Roma, 18 aprile 2014 – Le conseguenze della crisi economica, la disoccupazione, i suicidi degli imprenditori, l’emarginazione di chi finisce in carcere ed è sbattuto in prima pagina dai giornali. Ma anche gli innocenti che muoiono per l’inquinamento nella Terra dei fuochi, gli immigrati che affogano quando sono ormai in vista della sponda della speranza, le donne abusate, i nuovi schiavi vittime della tratta degli esseri umani. Sono questi i temi al centro delle meditazioni preparate da monsignor Giancarlo Bregantini per le 14 stazioni della tradizionale ‘Via Crucis’ al Colosseo presieduta da Papa Francesco a cui hanno preso parte circa quarantamila fedeli.
GIANCARLO BREGANTINI: CRISI ECONOMICA HA DISASTROSE CONSEGUENZE
“Sono i ‘crocifissi’ di oggi”, ha spiegato l’arcivescovo nei testi letti da Virna Lisi e dallo speaker della Radio Vaticana Orazio Coclite, sottolineando quanta fragilità vi fosse nel Cristo, e quanta ne troviamo nei “piccoli” di oggi vittime di tante violenze: la droga e l’alcool, i rifiuti tossici, l’assenza di un futuro e, in alcuni paesi, la guerra che arruola anche i “bambini-soldato”.
Meditazioni testimoniate dalla scelta di affidare la Croce dalla seconda alla 13esima stazione a operai, imprenditori, stranieri, ospiti di Comunità di recupero, senza fissa dimora, ex carcerati, donne, malati, bambini e anziani.
PAPA FRANCESCO: LA SPERANZA SOTTO IL PESO DELLA CROCE
“Il male non avrà l’ultima parola, ma l’amore la misericordia e il perdono”, ha ricordato Bergoglio al termine della celebrazione, esortando i fedeli alla solidarietà. “Tutti insieme – ha detto – ricordiamo i malati, le persone abbandonate sotto il peso della Croce, preghiamo affiche’ trovino sotto il peso della Croce la speranza e la prova dell’amore di Dio“.
Il Papa ha sottolineato che si tratta del “peso dei nostri peccati, delle ingiustizie, dell’amarezza del tradimento di Giuda e di Pietro”. E ha citato anche “tutta l’arroganza dei falsi amici”. “Quella di Gesù – ha osservato – era una Croce pesante come la notte degli abbandonati e la morte delle persone care”. “Nella croce vediamo, quasi fino a toccare con le mani, quanto siamo amati eternamente, di fronte alla croce ci sentiamo figli e non oggetti o cose”, ha concluso Papa Francesco.