Il Vaticanese

Francesco su pedofilia, mafia, educazione

Papa Francesco
Papa Francesco

Fa ancora più effetto leggere o ascoltare le parole di Papa Francesco tratte da una fonte laica, in un colloquio rivolto a tutti e non solo ai cristiani e ai credenti. Pedofilia, mafia ma anche educazione: sono i temi toccati nel colloquio di Papa Francesco con il fondatore di “La Repubblica”, secondo quanto ha scritto lo stesso Eugenio Scalfari nelle pagine del quotidiano. Papa Francesco spiega che secondo alcuni dovrebbe rassicurare il dato che fotografa solo al 2% la percentuale di sacerdoti pedofili ma che invece lui stesso ritiene che si tratta di un dato gravissimo. E poi il Papa condanna quanti anche all’interno della Chiesa sanno ma tacciono o magari puniscono all’interno della Chiesa ma senza denunciare il fatto. Ribadisce, dunque, la sua intenzione di continuare ad affrontare con la severità che richiede quella che definisce la lebbra della pedofilia. C’è poi il tema della mafia sul quale il Papa torna per sottolineare che la sua denuncia non sarà fatta una volta tanto ma sarà costante. E afferma che vorrebbe anche saperne di più del modo di pensare dei mafiosi e della forma di religiosità che pensano di vivere. Non mancano altri spunti di riflessione come quello molto significativo sull’educazione. Papa Francesco esprime la sua tristezza riconoscendo che l’educazione come compito principale verso i figli sembra fuggito via dalle case. Spesso i genitori si lasciano prendere da tante incombenze. La definisce una gravissima omissione, spiegando che educazione significa accompagnare amorevolmente i piccoli verso il bene, incoraggiandoli e stimolandoli a costruire la loro personalità e ad incontrarsi con quella di altri. Significa raccontare le favole della vita e, quando il tempo passa, la realtà. E’ come coltivare un’aiuola di fiori – dice – custodendola dal maltempo, disinfestandola dai parassiti. Poi, tra le altre considerazioni, il Papa risponde alla domanda di Scalfari sul valore del pentimento dichiarato a fine vita solo per paura di un eventuale al di là. Il Papa ricorda che Dio sa. Noi non possiamo giudicare se il pentimento sia vero o falso, ma Dio sa e giudica. E questo vale, spiega, anche per chi facesse del male in buona fede pensando che sia bene. La legge del Signore – dice il Papa – è il Signore a stabilirla e non le creature. Noi sappiamo soltanto perché è Cristo ad avercelo detto che il Padre conosce le creature che ha creato e nulla per lui è misterioso. Francesco, poi, aggiunge che sul tema del male e della coscienza bisogna esaminare a fondo i libri sapienziali della Bibbia e del Vangelo. Ricorda che sono questioni centrali per la teologia ma anche per la cultura moderna. E sottolinea che tutto ciò tocca un punto capitale del Concilio Vaticano II.

Fonte, Archivio Radio Vaticana, www.news.va.

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