Dalla visita in Molise di Papa Francesco. Il corretto sfruttamento della terra, la dignità del lavoro, la famiglia. E’ iniziata con un discorso di ampia portata la visita di Papa Francesco in Molise. Parole pronunciate nell’incontro con il mondo del lavoro e dell’industria all’Università degli Studi del Molise, a Campobasso, dopo il saluto del rettore, Gianmaria Palmieri, e le testimonianze di un giovane agricoltore, laureato in Agraria, e di un operaia Fiat, mamma di un bimbo e in attesa di un altro figlio. Commovente l’abbraccio di Francesco con la donna, cui ha benedetto la pancia toccandola.
Rompere gli schemi ed essere creativi sul futuro”, questo ci spinge a fare Dio – ha detto il Papa; un intento fondamentale per continuare ad avere con la nostra terra un rapporto di reciproco rispetto.
Lavorare la terra “per vocazione”, sottolinea Francesco, riprendendo le parole del giovane agrario:
“Il restare del contadino sulla terra non è rimanere fisso, è fare un dialogo, un dialogo fecondo, un dialogo creativo.
E’ il dialogo dell’uomo con la sua terra che la fa fiorire, la fa diventare per tutti noi feconda.
Questo è il peccato nostro: di sfruttare la terra e non lasciare che lei ci dia quello che ha dentro, con il nostro aiuto della coltivazione”.
Poi Papa Francesco mette l’accento su un’altra sfida fondamentale: il lavoro, il cui svolgimento, però, deve lasciare il giusto tempo per la famiglia. E’ fondamentale in famiglia giocare, “perdere tempo” con i bambini. Nella nostra epoca stiamo abbandonando questa saggezza – mette in guardia il Santo Padre – proprio a causa dell’attuale sistema economico, che ci ha fatto anche dimenticare l’importanza del riposo domenicale:
“E all’interno di questo ambito si colloca anche la questione della domenica lavorativa, che non interessa solo i credenti, ma interessa tutti, come scelta etica. La domenica libera dal lavoro – eccettuati i servizi necessari – sta ad affermare che la priorità non è all’economico, ma all’umano, al gratuito, alle relazioni non commerciali ma familiari, amicali, per i credenti alla relazione con Dio e con la comunità.
Forse è giunto il momento di domandarci se quella di lavorare alla domenica è una vera libertà”.
E, in linea con quanto sta accadendo in Italia, anche in Molise, una regione che vive prevalentemente di agricoltura, artigianato, di industrie legate all’alimentazione e al commercio, cresce la preoccupazione per la mancanza del lavoro; troppo spesso la crisi economica porta le aziende ad adottare la scelta più facile, ma alla lunga, meno proficua: tagliare il personale. Le speranze di Elisa, giovane mamma, operaia della Fiat, ce ne danno una toccante testimonianza:
“Mi auguro che l’azienda investa sempre in nuovi prodotti concorrenziali in un mercato sempre più globale e che non smetta mai di tutelare la sua risorsa principale, cioè i suoi dipendenti e in particolare le mamme come me, ponendole sempre nelle migliori condizioni lavorative, magari mettendo a disposizione delle strutture interne dove poter lasciare i nostri figli durante l’attività lavorativa”.
E alla speranza della signora Elisa si aggiunge quella del Papa. “Vorrei unire la mia voce a quella di tanti lavoratori e imprenditori di questo territorio – sottolinea Francesco – nel chiedere che possa attuarsi un patto per il lavoro”.
E il Pontefice detta anche i passi attraverso i quali realizzare l’intesa per rispondere al dramma della disoccupazione: ovvero strategie concordate con le autorità nazionali per recuperare tanti posti di lavoro, cogliendo le opportunità offerte dalle normative nazionali ed europee, qui in Molise, come in altre regioni.
Mai disgiungere – sottolinea Papa Francesco – il binomio lavoro-dignità:
“Non avere lavoro non è soltanto non avere il necessario per vivere, no. Noi possiamo mangiare tutti i giorni, ma questo non è il problema. Il problema è non portare il pane a casa: questo è grave, e questo toglie la dignità!
Questo toglie la dignità. Per questo dobbiamo lavorare e difendere la nostra dignità, che dà il lavoro”.
Infine, da parte del Papa, una sorta di tributo alla tenacia e allo spirito di sacrificio della gente molisana, attraverso un episodio avvenuto quando era Provinciale dei Gesuiti in Argentina.
C’era bisogno di inviare per dieci mesi all’anno nell’inospitale terra antartica un cappellano. La scelta cadde – ha ricordato – su don Bonaventura De Filippis: era di Campobasso.
Fonte: Archivio della Radio Vaticana, servizio di Giancarlo La Vella, www.news.va.