Giovanni ha lavorato anzitutto per «preparare, senza prendere niente per sé». Egli, ha ricordato il Pontefice, «era un uomo importante: la gente lo cercava, lo seguiva», perché le sue parole «erano forti» come «spada affilata», secondo l’espressione di Isaia (49, 2). Il Battista «arrivava al cuore» della gente. E se «forse ha avuto la tentazione di credere che fosse importante, non vi è caduto», come dimostra la risposta data ai dottori che gli chiedevano se fosse il Messia: «Sono voce, soltanto voce — ha detto — di uno che grida nel deserto. Io sono soltanto voce, ma sono venuto a preparare la strada al Signore». Il suo primo compito, dunque, è «preparare il cuore del popolo per l’incontro con il Signore».
Ma chi è il Signore? Nella risposta a questo interrogativo c’è «la seconda vocazione di Giovanni: discernere, tra tanta gente buona, chi fosse il Signore». E «lo Spirito — ha osservato il Papa — gli ha rivelato questo». Cosicché «lui ha avuto il coraggio di dire: “È questo. Questo è l’agnello di Dio, quello che toglie i peccati dal mondo”». Mentre «nella preparazione Giovanni diceva: “Dietro di me viene uno…”, nel discernimento, che sa discernere e segnare il Signore, dice: “Davanti a me… è questo”».
Qui si inserisce «la terza vocazioni di Giovanni: diminuire». Perché proprio «da quel momento — ha ricordato il vescovo di Roma — la sua vita incominciò ad abbassarsi, a diminuire perché crescesse il Signore, fino ad annientare se stesso». È stata questa, ha fatto notare Papa Francesco, «la tappa più difficile di Giovanni, perché il Signore aveva uno stile che lui non aveva immaginato, a tal punto che nel carcere», dove era stato rinchiuso da Erode Antipa, «ha sofferto non solo il buio della cella, ma il buio del suo cuore». È stato assalito dai dubbi: «Ma sarà questo? Non avrò sbagliato?». Tanto che, ha ricordato il Pontefice, chiede ai discepoli di andare da Gesù per domandargli: «Ma sei tu davvero o dobbiamo aspettare un altro?».
«L’umiliazione di Giovanni — ha sottolineato il vescovo di Roma — è doppia: l’umiliazione della sua morte, come prezzo di un capriccio», ma anche l’umiliazione di non poter scorgere «la storia di salvezza: l’umiliazione del buio dell’anima». Quest’uomo che «aveva annunciato il Signore dietro di lui», che «lo aveva visto davanti a lui», che «ha saputo aspettarlo, che ha saputo discernere», ora «vede Gesù lontano. Quella promessa si è allontanata. E finisce solo, nel buio, nell’umiliazione». Non perché amasse la sofferenza, ma «perché si è annientato tanto perché il Signore crescesse». È finito «umiliato, ma con il cuore in pace».
«È bello — ha affermato in conclusione Francesco — pensare la vocazione del cristiano così». Infatti «un cristiano non annunzia se stesso, annunzia un altro, prepara il cammino a un altro: al Signore». Inoltre «deve sapere discernere, deve conoscere come discernere la verità da quello che sembra verità e non è: uomo di discernimento». E infine «dev’essere un uomo che sappia abbassarsi perché il Signore cresca, nel cuore e nell’anima degli altri».
Fonte, Osservatore Romano, www.vatican.va.