Appello del Papa per il cessate il fuoco in Terra Santa

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Santificazione Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II

La Parola di Dio è seme da accogliere e vivere: Papa Francesco all’Angelus si sofferma sulla parabola del seminatore sottolineando l’importanza di accogliere e vivere il messaggio di Cristo, che – ricorda – “parla con un linguaggio comprensibile a tutti, con immagini tratte dalla natura e dalle situazioni della vita quotidiana”. Poi quello che il Papa stesso definisce il suo “accorato appello” per il Medio Oriente. E, nei saluti, l’accenno alla Domenica per il mare e il ricordo del 400° anniversario della morte san Camillo de Lellis che ricorre il 14 luglio.

“Alla luce dei tragici eventi degli ultimi giorni” Papa Francesco chiede a tutti di continuare a “pregare con insistenza per la pace in Terra Santa”. “Ho ancora nella memoria il vivo ricordo dell’incontro dell’8 giugno scorso con il Patriarca Bartolomeo, il Presidente Peres e il Presidente Abbas, dice Francesco sottolineando:

“Abbiamo ricordato l’invocazione il dono della pace e ascoltato la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza. Qualcuno potrebbe pensare che tale incontro sia avvenuto invano. Invece no, perché la preghiera ci aiuta a non lasciarci vincere dal male né rassegnarci a che la violenza e l’odio prendano il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione.”

Dunque l’esortazione:

“Esorto le parti interessate e tutti quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale a non risparmiare la preghiera e alcuno sforzo per far cessare ogni ostilità e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti. E invito tutti ad unirvi nella preghiera.”

E il Papa si rivolge a Dio:

“Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: ‘mai più la guerra!’; ‘con la guerra tutto è distrutto!’. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace… Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono.”

Prima dell’appello, la riflessione di Francesco su quella che definisce la parabola che fa da introduzione a tutte le parabole: quella del seminatore. Gesù spiega di un seme che produce più o meno frutto a seconda del terreno su cui è caduto. E il Papa sottolinea quanto può insegnare a noi oggi:

“Questa parabola parla oggi a ciascuno di noi, come parlava agli ascoltatori di Gesù duemila anni fa. Ci ricorda che noi siamo il terreno dove il Signore getta instancabilmente il seme della sua Parola e del suo amore. Con quali disposizioni lo accogliamo? Com’è il nostro cuore? A quale terreno assomiglia: a una strada, a una pietraia, a un roveto? Dipende da noi diventare terreno buono senza spine né sassi, ma dissodato e coltivato con cura, affinché possa portare buoni frutti per noi e per i nostri fratelli.”

In ogni Santa Messa – spiega Francesco – il buon seme del Vangelo viene seminato in noi in modo sempre nuovo, mediante la mensa della Parola di Dio. Da qui l’invito a partecipare alla messa:

“Anche in questi mesi estivi, durante il periodo di ferie, è importante partecipare ogni domenica a questa tavola, attingendo luce e forza per il nostro cammino”.

In questa parabola in particolare Gesù spiega le sue parole, sottolinea il Papa ricordando che “la semente caduta sulla strada indica quanti ascoltano l’annuncio del Regno di Dio ma non lo accolgono; così sopraggiunge il Maligno e lo porta via”. “Il Maligno infatti – spiega il Papa – non vuole che il seme del Vangelo germogli nel cuore degli uomini”. Poi ricorda il seme caduto sulle pietre: “esso rappresenta le persone che ascoltano la parola di Dio e l’accolgono subito, ma superficialmente, perché non hanno radici e sono incostanti; e quando arrivano le difficoltà e le tribolazioni, queste persone si abbattono subito.” Il terzo caso è quello della semente caduta tra i rovi: “Gesù spiega che si riferisce alle persone che ascoltano la parola ma, a causa delle preoccupazioni mondane e della seduzione della ricchezza, rimane soffocata”. Infine, la semente caduta sul terreno fertile rappresenta quanti ascoltano la parola, la accolgono, la custodiscono e la comprendono, ed essa porta frutto. “Il modello perfetto di questa terra buona – dice Francesco – è la Vergine Maria”.

Poi i saluti: il pensiero ai marittimi, ai pescatori e alle loro famiglie alla vigilia della “Domenica del Mare”. Il saluto ai Pastori e ai fedeli che partecipano al pellegrinaggio della Famiglia di Radio Maria a Jasna Góra, Czestochowa, con un ringraziamento per le preghiere e la benedizione di cuore. E il saluto particolare alla a tutti i figli e le figlie spirituali di san Camillo de Lellis, morto il 14 luglio di 400 anni fa.

“Invito la Famiglia camilliana, al culmine di questo anno giubilare, ad essere segno del Signore Gesù che, come buon samaritano, si china sulle ferite del corpo e dello spirito dell’umanità sofferente, versando l’olio della consolazione e il vino della speranza. A voi convenuti qui in Piazza san Pietro, come pure agli operatori sanitari che prestano servizio nei vostri ospedali e case di cura, auguro di crescere sempre più nel carisma di carità, alimentato dal contatto quotidiano con i malati”.

Infine l’augurio di Buona Domenica e l’arrivederci del Papa.

Fonte, Radio Vaticana, servizio di Fausta Speranza, www.news.va.

 Di seguito pubblichiamo integralmente l’omelia del Santo Padre:

Fratelli e sorelle, buongiorno!

Il Vangelo di questa domenica (Mt 13,1-23) ci mostra Gesù che predica sulla riva del lago di Galilea, e poiché una grande folla lo circonda, Lui sale su una barca, si allontana un poco da riva e predica da lì. Quando parla al popolo, Gesù utilizza molte parabole: un linguaggio comprensibile a tutti, con immagini tratte dalla natura e dalle situazioni della vita quotidiana.

