Garante vieta a Google la profilazione senza il consenso. Fabio Gallo: passo importante per Diritti Umani

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Garante Privacy: Google deve dichiarare esplicitamente che si tratta di attività commerciale

A cura de ILVATICANESE.IT/TGCOM

Il Garante vieta a Google la profilazione senza il consenso. Il colosso di Mountain View dovrà dichiarare esplicitamente di svolgere questa attività a fini commerciali. Tutto inizia da questa dichiarazione. “Oggi è un giorno importante per la tutela dei diritti umani e questo giorno lo si deve al Garante della privacy che, finalmente, fa capire a tutti che Google non è ‘Internet’ bensì un’attività commerciale”. Lo ha dichiarato Fabio Gallo, esperto di gestione della conoscenza della Fondazione “Paolo di Tarso”. Dobbiamo essere grati a Google per tutto ciò che ha fatto. Ma negli ultimi anni l’assunto ‘Internet = Google’ ha indotto tutti noi a ritenere che Google volesse possedere e gestire la conoscenza universale. Nel momento in cui – continua l’esperto – la ricerca di ogni informazione per la crescita, l’educazione, la politica, lo sviluppo sociale si attingono dalla rete, se la gestione è condizionata dalla pubblicità, quindi dal danaro, c’è da immaginare che le nostre stesse coscienze saranno in mano di chi paga la pubblicità e non più di chi dice o promuove il vero. Il concetto di “verità” – ha affermato Gallo – è a forte rischio alienazione e le società in crisi come in questo momento la nostra, non possono pensare ad alte e lungimiranti filosofie, finendo per essere più esposte. La proprietà da parte di Google di YouTube, Street View, della posta elettronica Gmail, del social network GooglePlus, della gestione dei pagamenti on line Google Wallet e della gestione pubblicitaria Google Ad Sense davvero eccessiva e spesso deviante imposta al motore di ricerca, hanno trasformato Google in una sorta di monopolio della gestione della conoscenza che, se non regolamentata, può porre a rischio le Democrazie, non solo per gli aspetti legati alla Privacy. I motori di Ricerca, è vero, non producono notizie ma decidono di esse, quale deve essere vista in prima pagina e quale in trentesima. Probabilmente è giunto il tempo di lavorare sulla qualità dei dati, separare la ricerca per categorie e fornire oggettività. Questo potrebbe essere il compito di un algoritmo moderno e rispettoso dei diritti di tutti”.

GOOGLE E LA POLITICA ITALIANA DA MONTI IN POI
Noti anche i tentativi, a volte andati in porto, di governare la gestione dei beni culturali italiani, del mondo agroalimentare e altro. Un tranello nel quale le istituzioni italiane non devono cadere. Cosa, che fa disonore a tutta la classe politica italiana che ha così dimostrato di non apprezzare i tanti progetti dei giovani italiani.  Comprendiamo il difficile momento ma riteniamo che se oggi Michelangelo Buonarroti o Leonardo da Vinci avessero dovuto cercare un contatto con la politica non ci sarebbero riusciti. Manca, infatti, la capacità di riconoscere l’autentico “genio” che nei secoli ha onorato, resa grande e fatto il bene dell’Italia. Questo è un messaggio per Matteo Renzi perché colga l’occasione offerta dal Garante per mettere in campo progetti di Giovani Italiani. Google è libero di fare soldi; ma è un bene che l’Europa abbia capito e lo stia facendo capire a tutti che Google è una società privata alla quale stiamo affidando la nostra memoria culturale perché essa ne tragga vantaggio su scala universale.

da TGCOM
Si tratta del primo provvedimento del genere in Europa. Maggiori tutele in Italia per tutti coloro che usano i servizi o il motore di ricerca di Google. Il Garante della privacy ha infatti stabilito che il colosso di Mountain View non potrà usarne i dati a fini di “profilazione” senza il consenso e dovrà dichiarare esplicitamente di svolgere questa attività a fini commerciali. E’ il primo provvedimento del genere in Europa. Google avrà 18 mesi per adeguarsi alle prescrizioni del Garante.

Il provvedimento non si limita a richiamare al rispetto dei principi della disciplina privacy, ma indica nel concreto le possibili misure che Google deve adottare per assicurare la conformità alla legge. La società ha infatti unificato in un unico documento le diverse regole di gestione dei dati relative alle numerosissime funzionalità offerte (dalla posta elettronica Gmail al social network GooglePlus, dalla gestione dei pagamenti on line Google Wallet, alla diffusione di filmati YouTube, dalle mappe online Street View all’analisi statistica Google Analytics) procedendo quindi all’integrazione e interoperabilità anche dei diversi prodotti e dunque all’incrocio dei dati degli utenti relativi all’utilizzo di più servizi.

Nel corso dell’istruttoria, Google – ricorda il Garante – ha adottato una serie di misure per rendere la propria privacy policy più conforme alle norme. Il Garante ha tuttavia rilevato che restano in piedi diversi profili critici in termini di inadeguata informativa agli utenti, di mancata richiesta di consenso per finalità di profilazione, di tempi incerti di conservazione dei dati e ha dettato una serie di regole, che si applicano all’insieme dei servizi offerti.

Nei 18 mesi concessi a Google per adeguarsi alle prescrizioni, l’Autorità monitorerà l’implementazione delle misure. La società dovrà infatti sottoporre al Garante, entro il 30 settembre 2014, un protocollo di verifica, che una volta sottoscritto diverrà vincolante, sulla base del quale verranno disciplinati tempi e modalità per l’attività di controllo che l’Autorità svolgerà nei confronti di Mountain View.

Google, da parte sua, fa sapere che “abbiamo collaborato costantemente con il Garante nel corso di questa vicenda per spiegare le nostre privacy policy e come ci consentono di creare servizi più semplici ed efficaci e continueremo a collaborare in futuro. Analizzeremo il provvedimento del Garante attentamente per definire i prossimi passi”.

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