Annuario Pontificio 2014. Nell’arco temporale che va dal 2005 al 2012 i fedeli battezzati nel mondo sono passati da 1.115 a 1.229 milioni, con un aumento relativo del 10,2 per cento. E’ quanto rileva l’Annuario Pontificio 2014, la cui redazione è stata curata dall’Ufficio Centrale di Statistica della Chiesa direttore mons. Vittorio Formenti.
Confrontando il dato con l’evoluzione della popolazione mondiale nello stesso periodo passata da 6,46 a 7,02 miliardi, si osserva che l’incidenza dei cattolici a livello planetario è lievemente aumentata, da 17,3 per cento a 17,5 per cento. Il contributo delle varie aree geografiche al dato complessivo risulta diversificato.
L’Europa, pur ospitando il 23 per cento della comunità cattolica mondiale nel 2012, si conferma l’area meno dinamica in assoluto, con una crescita del numero dei fedeli battezzati di poco superiore al due per cento, nell’arco di tempo considerato. La presenza dei cattolici sul territorio si stabilizza attorno al 40 per cento.
Il continente africano rimane senza dubbio quello con la maggiore crescita. Il numero dei cattolici in Africa (pari nel 2012 a quasi 199 milioni), infatti, è aumentato ad un ritmo pari a quasi il doppio di quello dei paesi del continente asiatico (pari al 29 per cento) e di gran lunga superiore alla crescita della popolazione nello stesso intervallo di tempo. Risultano così confermati l’accresciuto peso del continente africano (i cui fedeli salgono dal 13,8 per cento del 2005 al 16,2 per cento del 2012 di quelli mondiali) e il continuo calo, invece, di quello europeo, per il quale la percentuale sul totale mondiale è scesa dal 25,2 per cento del 2005 al 23,3 per cento del 2012.
Crescente appare, anche, l’incidenza nel mondo cattolico del continente asiatico che, con un peso di oltre il 60 per cento della popolazione mondiale, si mantiene attorno all’11 per cento in tutto il periodo esaminato. Si consolida la posizione dell’America quale continente a cui appartiene il 49 per cento dei cattolici battezzati del mondo. Stabile rimane, infine, l’incidenza dei cattolici su 100 abitanti in Oceania, anche se con una consistenza che non raggiunge lo 0,8 per cento della popolazione cattolica mondiale.
Nel periodo 2005-2012 il numero dei vescovi nel mondo è passato da 4.841 a 5.133 con un aumento di 292 presuli, pari al 6 per cento. Tutti i continenti hanno presentato un incremento che percentualmente ha oscillato intorno alla media mondiale per l’America e l’Oceania, l’incremento percentuale più basso (il 3,3 per cento) è stato registrato dal numero dei vescovi europei e quello più alto (l’11 per cento) dai vescovi africani e asiatici.
Di conseguenza il peso dei vescovi americani e oceanici non è cambiato nel periodo sotto esame, mentre quello dei vescovi europei ha subito una riduzione di circa un punto che è andato a favore dei continenti africani e asiatici.
Nel 2012 i sacerdoti nel mondo erano 414.313 di cui 279.561 membri del clero diocesano e 134.752 del clero religioso; nel 2005 erano invece 406.411 suddivisi in 269.762 diocesani e 136.649 religiosi. Il numero complessivo dei sacerdoti nel 2012, rispetto a quello del 2005, ha subito una crescita di circa il 2 per cento, risultante dall’aumento del 3,6 per cento del clero diocesano e dal calo dell’1,4 per cento di quello religioso. L’incremento più alto si è registrato in Africa (24 per cento) e in Asia (20 per cento), a cui seguono l’America (1,6 per cento) e l’Oceania (0,2 per cento); sono invece diminuiti i sacerdoti europei (6 per cento). Tranne che nell’Asia e nell’Africa il clero religioso è ovunque diminuito. La distribuzione del clero tra i continenti è caratterizzata da una forte prevalenza di sacerdoti europei (45 per cento nel 2012) che sono il 52 per cento in più dei preti americani (122.924 contro 186.489); il clero asiatico incide per il 14,5 per cento, quello africano per il 9,7 per cento e quello dell’Oceania per l’1,1 per cento. Tra il 2005 e il 2012 non è variata l’incidenza sul totale mondiale dei sacerdoti dell’America e dell’Oceania; invece è cresciuto il peso sia del clero africano (da 8,0 per cento del 2005 a 9,7 per cento del 2012), sia quello del clero asiatico (da 12,3 a 14,5 per cento), crescita che è andata a scapito del peso del clero europeo che è sceso da 48,8 a 45,0 per cento.
