A cura di Viviana Normando/
In occasione della cinquantunesima Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, domenica 11 maggio 2014, Papa Francesco presiede nella Basilica Vaticana, a partire dalle ore 9.30, la Santa Messa con 13 ordinazioni sacerdotali.
La Redazione de Il Vaticanese.it augura ai nuovi Ministri della Chiesa di essere esempi di Carità, come Francesco.
Tra i nuovi sacerdoti, 6 sono italiani, 4 latinoamericani e tre asiatici. Sette di essi provengono dal Collegio Diocesano Missionario Redemptoris Mater, tre dal Pontificio Seminario Romano Maggiore e uno dall’Almo Collegio Capranica.
I tre neo Sacerdoti del Pontificio Seminario Romano Maggiore abbiamo avuto la gioia di conoscerli durante una cena in Seminario, accolti dal Rettore don Concetto Occhipinti, e “in Fiducia”, nella Cappella della Madonna della Fiducia, cui è affidato il mandato dei nuovi Ministri della Chiesa.
Concelebrano con il Pontefice il Cardinale Vicario Agostino Vallini, il vicegerente della Diocesi l’arcivescovo Filippo Iannone, i cinque vescovi ausiliari di Roma, i superiori dei seminari interessati e i parroci degli ordinandi. Gli undici diaconi della diocesi di Roma hanno incontrato il Papa il 25 aprile scorso, a Santa Marta. Francesco ha voluto conoscerli personalmente prima della liturgia di ordinazione.
“IO VI ORDINO PRETI E VI VOGLIO CONOSCERE”
Così aveva detto il Santo Padre l’anno scorso al Cardinale Agostino Vallini chiedendogli “Ma tu li conosci?”, “Ne sono degni?”. A raccontarlo è don Paolo Lojudice, direttore spirituale del Pontificio Seminario Romano Maggiore, da cui provengono tre dei nuovi sacerdoti.
ECCO CHI SONO I SACERDOTI ORDINATI
“Sa che faccia hanno, in quale quartiere hanno vissuto e cosa facevano prima di essere folgorati da Nostro Signore?”. L’ex cardiologo del San Carlo di Nancy, Paolo Scipioni, della parrocchia di Sant’Ippolito ma originario di Avezzano, classe 1977, futuro viceparroco di Santa Croce in Gerusalemme; l’ex avvocato (ma continua a studiare diritto canonico) Nicola Di Ponzio, ventottenne cresciuto nelle parrocchie San Giorgio di Acilia e San Timoteo di Casal Palocco, che sarà viceparroco a San Giustino alla Borgata Alessandrina. “In seminario – dice – non ti insegnano a ‘diventare prete’ ma si viene educati a quella libertà e alla fiducia che permettono di seguire Dio”. E il coetaneo Marco Seminara, di Centocelle, ex chierichetto della Sacra Famiglia e ora viceparroco alla Santissima Annunziata a via Ardeatina. Escono dal Pontificio Seminario Romano Maggiore, guidato dal rettore don Concetto Occhipinti.
Sette di essi provengono dal Collegio Diocesano Missionario Redemptoris Mater, guidato dal rettore monsignor Claudiano Strazzari; uno dall’Almo Collegio Capranica, guidato dal rettore Ermenegildo Manicardi: è don Paolo Stacchiotti, 29 anni, una vocazione cresciuta nella parrocchia di San Bruno alla Pisana: “Sono il primo parrocchiano in 45 anni a diventare sacerdote!”, ammette sorridendo. “La sera faremo una grande festa lì, e la settimana successiva sarò a Santa Gemma Galgani”.
Due arrivano dall’altra parte del mondo: Don Javed Raza Gill, dell’Ordine degli Agostiniani Scalzi, 32 anni nato a Khanewal in Pakistan, e il trentaseienne vietnamita don Tao Paolo Nguyen Thien, della diocesi di Vinh. Ma ci sono molti stranieri anche tra gli ordinandi dell’Urbe. Arriva dalla Corea, da Kim Hae, il decano del gruppo, il 42enne don Sang Heum Park, detto Damiano, in servizio nella parrocchia di Santa Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca, si è formato al Redemptoris Mater. Proviene dallo stesso seminario pure don Juan Pablo Fernandez Egas, 26 anni, dell’Ecuador, destinato a San Gregorio Barbarigo al quartiere Europa. Hanno studiato al Redemptoris Mater anche don José Gregorio Alvarez Yepez, venezuelano di 34 anni, che sta svolgendo il suo servizio nella comunità dei Santi Martiri dell’Uganda all’Ardeatino; il coetaneo don Davide Cianferoni, toscano, destinato alla parrocchia di San Policarpo all’Appio Claudio; don Eduardo Andres Contreras Valladares, cileno di 28 anni, vicario parrocchiale a San Pier Damiani ad Acilia; don Giacomo Ferri, 30 anni, di Genzano, viceparroco di San Giovanni della Croce a Castel Giubileo, e don Rodrigo Paiva dos Reis, brasiliano dell’86, presta il suo servizio a San Cipriano a Primavalle.
