Utoya: nella Tragedia una Lezione di Civiltà

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Il popolo norvegese colpito duramente dalla lucida follia di un killer xenofobo, che con ferocia freddezza ha giustiziato, uno per uno 73 ragazzi, che festosamente si erano riuniti nell’isola Utoya, ci ha fornito la dolorosa occasione di comprendere quale sia la profonda anima nazionale di questo popolo scandinavo, erroneamente connotato da una laicità secolarizzata.

Profondamente struggente, infatti, è stata la dignità con cui le persone rivolgevano lo sguardo verso il cielo, il pianto sommesso del re seduto accanto al proprio popolo, l’intensità delle preghiere per lenire l’immenso dolore sofferto per i figli perduti, offrendoci anche una forte lezione di civiltà, nel non esser stata proferita una sola parola di vendetta nella richiesta a Dio, riemerso dalle loro anime, del perché di tanta imprevista e non meritata follia.

Si è così manifestata, improvvisamente, la forte intima latente presenza dell’eredità spirituale cristiana, connotata dall’amore comune celebrato coralmente e con coesione nel dolore, smentendo quanti hanno ritenuto come essa fosse svanita in un paese, a loro dire, ormai estremamente laicizzato.

La Norvegia, invece, ha confermato che, oltre ad essere una società civile e pacifica, aperta, cosmopolita e tollerante, è anche una società luminosa, ricca di fede intima e profonda, che dinanzi al dolore e all’angoscia risponde senza vendetta, ma con un silenzio raggelante e drammatico, più forte di tante condanne.

di Giovanni Borrelli

 

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