E’ morto a Roma Emanuele Pacifici, considerato la memoria storica dell’ebraismo. Emanuele era il padre di Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica della capitale. Ne dà notizia la stessa Comunità in una nota.
La Fondazione Culturale “Paolo di Tarso” esprime la sua vicinanza alla famiglia di Emanuele Pacifici incarnazione di un pezzo di storia umana che non deve essere dimenticata perché il mondo possa essere sempre più luogo di Pace e terra dei “Giusti”. L’Ufficio Cultura della Basilica Santa Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma dal quale nasce la Fondazione Culturale “Paolo di Tarso” – ricorda Fabio Gallo – ha dato vita nell’Ottobre del 2002 alla “Città della Pace”, il progetto ecumenico che ha voluto incidere nella memoria collettiva la tragedia vissuta da chi ha subito i campi di concentramento, suggerendo agli Artisti del mondo di lasciare segni di quanto accaduto in tutte le Nazioni partecipanti, per mezzo della pittura, scultura, musica, teatro, danza, perché il dramma umano vissuto dai fratelli di origine Ebraica e non solo, possa essere parte del bagaglio culturale e della memoria della Società del futuro.
EMANUELE PACIFICI – MEMORIA STORICA DELL’EBRAISMO
“Se ne è andato questa mattina alle prime luci dell’alba Emanuele Pacifici figlio del Rabbino Riccardo Pacifici e di Wanda Abenaim, padre di Riccardo Pacifici, Presidente della Comunità Ebraica di Roma. E’ stato – afferma la Comunità in una nota – un’importante figura dell’ebraismo italiano”.
Nato il 15 giugno del 1931, Emanuele Pacifici scampò alla Shoah nascondendosi dai cacciatori nazisti ospitato nel collegio delle suore di Santa Marta a Settignano (Firenze), quando era ancora un giovane adolescente. Il padre fu catturato a Genova, mentre era alla guida della sua Comunità. La madre fu invece catturata nel convento delle suore di Santa Maria Gesù in piazza del Carmine a Firenze. Entrambi i genitori furono trucidati nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau. Finita la guerra, ritrovato da un soldato della Brigata Ebraica all’interno del convento, Emanuele Pacifici tentò di trasferirsi in Israele, ma una grave malattia gli impedì di partire. Restò in Italia divenendo uno dei più importanti custodi della memoria ebraica italiana del Novecento.
Il 9 ottobre del 1982 Emanuele Pacifici fu coinvolto nel tragico attentato al Tempio Maggiore di Roma dove morì il piccolo Stefano Gaj Taché. L’esplosione lo ferì lasciandolo in fin di vita. Venne salvato dai medici dell’ospedale del Fatebenefratelli dopo aver lottato per mesi contro la morte.
“Oggi suo figlio Riccardo, il Consiglio della Comunità Ebraica di Roma e tutto l’ebraismo – conclude la nota – lo ricordano commossi”.