Ogni creatura riceve in dono la fede in Gesù Cristo, sul fonte battesimale con i segni dell’acqua che purifica dal peccato originale, della veste bianca e della fiamma ardente che diventa luce per il cammino dell’esistenza. L’infante non ha parole, ma per mano del sacerdote, acquista la vita dell’anima che anela all’Infinito rivestita di Grazia illuminante per opera dello Spirito Santo. Ricordando il sacramento del battesimo, si comprende come il dono della fede tramandato dai genitori sia l’atto primario della nuova vita accolta nella grande famiglia della Chiesa di Dio, con la certezza dell’Amore immenso del Padre che tutto sa e che mai abbandona la sua creatura, fatta a sua immagine e somiglianza. Si entra nel mistero della fede, un abbandono nelle braccia del Padre che sostiene i passi incerti quotidiani, se l’uomo dimentico del patto di fiducia si smarrisce per strada. Se ognuno ha già ricevuto il dono della fede, può dirsi veramente cristiano? La fede ricevuta sarà sempre roccia salda su cui poggiarsi o potrebbe venir meno il patto d’alleanza con Dio?
In questo senso la fede ricevuta in dono dovrebbe diventare perenne ricerca di comprensione della nostra autenticità di credenti, poiché il sogno della Bellezza si infrange quotidianamente con la mediocrità delle azioni ed i comportamenti indifferenti di un’umanità che sembra aver smarrito i cardini della propria fondata appartenenza al credo religioso. La sollecitudine premurosa con cui il S. Padre Benedetto XVI ha indetto l’Anno della fede, è l’invito rivolto a ciascuno di noi, a rinfrescare con purezza di sentimenti il grande dono ricevuto e a dar rinnovato slancio alla nostra missione di poveri cristiani, tentati dal relativismo effimero della cultura di massa.
A distanza di 50 anni dal Concilio Vaticano II, che il Papa buono Giovanni XXIII indisse in tempi brevissimi a tre mesi dalla sua elezione, quanto ancora resta valido nei nostri tempi, quanto ancora da attuare, quanto sembra superato dalla storia che inesorabilmente ha segnato quest’era? I documenti conciliari sono uno strumento di lavoro su cui per tutto l’anno si potrà riflettere, meditandone il valore dogmatico e calandone l’intrinseco significato nella nostra condizione di uomini e donne del nuovo millennio, in bilico tra le sfide della modernità ed i valori eterni della fede, “bagaglio a mano” del viaggio terreno, per ripercorrere le origini di una lunga storia d’Amore che lega ciascuno di noi a Dio, andando a ritroso nel tempo alle radici genealogiche della nostra provenienza. E’ un cammino affascinante, non privo di asperità, da fare con lo stupore di un bimbo che si affaccia curioso ad osservare le meraviglie del mondo.
Maria Luisa Coppola
Nota – Il VATICANESE.IT si avvale della bellissima penna della Professoressa Maria Luisa Coppola,
Professoressa in Istituti liceali paritari, Docente del Seminario Vescovile di Aversa, formatrice esemplare laica di vocazioni di vita laica e di coscienze di giovani seminaristi, futuri ministri della Chiesa, Membro Consiglio Nazionale Italiano Serra International Italia, Già Vice Presidente Cnis ai Programmi, autrice con Viviana Normando del libro “Gocce di Sorgente. Esempi Vocazionali”, edito per l’Anno Sacerdotale con la presentazione di mons. Vittorio Formenti, Officiale della Segreteria di Stato e Direttore dell’Ufficio Statistico Vaticano.