“Concordia”: la sola parola pronunciabile che resta nella sua dignità in questa sciagura

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Costa Concordia - Celebrato ricordo delle vittime in Santa Media degli Angeli e dei Martiri di Roma

Domenica 12 febbraio alle ore 11.00 a Roma, nella Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri, il card. Angelo Bagnasco, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha presieduto una Santa Messa in suffragio delle vittime della nave Concordia. Alla celebrazione, trasmessa in diretta su RAIUNO, ha preso parte anche il Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano.

I Parenti della Vittime del Costa Concordia

La trasmissione della S. Messa, la cui regia è curata da don Antonio Ammirati con la telecronaca di Fabio Zavattaro, è disponibile anche su www.chiesacattolica.it.

Hanno seguito la celebrazione anche i mezzi laici di comunicazione della Basilica di S. Maria degli Angeli e dei Martiri di Roma con la Fondazione Culturale Paolo di Tarso: www.comunicareitalia.it, ilvaticanese.wpstag.it, www.ilparlamentare.it che sono parte del Gruppo Editoriale di Rete ComunicareITALIA di proprietà della stessa “Paolo di Tarso”.

Il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano

C’è una sola parola pronunciabile che resta nella sua dignità in questa sciagura: “Concordia”. Insieme ai nomi ed alla memoria di coloro che hanno perso la vita nel freddo mare di gennaio. L’immagine che i media hanno veicolato hanno colpito tutti ed hanno fatto il giro del mondo: la realtà, a noi vicina, un simbolo di un’Italia e di un Mediterraneo naufraghi probabilmente per approssimazione, superficialità, superbia, lussuria.

Cardinale Angelo Bagnasco - Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Siamo convinti che non ci sarà più una crociera come questa, neanche da parte della stessa compagnia, in uno sguardo rivolto al futuro, anche se un futuro chi ha partecipato a quel viaggio non ce l’ha più se non nel nostro ricordo e rispetto.

Ci stringiamo attorno ai familiari delle vittime, di quelle stesse famiglie che avevano scelto questa partenza in un’occasione speciale sfumata ben oltre il mare e ad oggi sotto il manto di protezione della Vergine degli Angeli nella Basilica a Lei dedicata, la Chiesa di Stato, a Roma.

Nella nostra Italia impegnata ci si unisce e ci si proietta in Europa in altro modo, ci si scuote e si può andare avanti, ancora, con serietà, caparbietà e competenza, con i sentimenti positivi di cui il Paese è ricco, affinchè l’esito sia altro per tutti noi. E su questo siamo tutti ‘concordi’.

Parente vittima della Costa Concordia

Riportiamo integralmente l’Omelia del cardinale Angelo Bagnasco:

“Preghiamo perche’ il Signore stemperi i tragici ricordi e ritorni presto la serenita’ della vita. Nel momento in l’intera nazione fa pubblica memoria e si stringe attorno a quanti sono vittime della sciagura non dobbiamo dimenticare coloro che hanno fatto il loro dovere per competenza e dedizione, i molti volontari che come sempre nelle circostanze di maggior bisogno si sono prodigati per prestare soccorso. Tra questi in prima fila gli abitanti dell’isola del Giglio. A loro l’Italia guarda con gratitudine e in loro riconosciamo il nostro popolo ricco di intelligenza, sempre capace di grandi cose, senza perdersi d’animo. Che la luce del Signore aiuti a fare verita’ e giustizia, aiuti a sanare ferite e ad andare insieme verso il futuro, come e’ doveroso. Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ci aiuta a vivere il Vangelo come uomini e discepoli di Cristo in cammino nel quale si innestano vicende tristi e liete dell’esistenza. Nel malato di lebbra che si accosta al Signore  e’ facile vedere in controluce ciascuno di noi: si perche’ se siamo sinceri con noi stessi riconosciamo che tutti siamo un poco malati. Distorsioni concettuali, schematismi manichei, pregiudizi ostinati, ferite antiche e nuove, ci rendono poco o tanto come il lebbroso, bisognoso del medico quello dell’anima. L’uomo colpito dalla malattia si accosta a Cristo chiedendo la guarigione del corpo ma ottenutala si rende conto che il maestro lo ha sanato non solo fuori ma anche dentro nelle profondita’ del suo essere, gli ha ridato quella salute interiore senza la quale anche una vita efficiente e piena di successo non regge al giudizio di una coscienza retta e vera. Potremmo anche dire non regge di fronte allo scorrere inesorabile del tempo, alle asperita’ della vita che si abbattono sul singolo come sulle comunita’ e sul mondo. Non si tratta, lo sappiamo, solo delle circostanze infelici o difficili che punteggiano la vita di ognuno  ma della condizione di universale fragilita’ che e’ l’impasto stesso dell’essere umano e del cosmo, nella impossibilita’ di essere fini a se stessi e bastevoli per la propria felicita’. Il Vangelo ci ricorda dell’affascinante paradosso umano che si intreccia di nobilta’ e di miseria, di forza e di debolezza, di temporalita’ e di tensione all’eterno, di vita e di morte. Il mistero e a volte il tormento che siamo, sospinge lo sguardo dell’umanita’ verso l’alto, si fa voce e come il lebbroso del Vangelo invoca la salvezza e quella felicita’ che cerchiamo disperatamente senza riuscire a trovarla a pieno e per sempre. Cari fratelli e sorelle siamo qui per pregare per quanti sono segnati dalla sciagura ma anche per riflettere sulla nostra finitezza e cosi crescere nella sapienza del cuore e della vita. Gesu’ tocchi l’anima di tutti e mentre conforta i tribolati ci doni la sua pace”.

Viviana Normando

 

 

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