di Viviana Normando
Il Vaticanese.it riporta in questa giornata così speciale e storica della visita di Papa Francesco ad Assisi i suoi discorsi spontanei, così come sono, espressi ai fedeli e a quanti lo accolgono del popolo di Francesco. E il popolo di Francesco era “il popolo di Santa Maria Maggiore” dove il Papa, sulle orme di Francesco di Assisi, ha proferito parole importanti per tutti noi, acqua pura.
Parole che a noi sono particolarmente care perché in parte le abbiamo custodite nelle pagine de Il Vaticanese.it fin dalla sua elezione e da quel 16 marzo 2013, quando anche noi eravamo tra le testate giornalistiche che nell’Aula Paolo VI hanno abbracciato per la prima volta il Papa.
IL PAPA: PERCHE’ HO SCELTO IL NOME “FRANCESCO”
E in questo giorno, ricordiamo, che il Papa per la prima volta ha spiegato perché durante lo scrutinio papale aveva scelto il nome di Francesco, pensando ai poveri, non volendosi dimenticare dei poveri e pensando alle guerre e a Francesco di Assisi che è stato il ragazzo che ha cercato ed accolto i poveri e ha portato la Pace. Seguire Papa Francesco, pellegrino ad Assisi, rappresenta un vento di novità, dolce e tagliente, che non ha nulla a che vedere con lo scoop, ma che prende le nostre mani, tutti insieme e ci porta lontano, al senso originario delle cose e dei pensieri di Chiara e di Francesco e ci induce ad udire nelle parole del Papa quella cascata che certamente Chiara e Francesco ascoltarono all’inizio del loro mandato.
LA MONDANITA’ CHE CI PORTA ALL’IDOLATRIA, AL PECCATO PIU’ FORTE
“Per la prima volta in ottocento anni – dice il Papa – un Papa viene qui nella Sala della spoliazione del Vescovado, dove Francesco si spogliò degli abiti infelici. Sui giornali si facevano fantasie nei giorni scorsi ‘ma il Papa andrà a spogliare la Chiesa, spoglierà gli abiti dei Vescovi, dei Cardinali, spoglierà se stesso’ ma questa in realtà e’ una buona occasione per noi tutti. Tutti siamo Chiesa e tutti dobbiamo andare per la strada di Gesù, che ha fatto una strada di spoliazione egli stesso e’ diventato servo, servitore, ha voluto essere umiliato fino alla croce e se vogliamo essere cristiani non c’e’ altra strada. Possiamo fare un cristianesimo più umano, diventeremmo cristiani di pasticceria, come una bella torta. Ma di cosa deve spogliarsi la chiesa, di un pericolo gravissimo che minaccia tutti, la mondanità. La mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza nel mondo, all’idolatria che e’ il peccato più forte. Quando si parla della Chiesa, credono che la chiesa siano le suore, i preti, i cardinali e il Papa e tutti noi dobbiamo spogliarci delle mondanità il contrario delle Beatitudini, dello Spirito di Gesù. E’ tanto triste trovare un cristiano mondano sicuro della sicurezza della fede e di ciò che ci da’ il mondo. Tutti dobbiamo spogliarci della mondanità. Non si può servire due padroni, Dio e il denaro. Noi non possiamo ricancellare con una mano quello che ci insegna l’altra, Dio e’ l’unico, lui si e’ fatto servitore e lo spirito del mondo non c’entra. Tanti di voi siete stati spogliati da questo mondo selvaggio, che non dà lavoro, che non aiuta, non importa se ci sono bambini che muoiono di fame, non importa se ci sono tante famiglie che non hanno da mangiare e che non hanno dignità, non importa chi fugge, cercando la libertà e che invece trovano la morte come e’ successo ieri a Lampedusa. Queste cose le fa lo spirito del mondo. E’ proprio ridicolo che un sacerdote, un Vescovo, un Papa voglia andare sulla strada della mondanità. La mondanità uccide l’anima, la Chiesa, Francesco era un ragazzo giovane, non aveva forza, aveva la forza di Dio che lo ha spinto a fare tutto ciò che ha fatto. Chiediamo la grazia per tutti i cristiani, il Signore ci dia a tutti noi il coraggio di spogliarci dello spirito del mondo, che e’ la lebbra, il cancro della società, il nemico di Gesù. Chiedo a Gesù questa grazia, di spogliarci”.