Attenzione ai poveri è nel Vangelo, non è invenzione del Comunismo.

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Papa Francesco
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“L’attenzione per i poveri è nel Vangelo, non è un’invenzione del comunismo”: così il Papa in un’intervista rilasciata ad Andrea Tornielli, coordinatore di “Vatican Insider”, e Giacomo Galeazzi, vaticanista del quotidiano “La Stampa”. L’intervista al Pontefice conclude il libro intitolato “Papa Francesco. Questa economia uccide”, dedicato al magistero sociale del Pontefice. Il volume raccoglie ed analizza i documenti del magistero su povertà, immigrazione, giustizia sociale e salvaguardia del Creato. Edito da Piemme, il libro uscirà martedì 13 gennaio, ma oggi “La Stampa” ha anticipato ampi stralci dell’intervista al Papa. Il servizio di Isabella Piro:

Scelta preferenziale per i poveri deriva da parole di Gesù

“L’attenzione per i poveri è nel Vangelo ed è nella tradizione della Chiesa, non è un’invenzione del comunismo e non bisogna ideologizzarla”: spiega così Papa Francesco la continuità, nella tradizione ecclesiale, della “scelta preferenziale per i poveri”. “Un’attenzione che ha la sua origine nel Vangelo – ribadisce – documentata già nei primi secoli del cristianesimo”: basti citare i primi Padri della Chiesa, del II o del III secolo. Le loro omelie non si possono definire “marxiste”, spiega il Pontefice, perché quando”la Chiesa invita a vincere la ‘globalizzazione dell’indifferenza’ è lontana da qualunque interesse politico e da qualunque ideologia”. Essa è “mossa unicamente dalle parole di Gesù” e “vuole offrire il suo contributo alla costruzione di un mondo dove ci si custodisca e ci si prenda cura l’uno dell’altro”.

Aborto, risultato di cultura dello scarto

A proposito della globalizzazione, Papa Francesco ne mette in risalto le luci e le ombre: da una parte, essa “ha aiutato molte persone a sollevarsi dalla povertà”, portando ad “una crescita della ricchezza mondiale in termini assoluti”, ma dall’altra la globalizzazione “ha condannato tante altre persone a morire di fame”, provocando un aumento “delle disparità” e la nascita di “nuove povertà”. È un sistema economico e sociale che pone al centro il denaro, lo trasforma in idolo – sottolinea il Pontefice – e riduce uomini e donne a “semplici strumenti”, provocando “profondi squilibri”. Ciò che predomina nella cultura, nella politica, nella sociologia è “lo scarto” di ciò che non serve: bambini, giovani, anziani. “La cultura della scarto porta a rifiutare i bambini anche con l’aborto”, ribadisce il Papa che poi si dice “colpito” dai “tassi di natalità così bassi in Italia”, perché “così si perde il legame con il futuro”.

Eutanasia nascosta per anziani abbandonati

La cultura dello scarto porta anche “all’eutanasia nascosta degli anziani che vengono abbandonati”, invece di essere considerati “come la nostra memoria, il legame con il nostro passato, una risorsa di saggezza per il presente”. Anche i giovani sono colpiti da questo atteggiamento, tanto che – nota Papa Bergoglio – “nei Paesi sviluppati ci sono tanti milioni di giovani al di sotto dei 25 anni che non hanno lavoro”. Sono i giovani “né-né” – li definisce il Pontefice – “non studiano perché non hanno possibilità di farlo e non lavorano perché manca il lavoro”. Il Papa, allora, pone un interrogativo: “Quale sarà il prossimo scarto?”.

Risolvere povertà per guarire il mondo

Di qui, l’appello forte: “Fermiamoci, per favore!”, “non consideriamo questo stato di cose come irreversibile, non rassegniamoci”, ma “cerchiamo di costruire una società e un’economia dove siano al centro l’uomo ed il suo bene, non il denaro”, perché “senza una soluzione ai problemi dei poveri, non risolveremo i problemi del mondo”. Ciò che occorre, ribadisce il Papa, è “l’etica nell’economia e nella politica”; servono “programmi, meccanismi e processi orientati ad una migliore distribuzione delle risorse, alla creazione del lavoro, alla promozione integrale di chi è escluso”.

No ad autonomia assoluta dei mercati

Soprattutto, occorrono “uomini e donne con le braccia alzate verso Dio per pregarlo”, consapevoli che “l’amore e la condivisione da cui deriva l’autentico sviluppo” non sono “un prodotto” dell’uomo, ma “un dono da chiedere”. Questi uomini e queste donne, esorta il Papa, si impegnino a tutti i livelli – sociale, politico, istituzionale ed economico – “mettendo al centro il bene comune”, perché “i mercati e la speculazione non possono godere di un’autonomia assoluta”. “Non possiamo più aspettare – mette in guardia il Pontefice – per risolvere le cause strutturali della povertà, per guarire le nostre società da una malattia che può portare solo a nuove crisi”.

Pauperismo, caricatura del Vangelo

Infine, Papa Francesco ricorda che il Vangelo “non condanna i ricchi, ma l’idolatria della ricchezza che rende insensibili al grido del povero”. E quindi mette in guardia dal pauperismo, definendolo “una caricatura del Vangelo e della stessa povertà”. Al contrario, “il legame profondo tra la povertà ed il cammino evangelico”, insegnatoci da San Francesco d’Assisi, è il vero “protocollo” sulla base del quale l’uomo sarà giudicato: esso significa “avere cura del prossimo, di chi è povero, di chi soffre nel corpo e nello spirito, di chi è nel bisogno”. E questo non è pauperismo – conclude il Papa – ma Vangelo.

(Da Radio Vaticana)

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