In preparazione alle ordinazioni la sera prima 10 maggio 2014 alle 20.45 nell’ArciBasilica di San Giovanni in Laterano ci sarà un incontro di preghiera rivolto ai giovani: “I doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili”. Testimonianze di due ordinandi e di una consacrata e la catechesi di don Fabio Rosini, direttore del Servizio diocesano per le vocazioni.
LE VOCAZIONI TESTIMONIANZA DI VERITA’
Ricordiamo il messaggio del Santo Padre per la 51° Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni sul tema: le vocazioni, testimonianza della Verità.
Cari fratelli e sorelle!
1. Il Vangelo racconta che «Gesù percorreva tutte le città e i villaggi … Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe”» (Mt 9,35-38). Queste parole ci sorprendono, perché tutti sappiamo che occorre prima arare, seminare e coltivare per poter poi, a tempo debito, mietere una messe abbondante. Gesù afferma invece che «la messe è abbondante». Ma chi ha lavorato perché il risultato fosse tale? La risposta è una sola: Dio. Evidentemente il campo di cui parla Gesù è l’umanità, siamo noi. E l’azione efficace che è causa del «molto frutto» è la grazia di Dio, la comunione con Lui (cfr Gv 15,5). La preghiera che Gesù chiede alla Chiesa, dunque, riguarda la richiesta di accrescere il numero di coloro che sono al servizio del suo Regno. San Paolo, che è stato uno di questi “collaboratori di Dio”, instancabilmente si è prodigato per la causa del Vangelo e della Chiesa. Con la consapevolezza di chi ha sperimentato personalmente quanto la volontà salvifica di Dio sia imperscrutabile e l’iniziativa della grazia sia l’origine di ogni vocazione, l’Apostolo ricorda ai cristiani di Corinto: «Voi siete campo di Dio» (1 Cor 3,9). Pertanto sorge dentro il nostro cuore prima lo stupore per una messe abbondante che Dio solo può elargire; poi la gratitudine per un amore che sempre ci previene; infine l’adorazione per l’opera da Lui compiuta, che richiede la nostra libera adesione ad agire con Lui e per Lui.
2. Tante volte abbiamo pregato con le parole del Salmista: «Egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo» (Sal 100,3); o anche: «Il Signore si è scelto Giacobbe, Israele come sua proprietà» (Sal 135,4). Ebbene, noi siamo “proprietà” di Dio non nel senso del possesso che rende schiavi, ma di un legame forte che ci unisce a Dio e tra noi, secondo un patto di alleanza che rimane in eterno «perché il suo amore è per sempre» (Sal 136). Nel racconto della vocazione del profeta Geremia, ad esempio, Dio ricorda che Egli veglia continuamente su ciascuno affinché si realizzi la sua Parola in noi. L’immagine adottata è quella del ramo di mandorlo che primo fra tutti fiorisce, annunziando la rinascita della vita in primavera (cfr Ger 1,11-12). Tutto proviene da Lui ed è suo dono: il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro, ma – rassicura l’Apostolo – «voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1 Cor3,23). Ecco spiegata la modalità di appartenenza a Dio: attraverso il rapporto unico e personale con Gesù, che il Battesimo ci ha conferito sin dall’inizio della nostra rinascita a vita nuova. È Cristo, dunque, che continuamente ci interpella con la sua Parola affinché poniamo fiducia in Lui, amandolo «con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza» (Mc 12,33). Perciò ogni vocazione, pur nella pluralità delle strade, richiede sempre un esodo da se stessi per centrare la propria esistenza su Cristo e sul suo Vangelo. Sia nella vita coniugale, sia nelle forme di consacrazione religiosa, sia nella vita sacerdotale, occorre superare i modi di pensare e di agire non conformi alla volontà di Dio. E’ un «esodo che ci porta a un cammino di adorazione del Signore di servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle» (Discorso all’Unione Internazionale delle Superiore Generali, 8 maggio 2013). Perciò siamo tutti chiamati ad adorare Cristo nei nostri cuori (cfr 1 Pt 3,15) per lasciarci raggiungere dall’impulso della grazia contenuto nel seme della Parola, che deve crescere in noi e trasformarsi in servizio concreto al prossimo. Non dobbiamo avere paura: Dio segue con passione e perizia l’opera uscita dalle sue mani, in ogni stagione della vita. Non ci abbandona mai! Ha a cuore la realizzazione del suo progetto su di noi e, tuttavia, intende conseguirlo con il nostro assenso e la nostra collaborazione.