La prima che racconta è un’introduzione a tutte le parabole: è quella del seminatore, che senza risparmio getta la sua semente su ogni tipo di terreno. E il vero protagonista di questa parabola è proprio il seme, che produce più o meno frutto a seconda del terreno su cui è caduto. I primi tre terreni sono improduttivi: lungo la strada la semente è mangiata dagli uccelli; sul terreno sassoso i germogli seccano subito perché non hanno radici; in mezzo ai rovi il seme viene soffocato dalle spine. Il quarto terreno è il terreno buono, e soltanto lì il seme attecchisce e porta frutto.

In questo caso, Gesù non si è limitato a presentare la parabola, l’ha anche spiegata ai suoi discepoli. La semente caduta sulla strada indica quanti ascoltano l’annuncio del Regno di Dio ma non lo accolgono; così sopraggiunge il Maligno e lo porta via. Il Maligno infatti non vuole che il seme del Vangelo germogli nel cuore degli uomini. Questo è il primo paragone. Il secondo è quello del seme caduto sulle pietre: esso rappresenta le persone che ascoltano la parola di Dio e l’accolgono subito, ma superficialmente, perché non hanno radici e sono incostanti; e quando arrivano le difficoltà e le tribolazioni, queste persone si abbattono subito. Il terzo caso è quello della semente caduta tra i rovi: Gesù spiega che si riferisce alle persone che ascoltano la parola ma, a causa delle preoccupazioni mondane e della seduzione della ricchezza, rimane soffocata. Infine, la semente caduta sul terreno fertile rappresenta quanti ascoltano la parola, la accolgono, la custodiscono e la comprendono, ed essa porta frutto. Il modello perfetto di questa terra buona è la Vergine Maria.

Questa parabola parla oggi a ciascuno di noi, come parlava agli ascoltatori di Gesù duemila anni fa. Ci ricorda che noi siamo il terreno dove il Signore getta instancabilmente il seme della sua Parola e del suo amore. Con quali disposizioni lo accogliamo? E possiamo porci la domanda: com’è il nostro cuore? A quale terreno assomiglia: a una strada, a una pietraia, a un roveto? Dipende da noi diventare terreno buono senza spine né sassi, ma dissodato e coltivato con cura, affinché possa portare buoni frutti per noi e per i nostri fratelli.

E ci farà bene non dimenticare che anche noi siamo seminatori. Dio semina semi buoni, e anche qui possiamo porci la domanda: che tipo di seme esce dal nostro cuore e dalla nostra bocca? Le nostre parole possono fare tanto bene e anche tanto male; possono guarire e possono ferire; possono incoraggiare e possono deprimere. Ricordatevi: quello che conta non è ciò che entra, ma quello che esce dalla bocca e dal cuore.

La Madonna ci insegni, con il suo esempio, ad accogliere la Parola, custodirla e farla fruttificare in noi e negli altri.


Dopo l’Angelus

APPELLO

Rivolgo a tutti voi un accorato appello a continuare a pregare con insistenza per la pace in Terra Santa, alla luce dei tragici eventi degli ultimi giorni. Ho ancora nella memoria il vivo ricordo dell’incontro dell’8 giugno scorso con il Patriarca Bartolomeo, il Presidente Peres e il Presidente Abbas, insieme ai quali abbiamo invocato il dono della pace e ascoltato la chiamata a spezzare la spirale dell’odio e della violenza. Qualcuno potrebbe pensare che tale incontro sia avvenuto invano. Invece no! La preghiera ci aiuta a non lasciarci vincere dal male né rassegnarci a che la violenza e l’odio prendano il sopravvento sul dialogo e la riconciliazione. Esorto le parti interessate e tutti quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale a non risparmiare la preghiera e a non risparmiare alcuno sforzo per far cessare ogni ostilità e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti. E invito tutti voi ad unirvi nella preghiera. In silenzio, tutti, preghiamo. (Preghiera silenziosa) Ora, Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace. Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”. Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace… Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Amen.


Cari fratelli e sorelle,
vi saluto tutti cordialmente, romani e pellegrini!

Oggi ricorre la “Domenica del Mare”. Rivolgo il mio pensiero ai marittimi, ai pescatori e alle loro famiglie. Esorto le comunità cristiane, in particolare quelle costiere, affinché siano attente e sensibili nei loro confronti. Invito i cappellani e i volontari dell’Apostolato del Mare a continuare il loro impegno nella cura pastorale di questi fratelli e sorelle. Tutti affido, specialmente quanti si trovano in difficoltà e lontano da casa, alla materna protezione di Maria, Stella del Mare.

Mi unisco in preghiera ai Pastori e ai fedeli che partecipano al pellegrinaggio della Famiglia di Radio Maria a Jasna Góra, Czestochowa. Vi ringrazio per le vostre preghiere e vi benedico di cuore.

Saluto ora con grande affetto tutti i figli e le figlie spirituali di san Camillo de Lellis, del quale domani ricorre il 400° anniversario della morte. Invito la Famiglia camilliana, al culmine di questo anno giubilare, ad essere segno del Signore Gesù che, come buon samaritano, si china sulle ferite del corpo e dello spirito dell’umanità sofferente, versando l’olio della consolazione e il vino della speranza. A voi convenuti qui in Piazza san Pietro, come pure agli operatori sanitari che prestano servizio nei vostri ospedali e case di cura, auguro di crescere sempre più nel carisma di carità, alimentato dal contatto quotidiano con i malati. E, per favore, non dimenticatevi di pregare per me.

A tutti auguro buona domenica e buon pranzo. Arrivederci!

Fonte, www.vatican.va

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