L’inaugurazione della Giornata mondiale per la pace risale al 1 gennaio 1968, con una cerimonia presieduta dallo stesso Paolo VI. Una proposta e una ricorrenza che Papa Paolo VI ha inteso dedicare non soltanto agli uomini di fede cattolica, ma estendere e allargare, quanto più possibile, a tutti i veri amici della pace a qualunque religione appartengano. E’, in sintesi, il lancio di un’idea con la speranza che la proposta sia accettata da tutti gli uomini di buona volontà per esaltare il valore dell’amore tra i popoli e il ripudio della violenza, del ricorso agli armamenti e delle guerre.
La pace, affermava Paolo VI, non può essere basata su una falsa retorica delle parole. Né di pace si può legittimamente parlare, ove alla pace non si riconoscano e non si rispettino i solidi fondamenti: la sincerità, cioè la giustizia e l’amore nei rapporti fra gli Stati e, nell’ambito di ciascuna nazione, fra i cittadini tra di loro e con i loro governanti; la libertà, degli individui e dei popoli, in tutte le sue espressioni, civiche, culturali, morali, religiose.
Con il primo gennaio 2015 si è celebrata la 48ma Giornata mondiale per la pace, seconda del pontificato di Papa Francesco. Due i temi affrontati dal Papa in questi ultimi due anni: “Fraternità, fondamento e via per la pace” nel 2014 e “Non più schiavi, ma fratelli” nel 2015.
Con il primo tema “Fraternità, fondamento e via per la pace”, il Sommo Pontefice si è rivolto a tutti, singoli e popoli, con l’augurio di un’esistenza colma di gioia e di speranza e con l’invito alla fraternità che sospinge verso la comunione con gli altri. Un motto “la fraternità”, con il quale il Papa ha voluto indicare la via che conduce alla solidarietà, all’incontro con i poveri e con gli emarginati, alla rinuncia all’egoismo e al rifiuto dell’indifferenza. Una relazione, quella tra “fraternità e pace” che porta, invece, all’amore tra gli uomini e al rispetto di ogni vita umana. La viva consapevolezza di questa relazionalità, ha affermato il Papa, ci porta a vedere e a trattare ogni persona come una vera sorella e un vero fratello; senza di essa diventa impossibile la costruzione di una società giusta, di una pace solida e duratura.
Con il secondo tema “Non più schiavi, ma fratelli”, Papa Francesco ha voluto rievocare la piaga sociale della schiavitù, che non è un fatto del passato, ma, invece, una realtà ancora fortemente presente nel mondo attuale. Molteplici sono, infatti, gli abominevoli volti della schiavitù, cui assistiamo quotidianamente: traffico di esseri umani, tratta di migranti, sfruttamento della prostituzione, sopraffazione dell’uomo sull’uomo, mentalità schiavista nei confronti delle donne e dei bambini, e tanti altri ancora. Un sistema di schiavizzazione al quale si dedicano vergognosamente individui e gruppi che, per sete di denaro, approfittano della posizione di debolezza dei loro simili per prevaricarne i diritti umani, approfittando della crisi economica, della corruzione e dei tanti conflitti in atto nel mondo.
Penso ai tanti lavoratori e lavoratrici, anche minori, asserviti nei diversi settori. Penso alle condizioni di vita di molti migranti che, nel loro drammatico tragitto, soffrono la fame, vengono privati della libertà, spogliati dei loro beni o abusati fisicamente e sessualmente. Penso alle persone costrette a prostituirsi e alle schiave e agli schiavi sessuali. Penso a quanti, minori e adulti, sono fatti oggetti di traffico e di mercimonio per l’espianto degli organi. Penso, infine a coloro che vengono rapiti e tenuti in cattività da gruppi terroristici, asserviti ai loro scopi. Sono queste alcune delle accorate espressioni che Papa Francesco ha rivolto alle migliaia di fedeli accorsi a Piazza San Pietro per ascoltare il primo Angelus dell’anno in occasione della 48ma Giornata Mondiale per la Pace. Sappiamo, ha concluso Papa Francesco, che Dio chiederà a ciascuno di noi. Che cosa hai fatto del tuo fratello?
Per Papa Francesco, la schiavitù è una terribile ferita aperta nel corpo della società contemporanea, è una piaga gravissima nella carne di Cristo! Per contrastarla efficacemente occorre, innanzitutto, riconoscere l’inviolabile dignità di ogni persona umana e, inoltre, tenere fermo il riferimento alla fraternità (tema richiamato nella Giornata mondiale dello scorso anno), che richiede il superamento della disuguaglianza, in base al quale un uomo non può rendere schiavo un altro uomo.
Non possiamo chiudere questa breve riflessione senza ricordare il grande avvenimento dell’apertura di una nuova era di pace tra Stati Uniti d’America e Cuba dopo oltre 50 anni di gelo politico. Un evento di portata storica, il cui annuncio è stato dato il 17 dicembre scorso, giorno del settantottesimo compleanno di Papa Francesco, per il quale lo stesso Papa Francesco è stato determinante e decisivo con la sua mediazione di uomo di pace e uomo di Dio sulla terra.
Ci voleva davvero un Papa venuto “quasi dalla fine del mondo” per abbattere le barriere della discordia e far trionfare la pace tra i popoli. Perché la pace, come ci ricorda Papa Francesco, è sempre possibile, ma alla radice c’è sempre la preghiera.
Cosimo Lasorsa