3. Anche oggi Gesù vive e cammina nelle nostre realtà della vita ordinaria per accostarsi a tutti, a cominciare dagli ultimi, e guarirci dalle nostre infermità e malattie. Mi rivolgo ora a coloro che sono ben disposti a mettersi in ascolto della voce di Cristo che risuona nella Chiesa, per comprendere quale sia la propria vocazione. Vi invito ad ascoltare e seguire Gesù, a lasciarvi trasformare interiormente dalle sue parole che «sono spirito e sono vita» (Gv 6,62). Maria, Madre di Gesù e nostra, ripete anche a noi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!» (Gv 2,5). Vi farà bene partecipare con fiducia ad un cammino comunitario che sappia sprigionare in voi e attorno a voi le energie migliori. La vocazione è un frutto che matura nel campo ben coltivato dell’amore reciproco che si fa servizio vicendevole, nel contesto di un’autentica vita ecclesiale. Nessuna vocazione nasce da sé o vive per se stessa. La vocazione scaturisce dal cuore di Dio e germoglia nella terra buona del popolo fedele, nell’esperienza dell’amore fraterno. Non ha forse detto Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35)?
4. Cari fratelli e sorelle, vivere questa «misura alta della vita cristiana ordinaria» (cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 31), significa talvolta andare controcorrente e comporta incontrare anche ostacoli, fuori di noi e dentro di noi. Gesù stesso ci avverte: il buon seme della Parola di Dio spesso viene rubato dal Maligno, bloccato dalle tribolazioni, soffocato da preoccupazioni e seduzioni mondane (cfr Mt 13,19-22). Tutte queste difficoltà potrebbero scoraggiarci, facendoci ripiegare su vie apparentemente più comode. Ma la vera gioia dei chiamati consiste nel credere e sperimentare che Lui, il Signore, è fedele, e con Lui possiamo camminare, essere discepoli e testimoni dell’amore di Dio, aprire il cuore a grandi ideali, a cose grandi. «Noi cristiani non siamo scelti dal Signore per cosine piccole, andate sempre al di là, verso le cose grandi. Giocate la vita per grandi ideali!» (Omelia nella Messa per i cresimandi, 28 aprile 2013). A voi Vescovi, sacerdoti, religiosi, comunità e famiglie cristiane chiedo di orientare la pastorale vocazionale in questa direzione, accompagnando i giovani su percorsi di santità che, essendo personali, «esigono una vera e propriapedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone. Essa dovrà integrare le ricchezze della proposta rivolta a tutti con le forme tradizionali di aiuto personale e di gruppo e con forme più recenti offerte nelle associazioni e nei movimenti riconosciuti dalla Chiesa» (Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 31).
Disponiamo dunque il nostro cuore ad essere “terreno buono” per ascoltare, accogliere e vivere la Parola e portare così frutto. Quanto più sapremo unirci a Gesù con la preghiera, la Sacra Scrittura, l’Eucaristia, i Sacramenti celebrati e vissuti nella Chiesa, con la fraternità vissuta, tanto più crescerà in noi la gioia di collaborare con Dio al servizio del Regno di misericordia e di verità, di giustizia e di pace. E il raccolto sarà abbondante, proporzionato alla grazia che con docilità avremo saputo accogliere in noi. Con questo auspicio, e chiedendovi di pregare per me, imparto di cuore a tutti la mia Apostolica Benedizione.
Dal Vaticano, 15 gennaio 2014
FRANCESCO
Ringraziamo per gli aggiornamenti tutti gli strumenti di comunicazione del Vaticano, concentrati on line su www.news.va.
Fonte, Il Tempo.it.
Ringraziamo per l’accoglienza e la condivisione di questo momento di esultanza per la Chiesa di Roma, il Rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore don Concetto Occhipinti, il Rettore dell’Almo Collegio Capranica mons. Ermenegildo Manicardi, il Serra International Italia, laici a sostegno delle vocazioni sacerdotali. Ringraziamo mons. Francis Bonnici. Nella Veglia di preparazione affidiamo congiuntamente i neo Sacerdoti, ordinati proprio nella festa della mamma, a Maria Madre di tutte le Vocazioni, alla Madonna della Fiducia, ai nuovi Santi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, all’imminente Beato Papa Paolo VI, in data 19 ottobre 2014, promotore forte della cultura cattolica nelle scuole e nei seminari.
Renato Tarantelli, vocazione adulta, accanto a don Concetto Occhipinti nel Pontificio Seminario Romano Maggiore (nella foto), durante la Veglia mi riferisce e puntualizza: “I nostri ordinandi sono: don Paolo Scipioni, don Nicola di Ponzio e don Marco Seminara. Paolo era un cardiologo originario di Avezzano ma vive a Roma da tanti anni ed ha 37 anni. Marco e Nicola sono di Roma ed hanno 28 anni”.
Invitiamo a leggere la preghiera per le vocazioni “Preti per Roma secondo l’esperienza di Dio” ad esempio su: www.seminarioromano.it.
Benvenuti “Gocce di sorgente”.