Il Vaticanese

Giornata per la carità del Papa. Mons. Crociata: non chiudiamo il cuore alla solidarietà

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Papa Francesco: giornata per la carità.

Una generosità senza confini”: è questo il messaggio che accompagna l’odierna Giornata per la carità del Papa, promossa dalla Cei nelle parrocchie italiane, e ricordata da Papa Francesco all’Angelus e in un tweet. E’ la pratica antichissima dell’Obolo di San Pietro, una raccolta di offerte che coinvolge il mondo cattolico nella domenica più vicina alla Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. “Il ricavato è a disposizione del Papa affinché possa attingervi per il suo ministero caritativo”: così mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei,  al microfono di Gabriella Ceraso si sofferma sul significato di questa giornata.
R. – Tra le prime cose che Papa Francesco ha detto da Pontefice, è stato ricordare che la Chiesa di Roma è la Chiesa che presiede le Chiese sorelle nella carità. E’ una carità di comunione e di solidarietà. Poi, il Santo Padre viene – come si è definito lui stesso – dagli estremi confini della Terra, dalle periferie estreme non solo in senso geografico ma anche in senso sociale, economico, culturale. In questo senso, la Giornata per la carità del Papa assume un valore e un significato del tutto particolari, perché sentiamo di essere, attraverso di lui, come sempre, ma oggi più che mai, collegati con i più poveri, che sono anche i vicini. Sono quei lontani diventati vicini grazie alla presenza di questo testimone e di questo servitore del Vangelo come guida della Chiesa, come Pontefice.
D. – E’ anche importante sottolineare che ovunque ci sia bisogno, questo Obolo si fa concretezza …
R. – Ecco: concretezza significa opere per lo sviluppo del lavoro e della capacità di rendersi autonomi da parte, a volte, anche di piccole comunità nei posti più impensati; di sostegno al clero nel servizio in strutture di carattere educativo e sanitario. Sono certamente cose ben concrete che hanno di specifico però l’essere portati all’attenzione da uno che guarda tutti, e che altrimenti rimarrebbero privi di una considerazione e di conoscenza. Quindi sono senz’altro opere molto concrete che hanno spesso la consistenza, la materialità di comunità, di famiglie, di gruppi sociali che attingono ad una fonte d’acqua, ad un’azienda agricola, ad una struttura che consente a volte a piccole realtà di sopravvivere, di produrre lavoro, di permettere a comunità di andare avanti. Senza dubbio, bisogna avere questa visione molto concreta dell’iniziativa che oggi promuoviamo e che il Papa permette di realizzare con la sua rete che si serve delle Conferenze episcopali, delle nunziature, per raggiungere i posti più lontani e più remoti della terra.
D. – Vuole fare un appello per la raccolta di quest’anno?
R. – Io vorrei formulare l’appello in questi termini: si è tentati forse, di questi tempi, di essere preoccupati per la crisi economica e per le difficoltà che attraversiamo nel nostro Paese dove tanta gente pure si impoverisce, e questo può portare erroneamente a ritenere meno importante e meno urgente questo servizio, questo compito. Io vorrei dire – lo dico a lei, lo dico ai miei confratelli, lo dico a tutti – che, proprio perché c’è un impoverimento generale a causa della crisi economica, la generosità rivolta, in questo caso, fino agli estremi confini della terra, deve essere – se possibile – maggiore, perché se noi abbiamo difficoltà per un impoverimento generalizzato, altrove le difficoltà si moltiplicano, si intensificano, fino a mettere a repentaglio. E oltretutto, la generosità che noi possiamo dare nei confronti dei lontani, sicuramente si moltiplicherà in possibilità ancora maggiori per noi. Per cui, non chiudere il cuore, ma aprirlo ancora di più, proprio in un momento di difficoltà, perché solo allargando il cuore alla solidarietà si crescerà tutti e si supererà tutti ancora meglio la crisi in cui ci troviamo.

Fonte: News.va

Foto: Papa Francesco Facebook.com

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