Sindone: Ostensione televisiva, Mons.Nosiglia “LUCE DELLA VITA”

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Sabato 30 marzo 2013, nel pomeriggio su RaiUno, liturgia presieduta dal Custode pontificio mons.Cesare Nosiglia nella trasmissione «A sua immagine», una proposta di preghiera e riflessione per il Sabato Santo, nell’Anno della Fede. Sabato Santo e Sindone: una preghiera particolare, dalla Cattedrale di Torino, per offrire a tutto il mondo l’opportunità di contemplare il Telo.

L’ostensione televisiva si tiene nella Cattedrale di Torino, dove la Sindone è custodita da oltre tre secoli: la liturgia sarà un invito a riflettere sull’immagine che richiama la Passione del Signore. Ma in Cattedrale, a venerare la Sindone, ci saranno soprattutto i malati, che testimoniano ogni giorno nella propria vita l’unione alla Passione e Croce di Cristo attraverso quelle sofferenze di cui la Sindone è immagine, e che riportano alle testimonianze evangeliche della Passione di Gesù.

La Sindone sarà mostrata come “icona del Sabato Santo”, secondo la definizione che ne diede Benedetto XVI nella sua meditazione di fronte al Telo durante l’ultima ostensione del 2010: “Il silenzio che avvolge il Sabato Santo è lo stesso silenzio in cui si trova la Sindone”, ha detto stamane mons. Nosiglia, spiegando ai giornalisti la scelta di fare l’ostensione il giorno prima della Pasqua. “Quel volto dell’Uomo dei dolori”, ha aggiunto l’arcivescovo, “richiama il buio della morte ma anche lascia intravedere la luce della vita che da questa morte scaturisce per tutti L’ostensione televisiva è una tappa nel cammino di “nuova evangelizzazione” voluto da Giovanni Paolo II e proseguito da Benedetto XVI anche attraverso l’indizione dell’Anno della fede. “Sulla possibilità di fare una ostensione televisiva in mondovisione ho cominciato a riflettere da molti mesi con la Santa Sede e ho ottenuto il placet di Benedetto XVI – ha aggiunto mons. Nosiglia -, il quale ci ha incoraggiati dando un taglio di evangelizzazione e contemplazione all’evento, in modo da favorire nei fedeli un momento di grande spiritualità proprio nella Settimana Santa”.

L’ostensione si terrà nella cattedrale di Torino, dove la Sindone è custodita da oltre tre secoli: la liturgia sarà un invito a riflettere sull’immagine che richiama la Passione del Signore. A venerare la Sindone in duomo ci saranno 300 persone, “scelte tra coloro che portano nel proprio corpo e animo la passione di Cristo sofferente”, ha spiegato l’arcivescovo. Si tratterà di malati, persone che hanno perso la casa o il lavoro. Ci sarà poi un gruppo di giovani: “Perché vogliamo – ha chiarito mons. Nosiglia – che questo evento rientri nel cammino del Sinodo dei giovani”.

Tutti gli altri potranno assistere all’ostensione in diretta televisiva. gli uomini”. L’ostensione televisiva è una tappa nel cammino di “nuova evangelizzazione” voluto da Giovanni Paolo II e proseguito da Benedetto XVI anche attraverso l’indizione dell’Anno della fede. “Sulla possibilità di fare una ostensione televisiva in mondovisione ho cominciato a riflettere da molti mesi con la Santa Sede e ho ottenuto il placet di Benedetto XVI – ha aggiunto mons. Nosiglia -, il quale ci ha incoraggiati dando un taglio di evangelizzazione e contemplazione all’evento, in modo da favorire nei fedeli un momento di grande spiritualità proprio nella Settimana Santa”.

L’ostensione si terrà nella cattedrale di Torino, dove la Sindone è custodita da oltre tre secoli: la liturgia sarà un invito a riflettere sull’immagine che richiama la Passione del Signore. A venerare la Sindone in duomo ci saranno 300 persone, “scelte tra coloro che portano nel proprio corpo e animo la passione di Cristo sofferente”, ha spiegato l’arcivescovo. Si tratterà di malati, persone che hanno perso la casa o il lavoro. Ci sarà poi un gruppo di giovani: “Perché vogliamo – ha chiarito mons. Nosiglia – che questo evento rientri nel cammino del Sinodo dei giovani”. Tutti gli altri potranno assistere all’ostensione in diretta televisiva.

