Sono oltre mille i preti, religiosi e laici della Polonia che operano, anche attraverso un’apposita struttura ecclesiale, per mantenere stretti contatti e portare aiuto alle comunità cattoliche e ai connazionali che vivono oltre la frontiera orientale del Paese. Grazie a una solidarietà concreta è possibile sostenere iniziative in ambito educativo, liturgico e caritativo. Mons. Dydycz: “Ai tempi dell’Unione sovietica tutto ciò sarebbe stato impossibile”
Quest’anno cattolici e ortodossi celebrano la Risurrezione del Signore lo stesso giorno. Avviene così ogni tre anni, quando la data di Pasqua secondo il calendario Gregoriano coincide con quella dello scadenzario Giuliano. La gioia di festeggiare fianco a fianco viene particolarmente sentita lì dove cattolici e ortodossi vivono insieme, come sui territori dell’ex Unione Sovietica o in molti altri Paesi dell’est. Sul territorio sovietico (circa 150 milioni di abitanti) secondo le stime ci sono circa 800mila cattolici. Nella parte europea dell’ex Urss la maggior parte di cattolici risiede nelle città, ma nel resto del Paese, e particolarmente in Siberia, i cattolici vivono in villaggi spesso lontani centinaia di chilometri da altri centri abitati.
Legami oltre le frontiere. Un interesse particolare per le Chiese dell’est, per ragioni storico-geografiche e nazionali è testimoniato dai cattolici polacchi, che non dimenticano i connazionali o le persone di origine polacca che vivono oltre la frontiera orientale del Paese. Nel 1989 l’episcopato polacco ha istituito al suo interno un’apposita struttura volta a fornire sostegno spirituale, nonché aiuti materiali, ai cattolici dell’est.
Oggi sul territorio dell’ex Urss lavorano – tra sacerdoti, religiosi, religiose e laici – più di mille polacchi.
“La formazione dei giovani e il sostegno al servizio liturgico sono i campi dove il Gruppo per l’aiuto alla Chiesa dell’est dell’episcopato polacco considera i più importanti”, spiega al Sir il presidente della struttura, monsignor Antoni Pacyfik Dydycz, vescovo emerito di Drohiczyn. Il racconto ampia gli orizzonti: “Le autorità sovietiche non permettevano che si stampassero libri a carattere religioso e così io stesso mandai in Unione Sovietica oltre 4mila volumi”, afferma il prelato. “Tali iniziative, condotte da non pochi privati, erano però assai rischiose e i pacchi non sempre arrivavano a destinazione, poiché fermati dalla censura e dalla polizia sovietica”, aggiunge Dydycz, sottolineando la tempestività con la quale la Conferenza episcopale polacca fu capace di cogliere i primi segnali di allentamento delle persecuzioni religiose e istituire, “a perestrojka appena iniziata”, uno speciale gruppo di lavoro per “aiutare i cristiani sul territorio dell’Urss e in altri Paesi del blocco comunista”.
Iniziative per i giovani. Oggi la situazione “è ben diversa, poiché abbiamo dei contatti regolari con i vescovi locali e collaboriamo direttamente con loro”, prosegue mons. Dydycz. “Prima ciò era impensabile. Per esempio in occasione della Gmg a Cracovia abbiamo potuto aiutare molti giovani dell’est organizzando per loro il viaggio e il soggiorno in Polonia. Abbiamo anche contatti diretti con organizzazioni giovanili che sosteniamo quando fanno richiesta e quando le nostre risorse lo permettono. Così possiamo organizzare brevi soggiorni in Polonia per giovani dell’est per i quali tale opportunità è una grande cosa. Si tratta di aiutare i cattolici a forgiare una viva Chiesa dell’est”.
Questo richiede al clero polacco “un lungo e difficile lavoro. Nel 2016 tale opera è stata ancora più impegnativa, non solo per la Gmg ma anche per le celebrazioni del 1050° anniversario della cristianizzazione della Polonia”.
Raccolta fondi e detrazioni fiscali. Per realizzare tali iniziative sono necessarie delle risorse: come è finanziata l’attività del Gruppo? “Ogni anno – risponde il vescovo – la seconda domenica d’Avvento in tutte le chiese in Polonia viene organizzata una speciale raccolta fondi. Inoltre, le nostre risorse provengono dai privati che alle attività del Gruppo possono destinare l’1% del loro reddito da detrarre poi dall’ammontare dell’imponibile fiscale”. Nel 2015 la Chiesa polacca ha così potuto fornire alle sorelle dell’est aiuti del valore di circa mezzo milione di euro.
Il Gruppo impegna oltre la frontiera orientale polacca 250 sacerdoti diocesani, 450 religiosi, 400 suore e un ventina di laici.
Aiuti concreti e rendiconto. Quali sono i criteri perché venga concesso un aiuto? “Ci sono delle regole ben precise per la concessione di un sostegno economico”, chiarisce a questo punto il direttore del Gruppo, don Leszek Kryze, da poco tornato dalle zone in guerra in Ucraina dove ha voluto personalmente rendersi conto della situazione. “Cerchiamo di coordinare il nostro lavoro con quello delle Chiese locali e attualmente prendiamo in considerazione solo le richieste avvallate dai vescovi del posto. Dopo aver ottenuto da noi le risorse necessarie, il beneficiario è tenuto a presentare un rendiconto generico, e se non lo fa, non potrà più chiedere sostegno”. Di norma si può ottenere l’aiuto una volta all’anno. “Le richieste, circa 400 all’anno, vengono esaminate a marzo, giugno e a ottobre”.
Fonte SIR