I diaconi permanenti costituiscono il gruppo degli operatori pastorali in più forte evoluzione nel corso del tempo: da 33.391 nel 2005 hanno raggiunto le 42 mila unità nel 2012, con una variazione relativa di più 26,1 per cento. Se l’aumento si è manifestato ovunque, tuttavia, i ritmi di incremento permangono diversi fra le varie aree continentali: in Europa il loro aumento è stato significativo, essendo passati in sette anni da poco meno di 11 mila a quasi 14 mila. Anche in America la dinamica è stata sostenuta: nel 2005 questo continente ne contava 21.722, mentre nel 2012 il numero è salito a oltre 27.000 unità. Si sottolinea che questa figura religiosa è molto frequente in America (specialmente quella del nord) con il 64,7 per cento di tutti i diaconi del mondo, ed anche in Europa (32,8 per cento). Scarsa è, invece, la presenza dei diaconi in Africa e in Asia: questi continenti rappresentano insieme appena l’1,5 per cento della consistenza globale.
I religiosi professi non sacerdoti hanno fatto registrare nel periodo sotto esame una lieve crescita numerica. Nel mondo essi contavano 54.708 unità nel 2005 e hanno raggiunto il numero di 55.314 nel 2012. In netto calo in Europa (10,2 per cento), in Oceania (7 per cento) e in America (3,1 per cento), i religiosi non sacerdoti sono aumentati in Asia (27,5 per cento) e in Africa (8,8 per cento). Nel 2012 il peso dei religiosi non sacerdoti in questi due continenti è arrivato a superare la percentuale presente in America. L’Europa continua a mantenere la quota relativa più elevata (31,8 per cento), ma in netta diminuzione.
Le religiose professe hanno rappresentato nel 2012 complessivamente un gruppo di 702.529 unità, per il 38 per cento presente in Europa, seguita dall’America che conta oltre 186 mila consacrate e dall’Asia che raggiunge quasi le 170 mila unità. Rispetto al 2005, il gruppo subisce a livello mondiale una flessione del 7,6 per cento. Il calo ha riguardato tre continenti (Europa, America e Oceania) con variazioni anche di rilievo (intorno al 15 per cento). In Africa e in Asia, invece, l’incremento è stato decisamente sostenuto, il 16,7 per cento per il primo e il 10,5 per cento per il secondo. Come risultato finale di queste dinamiche, la frazione delle religiose professe dell’Africa e dell’Asia sul totale mondiale passa dal 27,9 per cento al 33,9 per cento, a scapito dell’Europa e dell’America la cui incidenza nell’insieme si riduce dal 70,8 al 64,9 per cento.
Il numero di seminaristi è aumentato del 4,9 per cento, passando dai 114.439 del 2005 ai 120.051 del 2012. La crescita maggiore si è avuta in Asia nella quale il numero dei seminaristi nel periodo preso in esame è cresciuto del 18 per cento; all’Asia segue l’Africa con il 17,6 per cento di aumento, seguita a sua volta dal-l’Oceania con il 14,2 per cento; in Europa si è avuto un calo del 13,2 per cento mentre in America si è registrata una diminuzione più contenuta (2,8 per cento). Nel 2012 su 1.000 candidati al sacerdozio di tutto il mondo, 299 erano americani, 296 asiatici, 231 africani, 166 europei e 8 dell’Oceania. Alla variazione numerica rispetto al 2005 si è accompagnata una modifica strutturale all’interno dei continenti. I rapporti di composizione istituiti tra i seminaristi di tali aree e la consistenza mondiale mostrano, infatti, che l’Asia e l’Africa si sono avvantaggiate tra il 2005 e il 2012 ciascuna di circa tre punti percentuali: questo guadagno è andato a detrimento dell’Europa (da 20,1 per cento a 16,6 per cento) e dell’America (da 32,2 per cento a 29,9 per cento).
Fonte: www.news.va