In una nota Marco Bonatti, direttore “La Voce del Popolo” di Torino e responsabile della comunicazione della Commissione diocesana per la Sindone, dichiara, “Torna la Sindone, questa volta non solo per Torino ma per il mondo intero. L’ostensione televisiva di sabato 30 marzo si presenta come un grande ‘evento multimediale’, destinato a catturare l’attenzione degli spettatori italiani e di tutte le reti tv che saranno collegate con l’emissione di Rai Uno”. Per Bonatti, “il vero mistero, è altrove”: “Come ha ricordato mons. Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, custode pontificio della Sindone, è attraverso i segni della sofferenza impressi nel corpo dell’Uomo della Sindone che si manifesta la gloria del Signore. E dunque saranno i malati ad essere ‘protagonisti’ di questa ostensione televisiva, la prima multimediale del nuovo millennio. Anche perché la sofferenza di queste persone (le poche che saranno in duomo, e i milioni di uomini e donne provati dal dolore del corpo) è in qualche modo il contrappeso estremamente concreto, fisico, a quel mondo virtuale che pure ci attira e ci coinvolge”. ”.

Monsignor Rino Fisichella, fino a ieri sera, inizio della Sede vacante, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova evangelizzazione, nel saluto inviato ai partecipanti al congresso internazionale “La Sindone e la nuova evangelizzazione” che si è aperto questo pomeriggio presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum (fino a domani) cosi si pronuncia:

“La Sindone è veramente uno strumento efficace di nuova evangelizzazione in quanto provoca l’uomo contemporaneo ponendogli molte domande e offrendogli altrettante risposte “Questo telo di lino, dopo duemila anni – ha osservato mons. Fisichella -, si pone davanti a noi come ‘testimone muto ma eloquente’, per dirla con le parole del Beato Giovanni Paolo II”. Secondo padre Rafael Pascual, direttore dell’Istituto “Scienza e fede” che ha promosso l’evento con l’associazione internazionale “Othonia”, la Sindone è “in qualche modo segno di contraddizione che ha qualcosa da dire sia ai credenti sia agli scettici”, e “ci parla del realismo, della veridicità e della ragionevolezza del credere”. “Dio – ha precisato – non si sottrae alla sfida della prova”. La Chiesa, ha chiarito, “si è pronunciata almeno in modo implicito approvandone la memoria che si celebra il 4 maggio con una liturgia specifica”. Questa sera sarà proprio la celebrazione “con la liturgia della Sindone” a concludere nella cappella dell’Ateneo la prima sessione dei lavori,

Monsignor Giuseppe Ghiberti, biblista e assistente custode della Sindone, intervenuto questo pomeriggio al congresso internazionale “La Sindone e la nuova evangelizzazione” in corso fino a domani all’Ateneo “Regina Apostolorum” ha così esordito:

Un monito ad “evitare il cortocircuito che nasce dalla tesi: se voglio usare il messaggio ‘evangelico’ della Sindone per l‘annuncio, devo essere sicuro della sua ‘autenticità’”. “L‘affermazione è del tutto indebita – ha spiegato mons. Ghiberti, perché l‘avvertenza che raggiungiamo dell‘efficacia della Sindone come ‘segno’ è di natura ‘prescientifica’”. Per l’esperto “non si può parlare di certezza scientifica assoluta”, ma “c‘è un‘altissima probabilità – confinante con la sicurezza morale – della ‘autenticità’ della Sindone”. Di Sindone come “cronaca grafica complementare ai Vangeli” ha parlato padre Héctor Guerra, presidente di “Othonia”. Anche guardando alla Sindone solo come a “un lenzuolo che ha avvolto il corpo martoriato di un uomo morto dopo atroci sofferenze”, ha osservato monsignor Franco Perazzolo, del Pontificio Consiglio della cultura, “questo mi fa pensare che nell’istante più fragile della mia vita ci sarà qualcuno che mi ‘avvolge’, e questo sentirmi ‘accompagnato’ nel momento della paura e dell’ignoto è uno stimolo ad approfondire la mia fede”.

Fonte: SIR, www.diocesiditorino.it

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