riuscite semplificazioni delle certificazioni digitali, etc., ma della grande quantità di progetti che non sono stati attivati affatto. Pensiamo solo alle” Società SGR” che assorbono Fondi della Presidenza del Consiglio dei Ministri perché dovrebbero finanziare progetti innovativi e dunque per i giovani. Vorremmo conosce un solo progetto finanziato da queste Società che possa vantare un fatturato che fa concorrenza a Google o ad E-bay o ad Expedia. Al contrario questa redazione è a conoscenza di progetti validissimi di cui il Ministro Brunetta è stato informato e che non hanno neanche avuto due righe di risposta per dire “no grazie”. Dunque, il male c’è ed è grande.
Dunque uno strano e malefico tarlo si è insinuato nella politica che deve essere riformata dalle sue fondamenta stando attenti a che il termine ETICA non diventi il nuovo specchietto delle allodole per richiamare giovani da utilizzare nuovamente come bacino di voti.
L’Italia – afferma Mario Draghi – cresce poco anche perché non punta sui giovani. E’ la tesi su cui insiste il Governatore di Bankitalia: “La bassa crescita dell’Italia negli ultimi anni è anche riflesso delle sempre più scarse opportunità offerte alle giovani generazioni di contribuire allo sviluppo”.
“Specialmente nel nostro paese le prospettive di reddito delle nuove generazioni sono più che mai incerte; il loro contributo alla crescita è frenato in vario modo dai nodi strutturali che strozzano la nostra economia”, ha osservato il Governatore di Bankitalia. Draghi avverte: “Si stanno sprecando risorse preziose; stiamo mettendo a repentaglio non solo il loro futuro ma quello del paese intero”.
Il Governatore dedica buona parte del suo intervento al Seminario dell’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà al legame stretto fra il ruolo dei giovani e la crescita, perché “la crescita economica non può fare a meno dei giovani né i giovani della crescita”.
“Uscire dalla stagnazione riavviando lo sviluppo con misure strutturali – ha proseguito – è oggi una priorità assoluta della politica economica nel nostro paese”. Secondo il numero uno di Via Nazionale, e prossimo presidente Bce, “occorre rimuovere una serie di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica, definire un più favorevole contesto istituzionale per l’attività delle imprese, promuovere una maggiore accumulazione di capitale fisico e di capitale umano”.
Draghi, quindi, entra nel merito delle riforme da mettere in campo. “E’ necessario favorire i processi di riallocazione dei lavoratori tra imprese e settori per cogliere più prontamente le opportunità di crescita sui mercati globali; occorre ridurre il grado di segmentazione del mercato del lavoro, oggi diviso in settori protetti e non protetti, intervenendo sulla regolamentazione delle diverse tipologie contrattuali ed estendendo la copertura degli istituti assicurativi”, ha spiegato. Secondo il numero uno di Via Nazionale, poi, “è indispensabile proseguire nell’azione di riforma del settore dell’istruzione per incrementare lo stock di capitale umano, oggi inferiore in quantità e qualità rispetto ai paesi con cui competiamo sui mercati”.
Quindi la denuncia: “La condizione di povertà economica delle famiglie con figli si è aggravata”. “Tra il 2007 e il 2010 il reddito equivalente, ovvero corretto per tenere conto della diversa composizione familiare, sarebbe diminuito in media dell’1,5 per cento”, ha rimarcato. Il calo, secondo i dati di Bankitalia, sarebbe stato più forte, oltre il 3 per cento, tra i nuclei con capofamiglia di età compresa tra i 40 e i 64 anni, proprio per le minori entrate degli altri componenti. All’opposto, sarebbe aumentato il reddito dei nuclei con capofamiglia di 65 e più anni.