Il Vaticanese

Don Ennio Stamile: “Mediocrazia e Rivoluzione anestetizzante” hanno ucciso l’Uomo e la Politica

Don Ennio Stamile
Don Ennio Stamile

di Don Ennio Stamile/

Non è certo a caso se uno dei più grandi poeti della storia della letteratura mondiale, qual è stato Giacomo Leopardi, abbia voluto mettere come cappello iniziale di uno dei suoi più grandi componimenti, “La Ginestra“, il versetto del Vangelo di Giovanni che testualmente recita: “gli uomini preferirono le tenebre alla luce“.

LA “MEDIOCRAZIA”
Leggendo la recensione di un libro che ancora purtroppo non è stato tradotto in italiano dal titolo “Mediocrazia”, del filosofo canadese Alain Deneault, ci si rende ancora più conto di come, per dirla con Deneault la stessa Mediocrazia abbia provocato una vera e propria “rivoluzione anestetizzante“, che si è compiuta silenziosamente sotto i nostri occhi ma noi non ce ne siamo quasi accorti. La “mediocrazia”, insomma, secondo il filosofo, ci ha letteralmente sommersi. I mediocri sono entrati nella stanza dei bottoni e ci spingono a essere come loro, respingendo con decisione chi mediocre non è, e si sforza di non esserlo. 

LA “RIVOLUZIONE ANESTETIZZANTE”
Più precisamente, quella che Deneault chiama la «rivoluzione anestetizzante», è l’atteggiamento che ci conduce a posizionarci sempre al centro, anzi all’«estremo centro». Mai disturbare e soprattutto mai far nulla che possa mettere in discussione l’ordine economico, sociale ed ecclesiale. In questo senso comprendiamo, ad esempio, come Papa Francesco possa essere un estremo disturbatore di quell’ordine mediocre costituito da tempo in seno anche alla stessa chiesa. Tutto deve essere standardizzato. La “media” è diventata la norma, la “mediocrità” è stata eletta a sistema.

ESSERE MEDIOCRI SIGNIFICA AVERE LE COMPETENZE UTILI A NON METTERE IN DISCUSSIONE IL SISTEMA
Essere mediocri, spiega Deneault, significa avere una competenza utile ma che non rimetta mai in discussione i fondamenti ideologici del sistema. Lo spirito critico dev’essere limitato e ristretto all’interno di specifici confini perché se così non fosse potrebbe rappresentare un pericolo. Il mediocre, insomma, spiega sempre il filosofo canadese, deve saper «giocare il gioco», cioè accettare i comportamenti informali, i piccoli compromessi che servono a raggiungere obiettivi di breve termine, sottomettersi a regole sottaciute, spesso chiudendo gli occhi. Insomma la caratteristica principale del mediocre è il conformismo.

Bastino tali brevi considerazioni a farci comprendere ciò che stiamo vivendo anche a livello internazionale, dove un mediocre arricchito come Trump viene addirittura eletto Presidente, ma anche in Italia in generale ed in Calabria in particolare.

IL LEOPOLDINO FIORENTINO
È stato scritto che agli inizi degli anni novanta, con tangentopoli, sia caduta la prima repubblica e da allora siamo entrati nella seconda. A me sembra che in realtà la seconda non sia mai nata e che quello che stiamo vivendo in quest’ultimo quarto di secolo, sia niente altro che il prolungamento della prima che, se pur in stato comatoso, viene tenuta in vita da quella macchina infernale che si chiama “populismo“. In molti hanno creduto che a staccare la spina ci avrebbe pensato il “leopoldino fiorentino” di nome Matteo Renzi e le sue paventate rottamazioni, riforme, promesse di sviluppo e molto altro che ascoltiamo spesso, soprattutto in questi giorni di intensa campagna elettorale referendaria. Ovviamente, in questo clima di allegra mediocrità, ciò che realmente conta è dire le cose, parlare come si suol dire alla “pancia” degli italiani, senza minimamente preoccuparsi se quelle cose dette corrispondano o meno a degli ideali o valori che si intendono incarnare, quindi perseguire.

La verità non interessa più a nessuno, tranne forse ai filosofi che, a dire il vero, con l’odierno “pensiero debole” l’hanno anch’essi frammentata. Un esempio basti per tutti: il nostro “leopoldino senza macchia e senza paura”, anche durante la sua ultima visita in Calabria, non solo  ha ribadito l’ultimazione dei lavori della Salerno-Reggio per fine dicembre, ma che l’avrebbe percorsa tutta in macchina assieme al suo fedele ministro Del Rio addirittura conducendo lui l’auto. Che bello! Peccato, però, che ci si è dimenticati di un piccolo particolare, che i lavori sulla A3 verranno si ultimati, ma senza che la stessa venga completata nel tratto molto pericoloso che da Altilia conduce a Cosenza e viceversa. Ultimare senza completare è il classico esempio di dire le cose senza minimamente badare se corrispondano o meno alla realtà. Una sorta di populismo redivivo di berlusconiana memoria. Se poi a questo aggiungiamo il famigerato ponte sullo stretto, beh come non dar ragione al grande Antonio Albanese che conclude il suo film “Qualunquemente” con il proclama della costruzione dell’immaginario ponte con quella materia privilegiata dal sindaco La Qualunque che tutti conoscono. Che la politica calabrese sia poco attenta alla realtà di questa terra bella ed amara non è certo una novità.

Prendiamo ad esempio i dati pubblicati in questi giorni da Demoscopika che si riferiscono ai Por 2007/20013: solo il 4,5% dei fondi europei ha inciso sulle imprese. Non va certamente meglio per quelli successivi, anche se si registra un lieve miglioramento. Se a questo si aggiunge che solo il 2,7% delle imprese ha visto crescere il proprio fatturato ed appena il 4,7% il livello occupazionale, beh non credo sia il caso di aggiungere niente, a proposito della politica populista e dei suoi proclami. Che dire poi della sanità? In Calabria, ebbene ricordarlo, questo delicato settore che negli anni ha fatto registrare un ammanco senza fondo, senza migliorare la qualità del servizio, anzi, non è commissariato ma occupato dai due emissari leopoldini. Anche qui fino ad ora abbiamo registrato solo molti proclami e promesse di prese di posizione da parte di chi governa questa Regione e qualche presa di posizione. Per non parlare poi della difficoltà dell’accesso al credito da parte delle imprese. Il tasso è sempre il doppio rispetto al Nord, mentre la spesa per i servizi sociali corrisponde a circa un quarto rispetto sempre al Nord Italia.

Ma si ora c’è la campagna referendaria, qualunquemente, è meglio dire che “l’Italia non prende ordini dall’Europa” e che “tutto ciò che il terremoto ha distrutto sarà ricostruito”. Via l’Italia, viva Cetto La Qualunque.

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